Capitolo 35- Fratelli caos

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"𝖠𝗂 𝖿𝗋𝖺𝗍𝖾𝗅𝗅𝗂 𝖼𝗁𝖾 𝗁𝖺𝗇𝗇𝗈 𝗊𝗎𝖾𝗅 𝗅𝖾𝗀𝖺𝗆𝖾 𝖼𝗁𝖾 𝗏𝖺 𝖺𝗅 𝖽𝗂 𝗅𝖺̀ 𝖽𝖾𝗅 𝗌𝖺𝗇𝗀𝗎𝖾.
𝖠𝗂 𝖿𝗋𝖺𝗍𝖾𝗅𝗅𝗂 𝖼𝗁𝖾 𝗌𝗈𝗇𝗈 𝗉𝗋𝗈𝗇𝗍𝗂 𝖺𝖽 𝖺𝖿𝖿𝗋𝗈𝗇𝗍𝖺𝗋𝖾 𝗀𝗎𝖾𝗋𝗋𝖾 𝖿𝗂𝖺𝗇𝖼𝗈 𝖺 𝖿𝗂𝖺𝗇𝖼𝗈."

***

Noel

Forse era stato un bene che i caos fossero venuti da me, non solo per una mano in più, ma perché la loro presenza aveva placato quell'ansia che mi attanagliava lo stomaco.
Metà della mia famiglia era qua, ed era pronta a correre in mio soccorso se ne avessi avuto bisogno.
Orliee era riuscita a trovare le informazioni di cui necessitavo dopo pochi minuti: il pezzo di merda con la cicatrice che aveva stuprato mia madre si chiamava Victor Garcia, e lui era il mio obiettivo principale. Poi c'era quello che l'aveva tenuta ferma durante quell'atto ripugnante, Sean Lopez, ma lui era stato fatto fuori da qualcuno a cui aveva pestato i piedi. E infine colui che all'epoca era il più giovane dei tre. Colui che mi obbligò a guardare tutto: Javier Sanchez.
Quest'ultimo adesso viveva la sua vita serena e lontano dai guai; il suo guaio ero proprio io.

Me ne stavo con i fianchi poggiati contro il parapetto del balcone, le braccia incrociate e le caviglie accavallate, mentre fumavo e osservavo attraverso la porta finestra i caos che discutevano con John e i messicani.
Il fumo fuorusciva dalle mie labbra andando poi a disperdersi in piccole nuvolette chiare.

Deane che se ne stava seduto sul divano, voltò il capo verso di me, poi si alzò e venne fuori imitando pochi secondi dopo la mia posizione -Tutto bene?- chiese osservandomi

-Mi dispiace avervi messo dentro questa merda- continuai a guardare avanti.
Mi ero scusato più volte con loro, eppure non mi sembrava abbastanza -È qualcosa che devo fare, perché potrei non riuscire a vivere sapendo che loro- mi riferivo a tutti quelli che avevano contribuito a rendere la mia vita un inferno, mio padre soprattutto -Vivono tranquilli, mentre io ho semplicemente smesso di farlo da bambino-

-E noi saremo al tuo fianco, Noel- Deane mi diede una pacca sulla spalla -Lascia che io ti aiuti- poggiò il gomito contro il parapetto -Farò qualsiasi cosa- mi guardò con una sicurezza che non gli avevo mai visto

Rimasi in silenzio per qualche secondo, poi mi arresi e annuì -C'è qualcosa che potresti fare, ma... non ti piacerà- schiacciai la cicca di sigaretta nel posacenere

-Di cosa si tratta?- chiese con le sopracciglia aggrottate e la curiosità che gli si leggeva in faccia.
Avevo un compito piuttosto importante per lui, ma era qualcosa che dovevamo sapere solo noi due, per precauzione.

Indicai col cenno verso gli altri -te ne parlerò quando saremo da soli-

La porta finestra venne nuovamente aperta, e Arden si mise alla mia sinistra -Smettila di tormentarti- erano rare le volte che parlava così seriamente

Gli lanciai uno sguardo -Quando torneremo a casa non sarà finita- presi un altro tiro dalla sigaretta -Mio padre nasconde qualcosa alla Harris enterprises, e ho intenzione di prenderla e usarla contro di lui- i miei fratelli si lanciarono uno sguardo d'intesa

-Potrebbe costarti caro, non è così?- domandò Arden

Annuì semplicemente, perché non avevo altro da aggiungere.
Mio padre non era magnanimo e il perdono  sembrava non conoscerlo. Sapevo che se mi avesse scoperto non si sarebbe posto il problema di piantarmi una pallottola nel cranio, e di abbandonare poi il mio corpo chissà in quale dirupo. Ma ero pronto anche a questo.
Avevo già preso coscienza di tutto ciò ed ero sicuro di non volermi fermare.

The way you touch my soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora