Pew

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Passeggio con Giulia per i corridoi di scuola. Mi sento al sicuro con lei, so che qualunque cosa accada, anche se litigassimo, cosa che abbiamo già fatto, ci sarebbe a rialzarmi. Con lei mi sento a casa, come con Dani e Andrea. La differenza principale è che con Giulia mi sono sentita così dalla prima volta in cui ci siamo incontrate. Forse non è vero che devo ancora costruire un palazzo con lei, forse devo solo ristrutturare un palazzo che ho costruito in una vita precedente. I litigi sono dei piccoli crolli che ogni tanto possono capitare all'interno di un palazzo abbandonato da tempo. L'importante è rimboccarsi le maniche e ricominciare da capo a costruire le parti andate distrutte.

Con lei non faccio fatica a parlare, anzi, mi risulta estremamente facile. Riesco a confidarle tutto, senza bisogno di mezzi intermedi che mi aiutino ad aprirmi.

Credo che lei sia stata la prima persona a capire veramente il mio rapporto con la musica.

Credo che lei sia stata la prima persona che, pur non conoscendomi, si sia fermata a chiedermi "che hai?" quando avevo le lacrime agli occhi.

<< Giu?>>

Lei si gira e mi guarda, e quando tendo le mie braccia non mi nega un abbraccio. Lei non chiede mai, sa che alla fine, prima o poi, le dirò tutto. Non importa quando, aspetterà sempre che io sia pronta.

Ed eccoci qui, a braccetto, camminando per le strade di questo posto, chiacchierando del più e del meno.

Mi ricordo la prima volta che le parlai. Quando entrai in classe, lei mi si parò davanti e disse: << Ciao, io sono Giulia!>>. Rimasi un po' spiazzata, ma il suo sorriso non lasciava margini di errore: sarebbe diventata mia amica, in qualche modo.

Niente di più, è stato tutto molto facile.

...

<< Sai, l'altro giorno secondo me hai sbagliato.>>

<< Sul serio? Cos'ha sbagliato?>>. Andrea smette di bere il suo frappè e guarda Danielle in attesa di risposta.

<< Sai, Kris ha delle teorie particolari sul mondo, e la prima di queste è "non credere nei sogni, puoi solo farti del male. Impara ad avere degli obbiettivi e sarai felice." E secondo me è sbagliato>>

<< E perché mai sarebbe sbagliato?>> le chiedo un po' stranita.

<< Perché se non sogni, come puoi essere felice?>>

<< Te l'ho detto, meglio un gradino che miliardi di chilometri.>>

<<Ma bisogna cadere dalle stelle, per vivere veramente. Chi cade dagli scalini si perde la parte migliore>> risponde Danielle convinta.

<< E quale sarebbe la parte migliore, di grazia?>>

<< Il volo per migliaia di anni luce.>>

Mi fermo e non rispondo. Forse ha ragione. Magari per vivere veramente devo viaggiare per migliaia di anni luce, oppure potrei semplicemente restare aggrappata a quel sottile filo di speranza che ogni sogno porta con se, come se fosse una corda da montanaro.

<< Secondo me ha ragione Danielle.>> dice Giulia.

<< Concordo.>> dice Andrea. << E poi, volare è stupendo. Perché, per la semplice paura di cadere, non dovresti fare la magnifica esperienza di giocare con le correnti d'aria? Tutti volano prima o poi, arriverà anche il tuo turno. C'è chi vola con la fantasia, chi vola per davvero, chi vola perché la terra non gli piace, chi, invece ha volato tanto e adesso insegna agli altri come fare. Devi avere un motivo per volare, come faceva Peter Pan. Ma per noi, quel motivo sono i sogni.>>.

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