Mi chiamo Matthew James Sacca e dodici anni fa sono morto, per mano del mio migliore amico Alex. Mio padre era Bill Sacca, capo della più grande e pericolosa famiglia mafiosa d'Irlanda. Avevo un fratello minore, River. Entrambi sognavamo di entrare nel mondo della boxe e diventare dei campioni. Lui ci è riuscito. Io non subito, ma solo perché sono morto. Ho anche dei cugini, primo fra tutti Memphis. Un secondo fratello. È stato lui a prendere il comando, quando mio padre è stato arrestato e River se ne è tirato fuori. Ha fatto un buon lavoro, finché è durato.
E poi c'era lei...Diana.
La mia piccola ribelle, fragile e delicata come un soffione al vento.
All'epoca, eravamo giovani. Forse, troppo giovani. Lei mi amava. Io non abbastanza.
È successo tutto dopo la mia morte.
Per qualche anno, sono rimasto nascosto nell'ombra. L'ho vista spaccarsi la schiena, lavorando nel pub di sua zia Milly. L'ho vista mettere fiori sulla mia tomba, una volta al mese. L'ho vista studiare fino a notte fonda e addormentarsi sui libri. E l'ho vista davanti al leggio, il giorno della sua laurea. Indossava un completo nero, aveva i capelli sciolti e un po' ondulati. Ha parlato con estrema calma e professionalità. La sua voce non ha mai vacillato. Ma non ha neanche gioito, quando la commissione le ha conferito la laurea con il massimo dei voti. Ha semplicemente stretto la mano a tutti, ringraziandoli e se ne è andata. Non ha festeggiato quella vittoria. Non ha permesso a sua zia di abbracciarla per congratularsi con lei. Niente.
Lì, ho capito che Diana non c'era più.
Io ero morto, sì; ma lei era completamente scomparsa.
Non si è mai più innamorata, dopo di me. Si è immersa nello studio e nel lavoro. Si è specializzata in traumatologia e in psichiatria, battendo tutti i record possibili e immaginabili. La più giovane laureanda di tutta Londra.
Perché non ha studiato in Irlanda. Se ne è andata in Inghilterra. Forse, per tenere il mio ricordo lontano. Forse, perché la mia famiglia era ancora lì. Forse, semplicemente, aveva bisogno di cambiare aria.
E non la biasimo. Non l'ho mai biasimata.
Diana non ha mai avuto bisogno di nessuno, ma con me abbassava tutte le sue difese. Ero il suo salvagente, in un mare in tempesta.
Peccato che la tempesta, dodici anni fa, fossi io.
Non avrei mai potuto salvarla. Piuttosto, ne sarebbe uscita distrutta.
Accelero più che posso, mentre mi avvicino alla palestra.
Alla fine, sono entrato anch'io ufficialmente nel giro della boxe, ma solo da un anno. Mi conoscono tutti come "Ulysses". Ulisse. E nessuno ha mai visto il mio volto. Tranne il mio allenatore, Pacho.
Quando ho capito di essermi innamorato nell'ombra di Diana, me ne sono andato davvero. Ora vivo a L'Avana, Cuba. Sole, mare, vita tranquilla. Tutto quello che mi serviva. O quasi.
La verità, se proprio devo essere onesto con me stesso, è che Diana mi manca. Dodici anni fa, non penso lo avrei mai detto. Ma solo perché non provavo quasi assolutamente niente per lei.
A proposito, eccola lì. È appoggiata alla Harley di Alex e sta fumando una sigaretta, mentre parla al telefono.
Non la vedevo da circa sei mesi, ormai.
Potrei sembrare uno stalker, ma non è così. Ho seguito e osservato tutti, in questi anni. E non sono tornato certo per caso.
Ho tanti conti in sospeso. Il più grande, proprio con Alex Hill.
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ULYSSES
أدب الهواةAlcuni, diventano medici per vocazione. Altri, per senso di colpa. Diana, per entrambe le cose. La sua vita oscilla tra il pronto soccorso e il bar di sua zia. Non ha tempo per se stessa. Non VUOLE tempo per se stessa, da dodici anni. Da quando il s...