Give me your hand and I'll hold it

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Bip. Bip.
Le mie orecchie iniziano a funzionare prima degli occhi.
Bip. Bip.
Socchiudo le palpebre, ma non riesco a capire dove mi trovo. Lentamente apro gli occhi, e vedo intorno a me macchinari strani.
Affianco al mio letto c’è qualcuno, addormentato su una sedia, con la testa appoggiata sul mio materasso. Ci metto qualche secondo per capire che è mia madre. Non la sveglio e continuo a osservare la stanza. I muri sono di colore chiaro, forse bianco, e la stanza è poco arredata.
Capisco di essere in un ospedale quando una donna vestita da dottoressa entra nella stanza dicendo:
<< Buongiorno, finalmente riusciamo a vedere i tuoi occhi.>>
Poi sveglia mia madre, che quando mi vede inizia a singhiozzare e ad accarezzarmi il viso, mentre farfuglia cose senza senso: parla di droga, alcool e macchine, ma non capisco. La dottoressa le dice che deve andare a riposare a casa, almeno per qualche oretta. Io le sorrido e le dico che non c’è problema,
<< Tanto non mi muovo>>. Lei sorride, accetta, e mi dice che sarà di ritorno fra poco.
Dopo che se n’è andata, la dottoressa mi dice che ho una gamba rotta, qualche costola incrinata, qualche livido qua e la, ma che in fondo non mi sono fatta niente. Meglio, non dovrò stare molto qui dentro. Mentre la dottoressa esce chiudo di nuovo gli occhi.

Quando li riapro, tutto è uguale a prima, tranne che per un particolare. La sedia è occupata, ma questa volta non è mia madre.
<< Ehi.>>
<< Ehi.>>. La mia voce esce flebile, ma insieme a lei mi esce anche un sorriso. L’ho trattato male, l’ho ferito, ma appena ha saputo che stavo male, è corso da me, come un supereroe.
<< Come stai?>>
<< Ora che rivedo i tuoi occhi un po’ meglio>> mi dice lui, prendendomi una mano
Gli sorrido, e sono felice che sia qui.
<< Cosa mi è successo?>>
<< Hanno messo della droga nel tuo drink, e poi sei stata investita.>>.
Cerco di ricordarmi qualche particolare della serata ma mi ritorna in mente solo la faccia del barista.
Ecco perché era preoccupato, lui lo sapeva!
Ma perdo il filo dei miei pensieri quando la sua mano, leggera, mi accarezza i capelli. Lo guardo e lo vedo così com’è, un supereroe senza super poteri, un ragazzo semplice.
Le lacrime spuntano dai suoi occhi, e lentamente scendono sulle sue guance.
<< Dio, quando mi hanno detto che eri stata investita, sarei voluto correre qui, subito. Avevo paura di non poter far pace con te, di non poterti vedere di nuovo sorridere.>>
China la testa, impotente davanti ai suoi sentimenti.
Io allora sorrido, e mi perdo nel suo sorriso bagnato. È così semplice stare a guardarlo. Leggo nei suoi occhi che andrebbe ovunque, se solo glielo chiedessi. Vedo tutte le sue paure, che lentamente scompaiono mentre realizzava che sono solo un po’ ammaccata. Allora, con mia immensa sorpresa, tira fuori un pc da una borsa che non avevo visto.
<< Ho pensato che ti stessi annoiando, quindi ho provveduto.>>
Gli sorrido leggermente confusa.
<< Che ne dici di guardarci un film? La tua ignoranza in materia è quasi imbarazzante.>>
Anche se si becca un’occhiataccia per l’ultima affermazione, lui sorride e carica un film che non conosco. Il titolo è “Una proposta per dire si”, e subito mi sa di film melense. Ma alla fine mi piace, soprattutto la scena sul ponte di Dublino. Ho sempre sognato di andarci, ma non ce l’ho mai fatta.

Nei pochi giorni che passo in ospedale guardiamo molti film, giochiamo, ridiamo e scherziamo, e, anche dopo che sono uscita, lui continua a venirmi a trovare. Inventa mille e più modi per farmi divertire: una sera mi porta addirittura in giardino a guardare le stelle, sdraiati sul prato. Mi indica le costellazioni, e mi racconta le loro storie. Poi mi riporta in casa in braccio, dopo che mi sono addormentata accanto a lui.
E di notte ricomincio a sognare, e sogno anche di giorno.
Ogni tanto arriva in camera mia e si improvvisa rock star con la mia chitarra. Sa cantare qualsiasi cosa, e anche se stona un po’, non importa. Leggiamo insieme tantissimi libri, soprattutto favole per bambini. Io gli ho raccontato praticamente tutto di me.
<< Allora, qual è il tuo sogno più grande?>>
<< Io non ho sogni, Andrea.>>
Lui ci mette un po’ a capire cosa sto dicendo, ma quando coglie il senso delle mie parole, si blocca.
<< In che senso non hai sogni?>>
<< Nel senso che non voglio niente dal futuro, che non voglio niente e basta. Non credo più nelle favole>>
<< Non è possibile non avere sogni, tutti ne hanno.>>
Ok, ha ragione. Ma la differenza fra me e gli altri è che, mentre loro provano, falliscono e si rialzano, io non lo faccio. Ho troppa paura di rimanerci bruciata per farlo.
<< Ho troppa paura di farmi male per credere in un sogno.>>
Andrea sorride, e mi accarezza la testa.
<< Io avevo paura a venire qui, perché sapevo che una volta venuto non avrei più avuto la forza di lasciarti. Ma ho rischiato comunque, perché anche se mi farò male, questi attimi varranno più di ogni lacrima. Capisci?>> Io annuisco.
<< Non ti farò del male, lo prometto.>>
<< Lo so.>>
In quel momento è iniziato il progetto di Andrea: è ripartito dalle basi, cantandomi la buonanotte, facendomi giocare, ridere, scherzare.
Eccolo il mio super eroe, senza mantello e super poteri, che saltella per camera mia facendo il verso della rana, o che mi fa le pernacchie sulla pancia.

Quando non pensa che lo stia guardando, mi accorgo che mi fissa, con uno sguardo pieno di affetto, incondizionato.
Mi abbraccia spesso, forte delle sue convinzioni contro le mie incertezze, facendo breccia in un muro tutto crepe, che non sta più in piedi. E asciuga le mie lacrime se piango, ride con me se rido, ride di me se cado, ma poi mi rialza, mi spolvera i gomiti e mi da un bacio sulla fronte.
<< Passato?>> mi chiede fingendosi preoccupato.
<< Passato.>> gli rispondo con un sorriso che sento non cambierà mai.

ciao a tutti :) spero abbiate passato un buon Natale :) allora, volevo ringraziarvi per tutto, siete magnifici. scusate se ci metto tanto a scrivere, ma non avevo più un pc... lasciate qualche commento e ditemi che ne pensate :) buone feste :)

yourmomo

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