Capitolo 13- confessioni interessanti

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𝖫'𝖺𝗆𝗂𝖼𝗂𝗓𝗂𝖺 𝖾̀ 𝗎𝗇𝖺 𝗌𝗂𝗇𝗀𝗈𝗅𝖺 𝖺𝗇𝗂𝗆𝖺 𝖼𝗁𝖾 𝗏𝗂𝗏𝖾 𝗂𝗇 𝖽𝗎𝖾 𝖼𝗈𝗋𝗉𝗂.

                                                                𝖠𝗋𝗂𝗌𝗍𝗈𝗍𝖾𝗅𝖾
***

Sorine

Non ero mai stata una brava bugiarda, e non avevo mai e dico mai mentito a mio fratello. Eppure quando la mattina dopo ero tornata a casa e mio fratello mi aveva chiesto dove avessi dormito, il coraggio era venuto a mancare e dunque mi era venuto spontaneo dirgli una menzogna del tipo: "ho conosciuto una ragazza ed è stata così gentile da lasciarmi dormire a casa sua che distava pochissimo dalla festa".
Mi ero sentita un po' meno in colpa quando però, alla stessa domanda, lui era stato molto vago. Sia chiaro: io non sono gelosa di mio fratello... okay magari un po' si, ma io non sono "solo" sua sorella: sono soprattutto la sua confidente, la sua partner in crime e la sua migliore amica.
Ad ogni modo io Ellie l'approvavo davvero, e il fatto che fosse praticamente diventata la mia migliore amica giocava a suo favore.

-Stai uscendo?- chiese Orion entrando nella mia stanza, sedendosi poi sul bordo del mio letto

-Ho chiamato Ellie e vogliamo andare al Columbus Circle, c'è un centro commerciale lì - guardai il suo riflesso dallo specchio.
Il suo sguardo che dapprima vagava per la stanza adesso si era rivolto totalmente a me, non appena avevo nominato Ellie.

Mi morsi l'interno della guancia per non ridere della sua relazione

-Vi accompagno io. È distante da qua- si alzò in piedi e io mi girai verso di lui.
Sorrisi maliziosa incrociando le braccia al petto, e lui mi guardò alzando poi un sopracciglio, quasi confuso.

-Non ci provare Sorine- indicò il mio viso con un gesto del capo -Conosco quell'espressione. Non ti dirò niente.- si mise una mano tra i capelli scuri scompigliandoli, visibilmente in imbarazzo

-Oh davvero? Perché hai appena ammesso che hai qualcosa da dire e che mi nascondi sull'argomento "Ellie"- dissi ilare.

-muoviti- disse seccato. Cercò di evitare i miei occhi e giocherellava con l'anello che portava all'indice

Non dissi nient'altro, anche perché conoscendolo non avrebbe aperto bocca.
Guardai ancora una volta il mio riflesso nello specchio e abbassai poi lo sguardo sul vestito nero con i fiorellini gialli che indossavo, abbastanza semplice ma carino, lungo fino a poco sopra le ginocchia; ci abbinai un giacchino giallo pastello e lo converse nere.
Fu inevitabile per me guardare il collo, proprio sul punto in cui la notte prima erano stati lasciati segni rossi (coperti miracolosamente con il trucco) che avrebbero senza dubbio svelato che in realtà ero rimasta a quella villa, per di più con niente di meno che Noel Harris.
Già, colui che a quanto pare si era insinuato insistentemente nella mia mente; il suo alone di mistero e pericolo era indimenticabile.

-Okay sono pronta-

***

Mi ero fermata per qualche minuto ad ammirare la statua di Cristoforo Colombo, situata al centro della piazza circolare.
Intorno a noi i palazzi erano prorompenti, e maestosi. Nonostante abitassi a New York da ormai qualche anno, ne rimanevo sempre affascinata dall'imponenza.
Quando eravamo stati adottati, Madeline e James ci avevano portati a Filadelfia, ed era una bellissima città, ma New York era immensa e piena di vita. New York era caotica e a me piaceva così.

-Non sei mai stata qui?- chiese curiosa Ellie

-in realtà no- dissi -Quando io e Orion siamo stati adottati ci hanno portati a Philadelphia e pochi mesi fa ci siamo trasferiti a New York- confessai con naturalezza

The way you touch my soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora