Spesso ho la sensazione di non conoscere chi ho accanto. Amici, parenti e conoscenti diventano estranei con un solo sguardo.
È una sensazione strana. Da una parte è stupenda, perché conoscere sempre nuove cose trasforma tutti i giorni in un’avventura. Dall’altra fa paura perché arrivi a pensare di non poterti più fidare delle persone.Ho sempre sognato quel genere di amicizie da telefilm americano, ma non ne ho mai avuta una. Faccio fatica a costruire dei rapporti, non tanto perché io faccia fatica a parlare di me, ma perché ho paura di farmi male e tendo a parlare male alle persone e ad allontanarle quando questa paura si acuisce.
Passano i giorni, passa la scuola, passano i momenti con Andrea, con Laura e con poche altre persone. Sì, perché sto iniziando a selezionare le persone con cui voglio passare del tempo, per smettere di sprecarlo. Inizio ad entrare in un circolo di amici, inizio ad andare a delle feste, inizio ad uscire un po’ più spesso, inizio a essere felice.
Ma la felicità ha sempre un prezzo. Essendo l’ultima arrivata, molto spesso non vengo a sapere le cose, o, se le vengo a sapere, è perché chiacchiero con le persone ubriache.
Mi sto impegnando a costruire delle amicizie serie, almeno un paio. Ho scelto due persone molto diverse, ma profondamente simili. Con la prima sto costruendo le basi di un palazzo che spero diventi meraviglioso. Co l’altra sto ancora portando i materiali al cantiere. Il problema principale, però, è che non sono una brava muratrice, e spesso dimentico dei pezzi, o vengo a scoprire in ritardo dei particolari che mi avrebbero permesso di costruire meglio. Allora smantello quello che ho fatto e ricomincio da capo. Ma, non essendo molto brava, spesso faccio dei casini, e alla fine non so mai come rimediare.
Ogni giorno mi alzo con le migliori intenzioni, anche se sto male, anche se vorrei solo smettere di stare male. Ma come posso io, che non riesco neanche a fare il “gioco della fiducia”, fare in modo che le persone si fidino di me?
Andrea mi dice che penso troppo, che dovrei iniziare a fregarmene di più. Ma io non ce la faccio. Voglio conoscere le persone che mi stanno attorno, voglio imparare a leggere i loro occhi, voglio esserci quando piangeranno, per offrire loro il mio conforto, voglio mettere la loro felicità davanti alla mia, perché a volte mi basta un gesto semplice, come un abbraccio, un sorriso, una carezza, una pacca sulla spalla per essere felice a mia volta.Quando però faccio notare ad Andrea che lui è il primo a non aprirsi, il primo di cui non so assolutamente niente, il primo che non mi permette di conoscerlo, lui subito ribatte dicendomi che mi dice quello che gli succede. Ma io non voglio sapere la quotidianità delle persone, non solo. Vorrei conoscere il loro passato, i loro ricordi, quello che si portano dentro, chi sono. Ma devo accontentarmi di qualche notizia sporadica su argomenti troppo evidenti per essere nascosti, e di li iniziare la mia analisi. Guardo le persone negli occhi, perché questi mi permettono di vedere i loro sentimenti. Guardo i gesti delle persone per capire la loro espressività. Sento la voce di coloro a cui voglio bene, imparo a riconoscerla, a renderla un ricordo piacevole.
Mi impegno per diventare una persona migliore, con cui le persone vogliano stare, non un peso. A volte è molto difficile perché devo nascondere quello che provo.
Provo mille comportamenti, per vedere le reazioni di chi mi sta affianco, per imparare cosa fare e cosa non fare per renderlo felice.
Sto imparando a parlare a voce, a dire ciò che provo senza affidarlo all’inchiostro di una penna. È un esercizio difficile, un esercizio duro. A voce, quando parli di veramente te con un’altra persona a cui vuoi bene, diventa difficile mentire, perché in quel momento esistete solo tu e lei, e il mondo scompare.I momenti più difficili però sono quelli in cui la tristezza ti assale, quando ti guardi intorno, magari mentre sei in giro d’estate, oppure durante una festa, e ti accorgi di essere un’estranea in mezzo ad un gruppo di amici. E vorresti scappare per non tornare più, vorresti metterti in salvo da quel dolore che lentamente sale dallo stomaco, che tocca il cuore, i polmoni, la gola e infine gli occhi, facendoti venire voglia di piangere. Cerchi di contenerlo come puoi, ma sul tuo viso si legge tutto. E sorridi dicendo che sei leggermente stanca quando le persone ti chiedono se stai bene. Però mentire ti distrugge, e anche se senti di non poterlo fare, ti siedi in un angolino smangiucchiando qualche pasticcino, guardando le persone e svuotandoti la mente.
…
Andrea ha iniziato a raccontarmi qualcosa di se, ma sento la sua fatica a fidarsi nelle sue parole, la leggo fra le lettere degli sms che mi invia. È figlio unico e sua madre è morta qualche anno fa. Mi ha raccontato tante cose di lei, di come cucinava, del profumo di torta di mele al suo compleanno, di come si risistemasse i capelli dietro le orecchie mentre studiavano insieme. Non riesce però a parlare dell’anno in cui è morta. I suoi occhi sembrano quelli di un cerbiatto impaurito quando arriva a parlarne, e si rifugia dietro una risata e un “non importa”. Invece odia profondamente suo padre. Lo incolpa della morte della madre, e non riesce a stare in una stanza con lui da quando lasciarono insieme quella dell’ospedale in cui lei era morta.
Una volta mi ha vista fumare. Credo di non averlo mai visto così arrabbiato. Non vuole che io fumi, neanche sigarette. L’unica concessione che mi fa è l’alcool, che però posso bere solo quando sono con lui o con qualcuno di cui si fida. Pena, la sua sparizione dalla mia vita.
Ho smesso di fumare, anche se la voglia rimane, per non perderlo. Sembrerà una ragione stupida, ma ormai non riesco ad immaginarmi la mia vita senza di lui. Ne ho bisogno, come l’aria che respiro. Ho bisogno di lui, di Danielle e di pochi altri.Danielle è la persona con cui sto costruendo le fondamenta di quel palazzo che però non so costruire. Lei ha molta pazienza e mi aiuta come può. Mi sta insegnando a sorridere e a mostrare la me più bella. Potrei dire che le devo tutto.
Sento la sua difficoltà nel fidarsi di me, in fondo ci conosciamo solo da un anno. Ok, con Andrea è andata diversamente, ma lui è un maschio, e non posso metterli sullo stesso livello. Però ci sto lavorando, liberandomi dalle paure irrazionali che mi bloccano, sperimentando sempre cose nuove, provando a migliorarmi con il suo aiuto. Con lei sono riuscita a piangere, con lei mi sono esposta a un rischio non da poco, fidandomi ciecamente di una persona che non conoscevo affatto. Però, quando mi abbraccia e all’orecchio mi sussurra “Kris, ti voglio bene”, capisco di aver fatto una delle scelte più giuste della mia vita.
E tutto il resto non conta.
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Make it count
Romance- Ho provato a seguire la mia strada senza avere però una luce che mi mostrasse dove mettere i piedi. L’ho cercata ovunque, ma non l’ho trovata. E rincorro ancora il sogno di una favola, quello che mi hai insegnato tu. -