XIV

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"Dov'eri finta oggi? Non ti ho vista a pranzo" le disse Harry, mentre mangiava l'ultima fetta del suo dolce.

"Grattastinchi ha fatto un gran macello in camera... Mi ci sono voluti più di tre incantesimi per scovarlo e sistemare tutto" sorrise.

Sapeva che gliel'avrebbe domandato, e la scusa era già pronta da qualche ora. Lo stava evitando, e lui lo sapeva. Del resto, come poteva non accorgersene? Erano diventati praticamente dei fratelli, passavano tutto il loro tempo insieme, e qualcosa non tornava se uno di loro mancava.

Era proprio per questo che non sentiva la mancanza di Ron. Si era chiesta almeno un centinaio di volte perché si fossero lasciati, ma l'intenzione di ristabilire la loro relazione... Non le era mai passato per la mente.

Forse perché anche se sembrava che la loro storia fosse scritta nella pergamena del destino, stare insieme al proprio migliore amico era difficile. Conosceva già ogni sua sfumatura, e soprattutto le cose fastidiose.

Nemmeno lei aveva un gran carattere, ma sperava che non si sarebbero scontrati come avevano sempre fatto... Nulla dentro di lei la faceva pentire di quella situazione.

Era solo agitata, perché il bene che provava per lui era incontrastabile, e mai avrebbe voluto farlo soffrire o mancargli di rispetto, ma in fondo, secondo lei, anche a Ron le cose stavano bene.

Lo vedeva innervosito, ma non incattivito come quando qualcosa lo turbava veramente. Quando si arrabbiava sul serio, tutti lo sapevano, persino i professori e i fantasmi. Era un estroverso, una persona limpida e impulsiva, che a stento celava la propria rabbia.

Ascoltò il racconto della giornata di Harry in silenzio, e quando tutti si alzarono, li seguì.

Lasciò che fossero loro a parlare, sorrise quando Ron posò una mano sulla spalla di Ginny e la abbracciò per qualche metro di camminata.

Si meritavano il meglio, lei lo sapeva, e le dispiaceva aver posto una tale distanza, ma era necessaria.

Finché ci sarebbero stati l'uno per l'altra, avrebbe dormito serena, pur standogli lontana.

"Non sali?" le chiese Ginny, voltandosi verso di lei. Il sorriso era un po' forzato, ma Hermione si scaldò al pensiero che si fosse preoccupata di dove stesse andando.

"Sono di ronda."

"Allora a domani!" disse sbrigativa, pronunciando la parola d'ordine e attraversando il quadro della signora grassa insieme ai suoi amici.

Ron si voltò per salutarla, e Harry le fece un occhiolino.

Inspirò sollevata, le cose non erano esattamente come prima, ma nemmeno tanto disastrose come temeva.

Le tremarono i piedi, si recò al punto d'incontro, e attese che tutti i prefetti arrivassero.

"Andate pure" gli sorrise quando scattò l'ora del coprifuoco. Si voltò, ma di Nott non c'era l'ombra.

Deciso che avrebbe atteso soli altri due minuti e, se non fosse arrivato, se ne sarebbe andata a letto.

Non le importava più nulla di scovare studenti impertinenti fuori dall'orario consentito, lei stessa l'aveva fatto almeno cinque volte nell'ultima settimana, e aveva infranto settemila regole da quando frequentava quella scuola. La differenza, era che un tempo si sentiva di farlo a fin di bene.

Una sensazione dentro di lei le suggeriva che ciò che era successo con Malfoy era sbagliato, e che tutto ciò che faceva non era giustificabile come le altre volte.

Era sola, non poteva nemmeno condividere le sue ansie e sensi di colpa con i suoi amici.

Non le dispiaceva contare su sé stessa, ma quando si infilava nel letto, di notte, sentiva la necessità di lamentarsi con qualcuno, che magari come Harry e Ron prendesse la situazione sottogamba, per poter prendere in mano il destino come le era sempre piaciuto fare.

Interminor II // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora