VII

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Si sentì forte come una chimera, ma non durò a lungo, almeno non finché non si accorse di quanto potesse essere complicato rivolgersi a Draco Malfoy senza causare un centinaio di sguardi, domande o aggressioni.

Congedò nel modo più veloce che conosceva i suoi amici, e scappò letteralmente verso la torre, o almeno, fu quello che volle far credere a chi incontrava lungo la strada. In realtà aggirò il corridoio dei grifondoro tornando indietro attraverso una via poco usata dagli studenti perché troppo lunga. La usava spesso quando voleva starsene da sola con i suoi pensieri.

Si mosse a passo svelto nella direzione di un'uscita che dava sui territori del castello adibiti a lunghe passeggiate e lezioni di quidditch all'aperto: era buio, e lei non aveva un giubbotto con sé. Faceva freddo e per di più si trovava fuori dalle mura ad un orario poco consono: il coprifuoco sarebbe scattato a momenti.

Rabbrividì al triste ricordo dei tempi in cui i professori erano letteralmente terrorizzati dall'idea che gli studenti uscissero dal castello al calare del sole... Un brivido le corse lungo la schiena, prima che si ricordasse che, per fortuna, non era più così, e che il merito era anche un po' suo.

Una ventata fredda la riscosse, portandola alla realtà e ricordandole il vero motivo per cui se ne stava fuori senza la sua giacca nel mese più spietato dell'anno: corse verso la guferia, e prese una delle grossolane pergamene e delle penne per scrivere che venivano offerte a chi come lei non si era organizzata sufficientemente in tempo per portare con sé la sua carta o addirittura il biglietto già fatto.

Con la lingua saldamente incastrata tra i denti, fece ballare l'inchiostro sull'esile foglio, tremando per il freddo: <<tra un'ora, scala a chioccola del dormitorio femminile, ultima porta in altezza>>. Non ci pensò troppo, prese un gufo a caso, e la mandò nei sotterranei.

Si rese conto appena il povero animale sbatté le ali di non essersi nemmeno firmata, né di aver inserito il mittente.

Sperò che andasse tutto liscio, sembrava un biglietto dei servizi segreti, e si vergognò al pensiero di come l'avrebbe giudicata e presa in giro Malfoy.

Con la coda tra le gambe, se ne tornò in camera, gelando e maledicendosi per quella sua scelta per l'ennesima volta priva di ragione.

Dopo essersi chiusa in camera, si interrogò sul motivo che l'aveva spinta a dargli un appuntamento così tardi, un'ora dopo! Oltre a essere un lasso di tempo infinito nel suo stato d'animo, era davvero impratico e pericoloso.

La sua solita agitazione le tenne compagnia per tutta la sua attesa, ma quando mancarono 5 minuti all'ora dichiarata, un picchiettio la portò all'attenzione. Si mise in piedi, si scrollò i capelli per ravvivarsi un momento, prese un bel respiro e aprì la porta, riempiendosi di stupore.

"Nott?" chiese quasi incredula "che ci fai qui?" riuscì a balbettare prima di ricordare ciò che le aveva detto Ginny. Uno strano terrore si fece strada dentro di lei.

"Nott?!" rise lui "Siamo tornati indietro a inizio anno?"

Magari, avrebbe voluto rispondergli, ma non riuscì a proferire parola. Era spaventata, e lo guardò in silenzio.

La sua bocca era perfettamente simmetrica e carnosa, gli occhi leggermente allungati e scurissimi gli davano un fascino e un alone di mistero che ebbe uno strano effetto sul suo corpo: le sopracciglia le si aggrottarono in automatico, come quando non capiva la pagina di un libro.

"Tutto ok?" le chiese sempre con quel fare simpatico.

"Si... Mi chiedevo solo... Perché fossi qui" confessò cercando di non sembrare indelicata e di non farlo arrabbiare. Non poteva sapere come avrebbe reagito, in fondo non ricordava di averlo mai conosciuto ed era pur sempre un serpeverde.

Interminor II // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora