Capitolo 40- Verso casa

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𝖤̀ 𝗌𝗍𝗋𝖺𝗇𝗈 𝗍𝗈𝗋𝗇𝖺𝗋𝖾 𝖺 𝖼𝖺𝗌𝖺... 𝖾̀ 𝗍𝗎𝗍𝗍𝗈 𝗎𝗀𝗎𝖺𝗅𝖾... 𝗀𝗅𝗂 𝗌𝗍𝖾𝗌𝗌𝗂 𝗈𝖽𝗈𝗋𝗂... 𝗅𝖾 𝗌𝗍𝖾𝗌𝗌𝖾 𝗌𝖾𝗇𝗌𝖺𝗓𝗂𝗈𝗇𝗂... 𝗅𝖾 𝗌𝗍𝖾𝗌𝗌𝖾 𝖼𝗈𝗌𝖾... 𝗍𝗂 𝗋𝖾𝗇𝖽𝗂 𝖼𝗈𝗇𝗍𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝗅'𝗎𝗇𝗂𝖼𝗈 𝖺 𝖾𝗌𝗌𝖾𝗋𝖾 𝖼𝖺𝗆𝖻𝗂𝖺𝗍𝗈 𝗌𝖾𝗂 𝗍𝗎.

-𝖣𝖺𝗅 𝖿𝗂𝗅𝗆 𝖨𝗅 𝖼𝗎𝗋𝗂𝗈𝗌𝗈 𝖼𝖺𝗌𝗈 𝖽𝗂 𝖡𝖾𝗇𝗃𝖺𝗆𝗂𝗇 𝖡𝗎𝗍𝗍𝗈𝗇

***

Noel

Stavo stravaccato su una delle tante sedie dell'aeroporto in cui stavo aspettano il volo per tornare a casa insieme a i caos, John e Nora.
Il mio pagamento per Nora sarebbe stato darle una nuova vita lontana dalla città in cui era nata e cresciuta, e soprattutto lontana dal suo ex ragazzo che era stato un pezzo di merda coinvolto nella droga e che molto spesso si era divertito a picchiarla. Insomma, a quanto pare anche lei aveva un passato burrascoso.
Mi soffermavo spesso ad osservare le persone passarmi davanti: mi domandavo quali segreti custodissero dietro quelle maschere sorridenti.
Anche loro avevano cicatrici che li avrebbero accompagnati per sempre? Anche loro avevano ricordi in grado di mozzare l'aria nei polmoni?
Domande prive di risposte.

-Cosa ti turba ragazzo?- John si accomodò sulla sedia vuota accanto a me, chinandosi in avanti e poggiando i gomiti sulle sue ginocchia

Spostai lo sguardo su di lui, guardandolo con un cipiglio -Nulla riesce più a turbarmi- allungai le gambe incrociando le caviglie

-Sembravi pensieroso- mi osservò con i suoi occhi chiari.
Quest'uomo sarebbe diventato probabilmente il mio padrino se Hiram non si fosse comportato come un bastardo nei suoi confronti.
Me lo aveva svelato John, in una delle tante sere in cui avevamo lavorato insieme a New York.

Guardai i caos che stavano a un paio di sedie di distanza: vicini abbastanza da vedermi, lontani quanto bastava affinché non li sentissi discutere come mocciosi.

-I miei pensieri si limitano solo ad essere un susseguirsi di piani per ammazzare Hiram- mi grattai un sopracciglio col pollice

-Farai anche quello- mi posò una mano sulla spalla stringendola

Mi limitai ad annuire

Sì. Non sarei sceso a compromessi per avere la sua vita tra le mani e porgli finalmente fine. Avrei goduto di ogni singolo istante.

-Ho bisogno di chiederti qualcosa- si accarezzò il mento -Volevo farlo da un po', ma non ho avuto l'occasione- disse riferendosi al nostro lavoro che ci aveva tenuti piuttosto impegnati

-Sputa- lo guardai accigliato

-Quella ragazza che scese negli spogliatoi del black poison- Sorine. Era di lei che stava parlando

-Perché vuoi sapere di lei?- mi irrigidì puntando con lo sguardo dritto su di lui. Strinsi la mano in pugno.

-Ha un fratello?- domandò senza rispondere alla mia domanda -Orion?- mantenne il contatto visivo con me

The way you touch my soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora