Capitolo 69- Libertà

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"𝘗𝘦𝘳 𝘶𝘯 𝘪𝘴𝘵𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘦 𝘷𝘪𝘵𝘦 𝘴𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘵𝘦... 𝘭𝘦 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘦 𝘢𝘯𝘪𝘮𝘦 𝘴𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘧𝘪𝘰𝘳𝘢𝘵𝘦."
𝘖𝘚𝘊𝘈𝘙 𝘞𝘐𝘓𝘋𝘌

***

Noel

Ho sempre immaginato il giorno in cui sarei morto, e il giorno in cui avrei forse trovato la tanta attesa pace; quel giorno era arrivato.
Era una sensazione inspiegabile quella che provavo, eppure mi sentivo bene. Per la prima volta nella mia vita non mi trascinavo più dietro il peso del mio passato, e la libertà aveva un sapore tutto nuovo. Dolce libertà.
Stavo respirando per la prima volta, e lo stavo facendo a pieni polmoni.
Ero nel bel mezzo di una verde prateria dove a farmi compagnia c'erano il cielo, la terra, la brezza leggera del vento che mi accarezzava il viso e i raggi del sole che dolcemente baciavano la mia pelle. Se questo era il paradiso, beh, ero lieto d'essere morto.
Camminavo senza mai stancarmi, senza provare alcuna emozione negativa, e salivo lì sulla collina dove un albero si frastagliava tra cielo e terra, e dove la luce penetrava tra le foglie rendendo magico quel posto.
Mi lasciai cadere per terra, steso sulla calda terra dove a cullarmi c'era il sussurro del vento, così chiusi gli occhi.
Il tempo? Qui non esisteva, perciò potevo stare lì steso quanto volevo.

-È un bel posto...- quella voce mi fece spalancare di colpo gli occhi che furono colpiti dai forti raggi del sole. Alzai un braccio cercando di raparmi gli occhi e di vedere se quella figura ora scura appartenesse davvero a colui che mi aveva reso uomo

Scattai in piedi e lo guardai con le labbra schiuse in cerca di parole che non arrivarono mai

Lo vidi inclinare leggermente il capo e sorridermi come solo lui sapeva fare -Vieni qua, ragazzino- allargò le braccia invitandomi ad abbracciarlo

Ero scioccato, ma non lasciai che lo ripetesse ancora. Mi fiondai ad abbracciarlo e poggiai una mano dietro la sua nuca per stringerlo a me -John, cazzo, pensavo non ti avrei rivisto mai più- sospirai commosso.
Strizzai le palpebre, il nodo alla gola si faceva sempre più forte, ma io non volevo piangere nuovamente davanti ad altre persone.
Non avrei pianto. Non più.

Lui mi strinse, ma questa volta riuscì a sentire il suo corpo irrigidirsi.

-Non avresti dovuto infatti- indietreggiò lentamente, poi poggiò una mano sulla mia spalla e l'altra sul retro del mio collo -Tu non dovresti essere qua, lo capisci?- mi guardò pieno di compassione

Aggrottai le sopracciglia e scossi la testa mentre le braccia mi ricadevano lungo il corpo -Ho fatto tutto quello che dovevo fare. Ho finito capisci?-, biascicai alla fine -Sono libero- mi strinsi nelle spalle

Potei giurare di averlo visto impallidire.

-Tu hai molte persone che ti amano, Noel, non puoi lasciarli in questo modo-, sussurrò, l'accenno di un tenero sorriso sulle labbra

Feci cenno di no con la testa, ma ciò non gli impedì di continuare col suo discorso

-Pensa a tua madre, a tuo fratello, ai caos... a Sorine-

Indietreggiai, strinsi i denti e voltai di poco il volto, espirando con più vigore -Staranno bene anche senza di me-

Schioccò la lingua contro il palato -Lo sai che non è così- allungò la mano accarezzandomi poi i capelli -Puoi ancora tornare, ed io ti sto pregando di farlo- sospirò quasi affranto -Se non vuoi farlo per te e per le persone che ti amano allora fallo per me. Vivi per me-

The way you touch my soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora