Capitolo 38 -Simile a un Dio

2.8K 85 19
                                    

⚠️ Questo capitolo contiene scene di violenza ⚠️
____________

𝖲𝗈𝗅𝗈 𝗀𝗅𝗂 𝗂𝗇𝗊𝗎𝗂𝖾𝗍𝗂 𝗌𝖺𝗇𝗇𝗈 𝖼𝗈𝗆'𝖾̀ 𝖽𝗂𝖿𝖿𝗂𝖼𝗂𝗅𝖾
𝗌𝗈𝗉𝗋𝖺𝗏𝗏𝗂𝗏𝖾𝗋𝖾 𝖺𝗅𝗅𝖺 𝗍𝖾𝗆𝗉𝖾𝗌𝗍𝖺 𝖾 𝗇𝗈𝗇
𝗉𝗈𝗍𝖾𝗋 𝗏𝗂𝗏𝖾𝗋 𝗌𝖾𝗇𝗓𝖺.

𝖤𝗆𝗂𝗅𝗒 𝖡𝗋𝗈𝗇𝗍𝖾̈,
𝖢𝗂𝗆𝖾 𝗍𝖾𝗆𝗉𝖾𝗌𝗍𝗈𝗌𝖾

***

Noel

La pazienza è la virtù dei forti, o almeno questo è quello che dice il tanto usato detto.
No, la pazienza non è altro che la conseguenza del non avere una seconda scelta, o almeno nel mio caso è la sola unica ragione per la quale stavo aspettando che il pezzo di merda si riprendesse dal sedativo.
Fortunatamente per me tutto ciò avvenne prima di quanto immaginassi.

Mi scrocchiai l'osso del collo e camminai lentamente, fino ad arrivargli davanti -Benvenuto nel tuo inferno, Victor- gli afferrai la mascella che stava chinata verso il basso e puntai i suoi occhi su di me.

Lui scattò cercando di dimenarsi, forse nella vaga impresa di alzarsi, ma non ci riuscì per via delle corde che lo tenevano piantato alla sedia.
Il mio sorriso si allargò ancora di più mentre godevo della paura che iniziava a scaturire dentro di lui.

-Non avere così fretta- ghignai chinandomi in avanti, proprio verso di lui -La festa non è ancora iniziata- mi drizzai sposando lo sguardo sulla sedia posta proprio di fronte a noi, dove giaceva un Javier terrorizzato e alquanto tremante -Sarà uno spettacolo che non dimenticherai, lo giuro- da parte di quest'ultimo senti appena un singhiozzo

Tornai a guardare Victor che farfugliava cose incomprensibili -Oh, giusto. Così non riesco a capirti- allungai la mano e con un gesto secco strappai il nastro adesivo che gli teneva chiusa quella fogna di bocca.
I suoi occhi si contrarono in una smorfia di dolore, mentre la sua pelle si accendeva di un rosso chiaro.

-Avanti- Lo incitai con un gesto della mano -Dimmi pure-

-Chi cazzo sei tu?- la voce grossa e roca mi riportò in mente quel vecchio episodio che spesso era ritornato nei miei incubi: lui che rideva mentre violentava mia madre.

Dovetti prendere un grosso respiro per trattenere l'istinto di sgozzarlo all'istante

-Chi "cazzo" sono io?- mi indicai ridacchiando mentre mi voltavo dandogli le spalle. Feci un passo verso il tavolino di metallo poco distante e lo trascinai più vicino a noi -Effettivamente è passato un po' di tempo- afferrai i guanti neri che giacevano al suo disopra e me li infilai, facendo risuonare il lattice nel momento in cui mossi le dita

-Lasciami andare fottuto bastardo- sputò per terra, nella mia direzione -Ti ammazzerò con le mie mani- digrignò i denti

Guardai la saliva che si era accumulata poco distante le mie scarpe. Mi sfuggì una risata divertita.
Mi voltai verso Deane, John e i due messicani (le ragazze erano state accompagnate da Arden nell'appartamento poiché non mi andava che assistessero a qualcosa di così... crudo)

-Le persone riescono ancora, a mio malgrado, a stupirmi per la loro immensa stupidità- parlavo con la mia "squadra" mentre afferravo i due lunghi picchetti di ferro decisamente appuntiti alla fine -Ma effettivamente non capisco se la loro sia arroganza, orgoglio o forse noncuranza, se vogliamo- mi voltai verso Victor -Tu hai sfiorato decisamente tutti quanti i punti- con un gesto rapido alzai i picchetti che avevo in entrambe le mani, e con forza li affondai nelle sue cosce facendolo urlare con tutto il fiato che aveva in gola.
Non era ancora niente.

The way you touch my soulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora