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Fu difficile ritrovarsi in quella stanza, nel presente, senza ricordare il motivo che li aveva condotti a cambiare il passato.

Perché erano nell'ufficio della preside in piena notte? Perché Hermione teneva una giratempo tra le mani? Perché anche Draco era stato incluso nella catena che doveva averli trasportati nel passato?

E soprattutto, perché non riuscivano a ricordare cosa fosse successo nel mentre, pur essendo perfettamente consapevoli di trovarsi nel febbraio 1998?

Com'era possibile conoscere il proprio presente senza ricordare quella parte fondamentale di passato?

Vivere un momento senza ricordarne la causa...

Non si rivolsero quasi la parola, Draco fu il primo a parlare, la catena della giratempo ancora intorno al collo: "Che cosa abbiamo fatto?"

"Non lo so" rispose lei, la voce le tremava. La nebbia che le abitava la testa le rendeva impossibile ricordare.

Lui sfilò la catena, lei anche. Teneva la giratempo tra le mani, non sapeva che cosa farne.

"Questa si trovava qui" disse lui, indicando un cassetto della scrivania sicuro di ciò che diceva.

"Hai ragione..." disse Hermione poco convinta, ma anch'essa consapevole che quello fosse il luogo a cui l'oggetto apparteneva.

Se ne andarono in silenzio, le cellule piene di panico. Draco scendeva le scale dell'ufficio di fronte a lei, Hermione lo seguiva silenziosamente.

Pensò che fosse il caso di lanciare un incantesimo di disillusione, cosa le sarebbe successo se qualcuno l'avesse scoperta lì dentro in compagnia di Malfoy? Le avrebbero tolto la carica di caposcuola, pensò, l'avrebbero espulsa pensandola complice in una qualche operazione di mangiamortismo.

"Dov'è la mia bacchetta?!" si agitò, afferrando il suo braccio.

"E io che ne so?" chiese lui alzando un sopracciglio.

Le parve di aver visto quell'espressione almeno un centinaio di volte, ma poi si rese conto che poco era per lei impossibile come aver passato del tempo con Draco Malfoy. 

"Dammela, so che ce l'hai tu!" gli toccò le tasche del mantello.

"Hey, Granger, datti una calmata" rise Draco, alzando le mani "Non ti conviene toccarmi così" ghignò.

Hermione arretrò subito, chiedendosi come fosse possibile che in quella situazione Draco si mettesse a scherzare in quel modo, come un moccioso di 10 anni che scopre le cose stupide della vita.

Draco mise le mani nelle tasche, rivoltandole: "Vedi, non ce l'ho io" tacque, pensieroso. "Non ho nemmeno la mia... Che strano" osservò, non ricordando dove l'aveva messa.

"Non fare il finto tonto, le tue sceneggiate non funzionano con me!" lo spinse lei. 

"Dammi la mia bacchetta, sono serissima."

"Ti devi calmare, ok?" alzò la voce, scuotendole le spalle. "Non ce l'ho io, che cazzo, non ho nemmeno la mia! Secondo te me ne vado in giro di notte negli uffici dei presidi senza bacchetta?!" 

Hermione pensò un momento. Non era il luogo dove litigare con Malfoy, ma chi altro poteva avergliela presa?

"Torniamo nelle nostre camere, ci penseremo domani mattina. Ora è estremamente stupido starsene qui."

Lei annuì poco convinta, pensava ad altro, non lo stava nemmeno ascoltando.

Continuarono lungo il corridoio, poi divisero le loro strade.

Hermione raggiunse la sua stanza in pochi minuti. Frammenti di confusi ricordi le diedero alla mente che la camera era rimasta invariata, esattamente come doveva essere. Rovistò in giro, cercava la bacchetta.

Ci mise qualche frustrata manciata di minuti per accorgersi della vecchia custodia di Ollivander appoggiata sulla sua scrivania. Era lì dentro che gliel'aveva consegnata la prima volta. Si avvicinò confusa, aprì lentamente la custodia: si schiuse con un dorato incantesimo con farfalle, e rivelò la sua bacchetta di sempre, i graffi dell'usura sempre al solito posto, l'impugnatura consumata e la punta arrotondata.

Tirò un sospiro di sollievo, prima di ricordarsi dello strambo avvenimento in cui si era cacciata: che cosa l'aveva spinta a tornare indietro nel tempo in compagnia di Malfoy? Perché non ricordava? Doveva aver modificato eventi molto passati, di giorni, addirittura settimane.

Scovò tra la sua cultura magica, rendendosi conto che la cosa più sensata da fare non era altro che risalire al suo ultimo ricordo. Era tutto molto confuso, ricordava l'estate a casa Weasley, il treno per Hogwarts, e le litigate con Ron, l'inquietudine causatale dal castello, e poi piccoli frammenti. Pozioni preparate a lezione di Lumacorno, lezioni di storia della magia, rune antiche. Non poteva vederlo, non nella sua mente almeno.

E sapeva cosa fare, ma avrebbe dovuto agire il giorno successivo, con molta cautela. Cosa l'avrebbe aspettata fuori da quella stanza, i rapporti erano gli stessi che ricordava?

Come sapeva di essere nel presente, di starsene in febbraio quando gli ultimi ricordi precisi risalivano a settembre, o forse ottobre?

Cos'era successo in quei mesi che se ne stavano nel mezzo?

Cercò di convincersi che la sua vita, senza le missioni con Harry Potter, non doveva essere chissà quanto entusiasmante, e che non doveva preoccuparsi: sicuramente non era successo un granché. Ma quale potevano essere le cause di un gesto tanto scelerato?

Era curiosa, fremeva, si agitava. Sognò di aver litigato con Ginny, persino con Harry. Si svegliò e poi sognò di stare ancora con Ron, nonostante i forti litigi vivi ancora nei suoi ricordi. Poi sognò di lasciarlo, sognò di diventare amica di Cho Chang, di passeggiare con Fred lungo il lago, poi con Draco.

Poi la sveglia suonò.

L'inquietudine le aveva agitato il sonno, era nervosa. Le faceva male lo stomaco, come quando aveva ansia di non aver preso il massimo dei voti, come quando aveva affrontato grandi pericoli con Harry e Ronald. Sperava che l'avvenimento della sera prima fosse esso stesso un sogno.

Tentò di prepararsi per la colazione come nulla fosse, come fosse un normale giorno di scuola.

L'uniforme le sembrò più scura del solito, se ne stava appoggiata sul suo appendino con una sciarpa verde gettata sopra abbastanza a casaccio.

Aggrottò la fronte, non ricordava di averla, la prese tra le mani. Era morbida. L'avvicinò al viso, voleva sentirne la seta contro le guance, e percepì uno strano profumo. Le ricordava una persona, uno stato d'animo di serenità e malinconia, ma non riusciva a capire chi fosse.

Era come se lo sapesse perfettamente, ma allo stesso tempo non sapesse affatto. 

Badò bene a mettersi la bacchetta nella tasca della manica del mantello, non aveva alcuna intenzione di perderla di nuovo.

Scese le scale con i capelli ancora spettinati e il trucco non ricontrollato, la morbida sciarpa tra le mani, nel caso le fosse servita nel freddo dell'atrio.

*

Non c'è molto da dire se non che sono emozionata di ricominciare un'avventura con voi! Grazie davvero per la pazienza e il supporto che mi avete sempre dato <3 

Interminor II // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora