Lo odio. Lo odio. Lo odio. Lo odio.
E invece no. Lo amo, maledizione. Lo amo ancora.
Il solo pensiero che si sia davvero fatto un mucchio di cubane culone, mi fa saltare tutti i nervi. Ma anche a lui dà fastidio. Mi ha letteralmente distrutto il cellulare. Anzi. Lo ha distrutto a Tara, dato che era il suo.
Sgranocchio soddisfatta una fettina di bacon. Croccante e salato al punto giusto. Dirò a zia Milly che si è superata, stamattina.
- Da-da... - il piccolo Matt fa dei passetti traballanti verso di me. - Da-da... -
Rubo un pezzetto di pane dal tavolinetto e glielo do. - Non puoi mangiare il bacon, sei troppo piccolo ancora. -
E sembra accontentarsi anche di quello. - Dazi... -
- Era un grazie? -
Amanda scoppia a ridere. - Sì. -
- Beh, è comunque più comprensibile dell'irlandese. - ridacchio.
- Perché? -
- Siamo complicati. - taglio a metà una salsiccia, con tanto di colpo secco di coltello, fissando Matt. - Alcuni più di altri. -
Si porta discretamente una mano al cavallo, sistemandosi meglio sul divano. - Soprattutto le donne irlandesi. - bofonchia. - Hanno istinti omicidi. -
- Non pensi sia arrivato il momento di confessare, cugino? - Memphis beve un sorso di caffè. - Sono passati dodici anni e un sacco di cose non sono più come prima, sai? -
- Sì, ho notato. - Matt guarda me. - Soprattutto una cosa. -
- Ma va. - prendo un'altra fetta di bacon. - Complimenti, hai fatto la scoperta del secolo. -
- Cosa farai, durante questa settimana di ferie? -
- Non sono affari tuoi. - mi alzo e vado in cucina a prendere un bicchiere d'acqua. Devo calmarmi, o rischio di ucciderlo io stavolta.
- Milly mi ha detto di lasciarti in pace. -
Mi appoggio al bancone della cucina, senza voltarmi. Sento Matt chiudere la porta scorrevole e avvicinarsi.
- Se lo scopo del mio ritorno non è legato a te. -
- Perché sei venuto qui, allora? - stringo i pugni. Non devo cedere di nuovo. Non devo cedere di nuovo. Non. Devo. Cedere. Di nuovo.
- Perché, come ti ho già detto, sono tornato anche per te. -
Scoppio in una risata amara. - Anche per me, certo. Come se, dodici anni fa, io fossi stata importante. Ma per piacere. -
- Non lo eri dodici anni fa, ma lo sei adesso. - mi afferra per il braccio, costringendomi a guardarlo. I suoi occhi azzurro-verdi lanciano fulmini di rabbia e odio. - Chi cazzo è Bryson? -
- Non sono affari tuoi. -
- Hai il disco inceppato. Chi è Bryson? -
- Anche tu hai il disco inceppato, Sacca. -
- Dimmi chi è. -
- No. -
Si avvicina ancora, inchiodandomi al bancone. - Dimmelo, Diana. -
- No. -
Ora il suo viso è a pochi millimetri dal mio. - Chi è Bryson? -
Non rispondo. Bryson non è assolutamente niente. Siamo diventati amici, dopo quella famosa sera, ma non ci siamo più visti, né siamo usciti.
STAI LEGGENDO
ULYSSES
FanfictionAlcuni, diventano medici per vocazione. Altri, per senso di colpa. Diana, per entrambe le cose. La sua vita oscilla tra il pronto soccorso e il bar di sua zia. Non ha tempo per se stessa. Non VUOLE tempo per se stessa, da dodici anni. Da quando il s...