| CAPITOLO 9 - DIANA |

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Lo odio. Lo odio. Lo odio. Lo odio.

E invece no. Lo amo, maledizione. Lo amo ancora.

Il solo pensiero che si sia davvero fatto un mucchio di cubane culone, mi fa saltare tutti i nervi. Ma anche a lui dà fastidio. Mi ha letteralmente distrutto il cellulare. Anzi. Lo ha distrutto a Tara, dato che era il suo.

Sgranocchio soddisfatta una fettina di bacon. Croccante e salato al punto giusto. Dirò a zia Milly che si è superata, stamattina.

- Da-da... - il piccolo Matt fa dei passetti traballanti verso di me. - Da-da... -

Rubo un pezzetto di pane dal tavolinetto e glielo do. - Non puoi mangiare il bacon, sei troppo piccolo ancora. -

E sembra accontentarsi anche di quello. - Dazi... -

- Era un grazie? -

Amanda scoppia a ridere. - Sì. -

- Beh, è comunque più comprensibile dell'irlandese. - ridacchio.

- Perché? -

- Siamo complicati. - taglio a metà una salsiccia, con tanto di colpo secco di coltello, fissando Matt. - Alcuni più di altri. -

Si porta discretamente una mano al cavallo, sistemandosi meglio sul divano. - Soprattutto le donne irlandesi. - bofonchia. - Hanno istinti omicidi. -

- Non pensi sia arrivato il momento di confessare, cugino? - Memphis beve un sorso di caffè. - Sono passati dodici anni e un sacco di cose non sono più come prima, sai? -

- Sì, ho notato. - Matt guarda me. - Soprattutto una cosa. -

- Ma va. - prendo un'altra fetta di bacon. - Complimenti, hai fatto la scoperta del secolo. -

- Cosa farai, durante questa settimana di ferie? -

- Non sono affari tuoi. - mi alzo e vado in cucina a prendere un bicchiere d'acqua. Devo calmarmi, o rischio di ucciderlo io stavolta.

- Milly mi ha detto di lasciarti in pace. -

Mi appoggio al bancone della cucina, senza voltarmi. Sento Matt chiudere la porta scorrevole e avvicinarsi.

- Se lo scopo del mio ritorno non è legato a te. -

- Perché sei venuto qui, allora? - stringo i pugni. Non devo cedere di nuovo. Non devo cedere di nuovo. Non. Devo. Cedere. Di nuovo.

- Perché, come ti ho già detto, sono tornato anche per te. -

Scoppio in una risata amara. - Anche per me, certo. Come se, dodici anni fa, io fossi stata importante. Ma per piacere. -

- Non lo eri dodici anni fa, ma lo sei adesso. - mi afferra per il braccio, costringendomi a guardarlo. I suoi occhi azzurro-verdi lanciano fulmini di rabbia e odio. - Chi cazzo è Bryson? -

- Non sono affari tuoi. -

- Hai il disco inceppato. Chi è Bryson? -

- Anche tu hai il disco inceppato, Sacca. -

- Dimmi chi è. -

- No. -

Si avvicina ancora, inchiodandomi al bancone. - Dimmelo, Diana. -

- No. -

Ora il suo viso è a pochi millimetri dal mio. - Chi è Bryson? -

Non rispondo. Bryson non è assolutamente niente. Siamo diventati amici, dopo quella famosa sera, ma non ci siamo più visti, né siamo usciti.

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