| Capitolo 4 - DIANA |

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Ho ritrovato delle vecchie fotografie della mia gioventù con i Sacca e Alex. Non so perché abbia sentito il bisogno di farlo, forse perché stasera c'è il match tra River e Ulysses.

In questi scatti, andava tutto bene. Matt era pulito, spensierato, gentile. E io ero felice. Si vede dai miei occhi.

Eravamo a una gara clandestina di auto. Memphis non la smetteva di dire che le ragazze non sanno guidare, così ho chiesto a uno dei piloti di prestarmi la sua auto per fare un giro. Mi è bastato essere molto convincente, per farlo accettare. E Memphis ha mangiato parecchia polvere, quella notte. Nel vero senso della parola.

Una settimana dopo, è cambiato di nuovo tutto, però.

Ma, se avessi saputo che il quindici gennaio sarebbe stato l'ultimo giorno di Matt, non avrei reagito in quel modo. Forse sarei rimasta. Forse lo avrei addirittura seguito. E forse...forse non sarebbe neanche morto.

- Diana? -

Sussulto, quando sento la voce di Memphis al piano di sotto. Non mi sorprende che sia entrato. È un vizio dei Sacca. Te li ritrovi in casa, senza sapere come e quando.

Nascondo di nuovo la scatola sotto al letto e mi affaccio dal soppalco. - Sai quel pulsante vicino la porta? Si chiama campanello! -

- Dettagli. - si siede sul divano. - Scendi, dai. Hai visite. -

Mi acciglio, ma scendo comunque. C'è solo lui, di che visite parla?

Quando lo raggiungo, il mio cuore salta un battito. Poi un altro e un altro ancora, fino a fermarsi del tutto.

Sul tappeto, il piccolo Matt sta giocando con un guantone rosso. Balbetta delle parole incomprensibili, ogni tanto cerca il suo papà e guarda Memphis con un sorrisone.

- Perché lo hai portato qui? - finalmente mi è tornata la voce.

- Perché non hai avuto modo di conoscerlo. -

Ma io non voglio conoscerlo. - L'ho già conosciuto. Non sono una sua parente, in fondo. -

- Sì, che lo sei, Diana. Fai ancora parte della famiglia Sacca. -

Mi siedo sulla poltrona e fisso il bambino. È identico a River. E a Matt.

- River sente la tua mancanza. Sono anni che voleva vederti, ma temeva un rifiuto da parte tua. -

- Chissà perché... - borbotto.

- E dai, Diana. - prende Matt in braccio e si avvicina a me. - Guarda quanto è carino, assomiglia a River. -

Mi sfugge una risatina. - E questo dovrebbe essere un complimento? -

- Purché non diventi rompiscatole come lui, da grande, sì è un complimento. -

- Da-da! - il piccolino tira il guantone in faccia a Memphis.

- Ahia! MATT! -

- Ti sta bene. - ridacchio, prendendolo in braccio. - Matt, picchia pure lo zio Memphis, non preoccuparti. -

- Sì, come no. - bofonchia, risedendosi. - Beh, almeno la mia disgrazia ti ha fatta avvicinare a lui. -

- Non farti illusioni, Pocahontas. -

- Ah, non ricominciare a chiamarmi così! - mi lancia un cuscino, che evito con maestria.

- Devi tagliarti quella specie di cipolla che hai in testa, sei orribile. -

- A Tara piace, soprattutto quando... -

Tappo le orecchie del povero bambino. - MEMPHIS! -

- ...è lei a sistemarmela. Ma che hai capito? -

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