| CAPITOLO 11 - DIANA |

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- Pronto? - rispondo ancora assonnata. Il cellulare ha squillato per tre volte di fila e alla fine ho dovuto rispondere.

- Diana... -

Spalanco di colpo gli occhi, quando riconosco la voce. - Lamar. Che succede? - cerco di capire che ora sia. Diamine, sono le tre del mattino. Che turno aveva, questa settimana? Non me lo ricordo più.

- Potresti...potresti venire in...ospedale? -

Sta singhiozzando.

- Lamar, cos'è successo? Perché stai piangendo? -

- Vieni qui...per...favore... -

Lancio via le coperte. - Arrivo. - cerco il primo paio di jeans che mi capita tra le mani e mi infilo una maglietta.

Le scarpe. Dove sono le scarpe?

Mi sa che le ho lasciate di sotto.

Corro in soggiorno e sì, sono vicino la porta. Recupero anche le chiavi della moto, il casco e...

- Ma che cazzo...?! - mi guardo intorno. La moto non c'è più. Non ci credo, me l'hanno rubata!

Beh, ci penserò più tardi.

Prendo lo slancio e inizio a correre il più velocemente possibile. A quest'ora non girano taxi, dovrò farmela tutta a piedi. E menomale che non vivo lontana dall'ospedale.

Quando raggiungo l'ingresso del pronto soccorso, ho il cuore in gola e a malapena riesco a respirare. Un medico mi direbbe che devo smettere di fumare, ma indovinate? Il medico sono io e no, non devo assolutamente smettere di fumare. Più che altro, dovrei ricominciare ad allenarmi.

- Diana... - Kane, che stanotte era di turno, mi raggiunge. - Stai bene? -

- Sì...sono...venuta...il più...in fretta...possibile... - faccio dei respiri profondi, cercando di far entrare aria nei polmoni. Ok, ci sono. - Dov'è Lamar? -

- Si è chiuso nella sala del personale. Ha bisogno di te. -

- Che cosa gli è successo? -

- Quello che succede a tutti i futuri medici, quando non se lo aspettano. -

Il mio cuore si ferma per un istante, ricordando il primo paziente che ho perso. Perché è questo il problema, adesso.

- Vado da lui. - mi incammino lungo il corridoio, fermandomi davanti la porta giusta. Sento Lamar singhiozzare anche da fuori. Entro. È rannicchiato a terra, in un angolo al buio. - Lamar... -

- Non so fare il medico. Ho fallito. Avevi ragione, devo smetterla con i videogiochi. Faccio schifo. -

- Ehi, ehi. - mi siedo vicino a lui. È arrivato il momento di affrontare un argomento particolare per me. Ma devo farlo. È importante che capisca come funziona. - Il primo paziente che ho perso, è stato mio zio Aaron. -

Lamar solleva di colpo la testa. - Cosa? -

- Come te, ero all'ultimo anno di medicina ed ero qui per il tirocinio. Mi era permesso effettuare le visite e anche affiancare nella sala operatoria. - appoggio la testa contro il muro, ricordando la scena come se ce l'avessi davanti. - Aaron è arrivato qui con Milli. Aveva un forte mal di testa, vomito, convulsioni, tremori. -

- Emorragia cerebrale. -

- Emorragia cerebrale. - mi stringo le ginocchia al petto. - E io non ho capito subito la gravità della situazione. Tutti continuavano a ripetermi che sarebbe morto comunque, perché era già troppo tardi. Ma io non volevo crederci. Mi rifiutavo di crederci. E stavo per rinunciare a tutto. Non mi sentivo in grado di fare il medico. -

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