Capitolo 17

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Credo di essere sull'orlo di una crisi di panico, e se non fosse stato per Connor e alcune mie colleghe, che mi hanno portata di peso a sedermi e hanno cercato di calmarmi, probabilmente sarei ancora lì, a tartassare l'autista ad andare più veloce.
Neanche a farlo apposta, abbiamo incontrato anche traffico, cosa non nuova a pensarci a mente lucida, ma in questo frangente, mi è sembrato veramente uno scherzo crudele del destino, tanto più che Derek non mi aveva ancora risposto dopo la decima chiamata che provavo a fargli.
Mia e Jas ne sapevano quanto me, perché i loro rispettivi ragazzi erano rimasti di turno in caserma, e non avevano notizie in tempo reale, di cosa stava succedendo
- Vedrai che andrà tutto bene Kristal, non è specificato chi sia questo pompiere - prova a dirmi Connor, mentre mi allunga una bottiglietta d'acqua per cercare per l'ennesima volta di calmarmi, ma non ce la faccio a buttare giù niente, se non la mia saliva.
So che non dovrei reagire così, che quello che sta dicendo Connor è vero, può non trattarsi di Derek, ma io lo conosco, so che è il tipo di persona che non pensa prima di agire, e che si butterebbe letteralmente nelle fiamme per salvare qualcuno, e il solo pensiero di poterlo perdere, mi sta facendo andare fuori di testa !!!
- Siamo arrivati Kristal - mi dice una voce che non riesco bene a distinguere, e in un attimo sono fuori dall'autobus, senza pensare a niente se non andare in ospedale, mentre il cellulare continua a tentare di chiamare Derek senza alcun risultato.
Corro senza pensare di prendere un taxi, perché sprecherei tempo, e con questo traffico, mi farebbe solo uscire di testa più in fretta.
La mia mente malvagia e subdola, già mi sta creando uno scenario peggiore dell'altro di cosa troverò una volta arrivata a destinazione, e il mio cuore se possibile precipita ancora più a fondo.
Mi fermo ad un semaforo pedonale rosso, battendo il piede a terra dall'impazienza, mentre leggo un messaggio di Mia, che mi informa che anche lei e Jas si stanno recando all'ospedale, ma sono, come prevedibile, imbottigliate nel traffico.
Mi tremano le mani e non riesco nemmeno a risponderle, ma appena scatta il verde riparto a correre come una pazza, prima di incappare in un motociclista che mi taglia la strada.
Quando sto per insultarlo con le peggiori imprecazioni che ho in repertorio, lui alza la visiera, allungandomi un casco

- Forza Kristal salta su, faremo molto prima - rimango allibita nel trovarmi davanti Connor che mi offre aiuto, ma scaccio qualsiasi pensiero, come per esempio da dove cavolo è spuntata la moto, e in poco tempo siamo per strada, sfrecciando nel traffico di Los Angeles.
Stringo le sue spalle, quasi facendomi venire le nocche bianche e se non fosse per la sua giacca di pelle imbottita, credo proprio gli starei facendo veramente un male cane.
Sto quasi per piangere, quando vedo la scritta Ospedale davanti a noi e l'enorme entrata allargarsi sempre di più, mano a mano che ci avviciniamo.
Non aspetto nemmeno che Connor fermi completamente la moto, che sono già entrata, guardandomi a destra e a manca, con ancora il casco in testa.
Davanti a me c'è un via vai di dottori, infermieri, paramedici, barelle che sfrecciano e gente agonizzante, che aspetta solo di essere curata.
Mi precipito al banco informazioni, dove una segretaria ha tre telefoni in mano e continua a mettere in attesa chiunque la stia chiamando, in situazioni normali, darei prova della mia cortesia e della mia educazione, ma adesso tutto, perdonate il francesismo, è andato a farsi fottere
- Il pompiere del notiziario dove si trova ?? Come sta ?? È urgente !!! - quasi urlo, anzi... senza il quasi, richiamando l'attenzione di un gran numero di persone.
In effetti potrei sembrare una malata di mente, ma poco mi importa in realtà.
La ragazza mi guarda un secondo di troppo, così la rimbecco urlando ancora più forte
- Kristal ?? - sento una voce, quella voce, talmente distinta dalle altre intorno a me, che temo possa essere un'allucinazione del mio cervello, ma quando mi volto e trovo Derek che mi fissa spaesato, con un sopracciglio alzato e una fasciatura ad un braccio, quasi perdo i sensi e cado a terra in un secondo
- Ehi che ti succede ?? Ti senti male ?? - subito si precipita verso di me, togliendomi in un secondo il casco e prendendo tra le mani il mio viso, per guardare se effettivamente vada tutto bene.
Appena i nostri occhi si incrociano, scoppio a piangere saltandogli al collo e abbracciandolo stretto a me, come se da quell'abbraccio dipendesse la mia vita.
Lo sento irrigidirsi leggermente, dal gesto improvviso, ma non ci impiega che pochi secondi a stringermi a sé, ricambiando l'abbraccio, accarezzandomi la schiena per rassicurarmi
- Ehi tesoro, sono qui, sto bene, smettila di tremare - è più forte di me, non ho mai avuto così tanta paura in vita mia, mai temuto il peggio così tanto....
- Credevo..... che fossi tu... - dico tra un singhiozzo e l'altro, mentre lo stringo a me con tutta la forza che ho, anche per avere la riconferma che non sta avvenendo tutto nella mia immaginazione
- L'ho capito Kri, ma come puoi notare sono in splendida forma, qualche ammaccatura da poco, ma sto alla grande - chiudo gli occhi un attimo, per cercare di riottenere un po' di autocontrollo, e dopo il terzo respiro profondo, mi decido a lasciarlo respirare, staccandomi da lui.
- Perché diamine non hai risposto al telefono ?? - gli chiedo colpendolo al petto leggermente, cercando di far calmare la mia voce, ma è veramente un'impresa ardua....
Lui mi osserva con un'espressione di colpa in viso, prima di rispondermi
- Il telefono noi lo dobbiamo lasciare sempre negli armadietti.... - in effetti mi torna in mente di quando me lo aveva detto la prima volta, ma nel panico in cui ero poco fa, sicuramente non mi è passato nemmeno per l'anticamera del cervello....

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