XV

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La luce entrò nella stanza della caposcuola con violenza, lei si rigirò nel letto per qualche momento prima di svegliarsi.

Aprì gli occhi, rimase ferma nel suo caldo rifugio per un paio di minuti.

Pensò che avrebbe controllato la sua belladonna appena sveglia, e che le sarebbe davvero piaciuto sapere se Malfoy fosse alla fine riuscito a rubare quella mandragola.

Si convinse che meno fosse a conoscenza delle sue malefatte, meglio fosse, e poi si ammonì per i suoi giudizi, lei non era di certo da meno: le idee che aveva elaborato in quei giorni erano a dir poco agghiaccianti, Malfoy aveva fatto bene a sorprendersi, lei stessa si era vergognata di sé.

Scese dal letto, e accertatasi che la sua radice stesse bene, si preparò per scendere in sala grande.

"Ciao Harry" disse distrattamente mentre scendevano le scale poco distanti l'uno dall'altra.

"Ciao, non sapevo fossi di ronda ieri sera. Ero passato da te con un paio di burrobirre..." le disse.

Hermione si sentì leggermente a disagio, come fosse sull'orlo di un precipizio, come se quello che il suo amico aveva detto non andasse bene.

"Come mai?"

"In che senso? Martedì sera? Io, te e le chiacchiere..." la canzonò come avesse dimenticato il giorno del suo stesso compleanno.

"Giusto" finse di ricordare. Da quando si ritagliavano uno spazio senza i loro amici? Non c'era nulla di così strano, solo si domandava cosa avesse potuto portarla a iniziare una cosa così esclusiva, così... lontana dagli altri.

Forse per come si era sentita a inizio anno, forse da quando si era lasciata con Ron... O forse da prima, forse era diventata pazza e mischiava i ricordi.

Scalino dopo scalino, Hermione si avvicinava alla sala grande, e con lei i numerosi pensieri su quanto potesse essere semplice che le cose le fossero completamente sfuggite di mano.

Quanto era elevata la probabilità che avesse fatto del male a qualcuno? Qualcuno a cui voleva bene...

Sedettero ai loro posti, iniziarono a mangiare.

"Hai visto Nott di recente?" Harry spezzò il silenzio.

Hermione fu quasi certa di essere arrossita: "L'ho intravisto ieri alla ronda... Come mai?" Domandò.

"Mi ha chiesto di parlare oggi pomeriggio, magari ne sapevi qualcosa. Non è che abbiamo avuto così tanti ecco... diciamo scambi, in questi anni. Solitamente mi parla di qualche stronzata sull'organizzazione del quidditch."

"Non so nulla" si limitò a dire, tentando di frenare la curiosità.

I suoi occhi slittarono verso di lui, sedeva con la squadra al tavolo verde. Non si accorse che lo stava guardando, rideva spensierato con i suoi compagni nel suo sorriso perfetto e smagliante.

Scosse la testa, aveva cose più importanti a cui pensare che a quella stramba dinamica creatasi nella sua assenza mnemonica.

La mattinata fu pesante, molti pensieri sul futuro le viaggiarono per la testa. Negava a sé stessa che l'unica cosa di cui sentiva di avere davvero bisogno fosse confrontarsi di nuovo con la persona di cui meno avrebbe dovuto fidarsi in quella circostanza.

Ma non ne poteva fare a meno.

Aveva visto la preoccupazione nei suoi occhi, alla torre, era la stessa sua. Non poteva non essere sincero, non poteva mentire con tanta maestria su una cosa simile.

E nonostante le discordie passate, non c'era alcuni con cui ne avrebbe parlato eccetto lui.

Lui, che tanto la odiava, che lei tanto odiava! Perché non provata più tanta angustia? Non poteva farne a meno.

Maledizione. Pensò mentre si convinceva di non aver fatto abbastanza.

Dall'ultimo banco di divinazione estrasse un foglio a quadretti stropicciato, nascosto tra le pagine di quel libro che nessuno avrebbe guardato per quanto insignificante.

Riportava un elenco sommario:
Bucaneve, M
Mandragola, M
Belladonna, H
Salvia in polvere, ?
Acqua del fiume Lete, ?
Piume, H

Mancavano tre ingredienti, ammesso che Malfoy fosse riuscito ad appropriarsi della pianta urlante.

Dovevano accelerare, non poteva più stare così.

Finita la lezione, passeggiò con aria pensierosa fino si sotterranei, si fermò davanti alle cucine.

Un bagliore caldo le illuminò il volto, gli elfi lavoravano duramente di fronte ai suoi occhi. Vederli schiavi la rattristava, ripensò ai tempi in cui aveva fondato il C.R.E.P.A., sembrava una vita prima di quella che stava conducendo.

Una scossa di adrenalina la elettrizzò, si sarebbe ripresa quella vita con la bacchetta puntata sul collo della disgrazia se necessario.

Avanzò di qualche passo, il giusto per sbirciare meglio: dove avrebbero potuto tenere le spezie?

"Vedo che siamo sulla stessa linea d'onda" una voce profonda la spaventò, costringendola a tornare sulla superficie terrena e staccarsi dai suoi calcoli e pensieri.

Malfoy se ne stava in piedi dietro di lei, appoggiato all'entrata, una mano in tasca e il sopracciglio opposto alzato.

Lei non rispose, si voltò nuovamente e continuò a studiare la stanza come lui nemmeno ci fosse.

"Perché ci perdi tanto tempo? Entriamo con una scusa e frughiamo, a chi vuoi che importi?"

"Gli elfi non sono creature facili da ingannare. Lo spirito critico è insito in loro, penseranno che li vuoi fregare prima ancora di conoscere il tuo nome" sospirò lei.

"Cazzate" disse Draco.

"Mpfh.." borbottò lei, infastidita dalla sua maleducazione.

Lui rimase in silenzio, e fece qualche passo oltre la soglia della grande stanza.

Un vecchio elfo gli si avvicinò con le esili braccia incrociate al petto e con un cipiglio nervoso gli chiese: "Chi ti manda?"

"Il professor Lumacorno necessita di una spezia per la sua pozione" disse Draco infastidito dalla sua arroganza, troppo grande per quel piccolo corpo.

"Non ne so niente" gli occhi scuri e brillanti della creatura lo squadrarono da capo a piedi.

Lo sapevo. Gongolò Hermione tra sé e sé, che ascoltava tutto dall'ingresso. Forse non avrebbe dovuto gioire, dato che una sconfitta per Malfoy equivaleva a una sconfitta per lei stessa, almeno in quel gioco.

"Forse perché IO sono stato incaricato di venirla a prendere. Non nuocerà a nessuno."

"Questo non sei di certo tu a dirlo. Nessuno entra nelle cucine. Puoi dire al tuo professore di venirsela a prendere da solo" si innervosì l'elfo.

"Non pensi che disturbare un professore per un po' salvia sia eccessivo? Di certo non sarà contento nel sapere che il compito non sarà completato per colpa di un servitore disobbediente" rispose Malfoy.

Hermione storse il naso. Non le piaceva affatto come gli si rivolgeva, eppure non era il momento di badare a certe cose. L'interesse primario era appropriarsi di quella maledetta spezia, e almeno Draco ci si stava avvicinando più di lei.

"Puoi dire al tuo professore di venirsela a prendere da solo" ripeté.

"Oppure puoi darmela tu senza rompermi le palle."

"Mi vengono in mente almeno 10 pozioni pericolose con quell'ingrediente all'interno" continuò il capo della cucina sfregandosi il mento con la mano "E non ho intenzione di essere complice nella realizzazione di alcuna di queste. Chiama il professore." Concluse, mentre Draco sbuffava infastidito dalle sue conoscenze: da quando gli elfi delle cucine avevano una tale cultura sul delicato mondo pozionistico?

Sbuffò di nuovo rumorosamente e, indispettito si voltò per uscire.

"E non farti più vedere, piccolo impertinente!" Gli urlò mentre abbandonava la stanza, Malfoy alzò le spalle mentre camminava via, il suo sguardo si incrociò con quello di Hermione.

"Prega solo di non finire in punizione!" Gli disse lei.

I due sgranarono gli occhi.

Interminor II // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora