| Capitolo 2 - DIANA |

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Pensavo di aver chiuso con il mio passato e invece eccomi qui, diretta verso l'appartamento di Memphis e Tara. Dove ci sarà anche River, con la sua famiglia.

Non sono pronta. Non sono pronta. Non sono pronta.

Fa troppo male.

Dicono che il tempo sistemi le cose, ma non è vero.

Il tempo passa e basta.

Non cambia niente.

Non si sistema niente.

Anzi, qualcosa è cambiato.

Io.

Io sono cambiata.

E non tornerò mai più quella di una volta.

Non sono più davvero me stessa, da dodici anni. Da quando è finito tutto.

Bill, il padre di River e Matt, è stato l'unico ad avermi impedito di crollare. C'è sempre stato per me, nonostante tutto ciò che lo circondava. Non mi ha mai trattata male, anzi. Per lui, ero la figlia che non aveva mai avuto.

Sono stata al suo funerale, quando è morto. Eravamo presenti solo io, Memphis e i loro uomini. Non c'era nessun altro. Un ristretto gruppo di persone, che, in qualche modo, ha voluto rendergli omaggio. Salutarlo per il suo viaggio più importante.

Parcheggio la moto vicino a una fila di Harley. Sui serbatoi, c'è uno stemma e la scritta "Hell's Sons". Figli dell'Inferno.

Sarà una qualche banda di motociclisti, o roba del genere.

Mi asciugo il sudore dalla fronte e mi infilo nell'edificio. L'appartamento è al quinto piano. È quello in cui viveva Tara, prima di conoscere Memphis, ma hanno di recente comprato una casa vera e propria dove stabilirsi definitivamente.

- Diana! - Tara mi abbraccia, tuffandosi di peso sopra di me. È stata dimessa ieri dall'ospedale e si rifiuta di usare le stampelle. Uno sbirro con la zucca dura. - Che bello, sono felice che tu sia venuta. -

Io no. - Come va la gamba? Hai medicato la ferita? -

- Sì, ci ha pensato Sean, poco fa. -

- Chi? -

- Entra, ti presento la banda. - zoppica fino in salotto, saltellando sulla gamba buona.

Incrocio lo sguardo di due uomini sui trenta, tatuati e con delle giacche di pelle, nonostante il caldo infernale.

Hell's Sons.

Di nuovo.

Allora, quelle moto erano le loro.

- Lui è Sean Evans. - mi indica il tizio più grosso dei due. È letteralmente tatuato fino al collo. - Ed è anche un medico, oltre che ex pugile e motociclista. E lui... - indica l'altro ragazzo. Assomiglia a qualcuno che ho già visto. - ...è Esteban Rodriguez. Motociclista e rompiscatole. -

Ma sì! È il fratello di Enzo Rodriguez, il modello di ICARE.

- Ragazzi, lei è Diana. - Tara mi prende per le spalle. - La mia migliore amica, nonché persona di estrema importanza per i Sacca. -

- Che presentazione. - borbotto. - E che sono un medico non lo dici? Che ti ho ricucito io la gamba, magari? -

Esteban scoppia a ridere. - Ahi, ahi, mai far arrabbiare chi potrebbe squartarti e ricucirti in meno di un minuto! -

Sorrido. Ha centrato in pieno, il motociclista rompiscatole.

Mi siedo su una poltrona, picchiettando le dita sui braccioli. - Dov'è Memphis? -

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