XII

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Hermione corse freneticamente verso la sua stanza non appena ne ebbe l'occasione, per piantare la sua radice prima che fosse troppo tardi: prese uno dei tanti vasi che le erano stati forniti dalla scuola per adornare la sua stanza, lo spostò nella zona d'ombra che aveva appositamente preparato, e piantò la radice con dolcezza.

Tirò un flebile sospiro di sollievo dopo averla abbeverata, aveva accumulato molta tensione da quando aveva chiesto alla professoressa di andare in bagno per rubarla.

Dopo aver lanciato un incantesimo che impedisse a Grattastinchi di avvicinarsi, si recò in sala grande per mangiare.

Le scale sembravano non finire più quel giorno, era quasi sicura che la stessero prendendo in giro.

L'ultimo gradino fece capolino, tirò un sospiro di sollievo camminando in direzione della sala da pranzo.

"Hermione!" una voce affannata chiamò la sua attenzione.

Si voltò, individuando Theodore Nott che camminava spedito verso di lei.

"Sì?" un sorriso spontaneamente adornò le sue parole.

"Vai a pranzo?" le chiese sfoggiando i denti bianchissimi.

"Sì" disse di nuovo, non sapeva perché, ma il suo tono di voce sembrava tremarle dentro la gola prima di uscire... Una strana sensazione la agitava a livello delle ossa, come piccoli aghi che le percorrevano la pelle. Quella visione aveva significato qualcosa, era come se l'avesse vissuto in prima persona e voleva farlo di nuovo.

Si era sentita bene in quel ricordo, dove tutte le cose, seppur confuse, sembravano essere sotto il suo controllo. Non si era sentita perduta tra le sue stesse parole, o confinata in una realtà impropria come le capitava di recente. Sperava che la toccasse di nuovo, che le sue sinapsi scattassero a un altro momento pacifico, che i suoi muscoli si rilassassero tendendosi verso la dolcezza della sua perduta spensieratezza.

"Mangiamo insieme?" le chiedeva, senza staccare gli occhi dai suoi.

Emanava un magnetismo spaventoso e sfrontato, quasi come sapesse di poter farla cadere ai suoi piedi. Questo pensiero le fece storcere il naso, non le era mai piaciuto il pensiero di dare una soddisfazione simile a certi ragazzi.

"Quindi?" un mezzo sorriso sul suo volto, aprì leggermente gli occhi come a intimarla a rispondere.

Le sembrava di vedere i suoi movimenti a rallentatore, il modo in cui l'angolo della bocca si alzava verso l'alto, l'altro rimaneva immobile. Somigliava quasi a quello strano mezzo sorriso che le faceva Malfoy solo che... Scosse la testa, non era per nulla come Malfoy, era il suo opposto!

"Era un no?" rise divertito lui.

"No... Cioè sì, intendo... Va bene" lasciò cadere le spalle arrendendosi a quella positiva sensazione che provava in sua compagnia. Si arrese consolandosi con l'idea che tutto ciò che fosse diverso da Malfoy andasse più che bene, quindi se erano così diversi poteva essere solo che una cosa positiva.

Camminarono silenziosamente verso la sala, Hermione percepiva il suo sguardo, ogni tanto. Sapeva che voltava la testa in sua direzione a cercarla, ma si sarebbe imbarazzata a guardare uno sconosciuto negli occhi senza avere alcunché da dirgli.

Le vennero in mente un sacco di cose, se ci fosse stata Ginny probabilmente si sarebbe risentita ancora di più, Ron si sarebbe arrabbiato, Harry avrebbe iniziato a farle mille domande. La paranoia aumentava ad ogni passo, sentiva le punte dei piedi tremare.

Entrarono, scannerizzò velocemente la stanza in preda al panico, ma non c'erano molti studenti. Probabilmente nella foga di viversi l'incubo di una sceneggiata da parte dei suoi amici non aveva considerato di aver perso almeno un'ora dietro alla pianta nella sua stanza, e di aver mancato l'orario di punta del pranzo ad Hogwarts.

Interminor II // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora