IV

167 9 0
                                    

Proprio quella sera un gufo picchiò contro la sua finestra col becco congelato, Hermione aprì in fretta. Odiava l'idea che quei poveri uccelli dovessero lavorare con un tale freddo, non lo trovava etico.

Il gufo maleducato le consegnò un messaggio di Malfoy e volò subito via, non accettò neanche lo snack che Hermione aveva tentato di dargli per ripagarlo del suo impegno. Le chiedeva di incontrarsi alle sponde del lago seduta stante. Era saggio incontrarsi in un luogo tanto spopolato quella sera? Non era poi così tardi, il coprifuoco non era ancora scattato, ma poteva davvero fidarsi?

Spinta dalla consapevolezza di aver raggiunto la fine di quel suo vicolo cieco, decise di abbandonarsi alla curiosità che Malfoy ne sapesse qualcosa in più di lei e indossò gli abiti più pesanti che aveva. Il freddo non era mai stato tanto spietato nei giorni precedenti.

Camminò velocemente lungo le scale, e non appena uscì estrasse una mano guantata per lanciare lumos. Era già buio. Amava le sponde del lago sempre così quiete, pronte ad abbracciarla ogni qualvolta avesse bisogno di riflettere. Le sembrava di starsene in un luogo troppo surreale per essere vero, come se il tempo lì non scorresse affatto.

Lo vide da lontano, seduto per terra tra le radici di un albero, leggeva un libro.

"Come va il tuo diario dei ricordi?" alzò un sopracciglio divertito, riuscendo a sentire la sua presenza. Lei non poteva vederlo, dato che Draco era di spalle con la testa rivolta al lago, ma poteva immaginare quella sua esatta espressione.

"Cerco solo di ricostruire quel poco che mi è rimasto" rispose lei infastidita dal suo modo saccente di prenderla in giro. Si avvicinò, ma senza sedersi al suo fianco. Anche lui teneva in mano la bacchetta, e si faceva luce per leggere quel volume che teneva tra le mani. Hermione potè osservarlo meglio e aggiunse: "Perché l'hai preso? E soprattutto perché l'hai portato qui? Si accorgeranno che non c'è più in poche ore" alzò gli occhi riconoscendo il libro di pozioni avanzate che più volte aveva consultato nel reparto proibito.

"Non pensavo fossi una da andarsene nel reparto proibito a cercare pozioni pericolose" rise Draco "Ma a quanto pare le conosci meglio di me".

"Ti beccheranno in poco tempo, dovresti proprio farlo sparire, e magari farmi il favore di sparire insieme a lui" fece un finto sorriso.

"Non serve chiedermi di sparire quando sei stata tu ad accettare il mio invito... E di tutte le cose sbagliate che ho fatto in questi anni a scuola, ancora non c'era intrufolarmi nel reparto proibito! Che ne sapevo io che si potevano accorgere?"

"Niente, infatti. Riportalo subito."

"Se solo avessi acconsentito ad occuparti di questa cosa con me, non avrei commesso questo errore. Comunque ormai è qui. Approfittiamone per trovare quella pozione e trascriverla, poi lo rimetterò dove l'ho trovato e nessuno ci romperà le palle."

"Ti ho già detto che non intendo avere niente a che fare con questa storia!" si agitò Hermione, girandosi dall'altra parte, quasi come volesse andarsene.

"Perché ti comporti così? Non vuoi scoprire la verità?" 

"Certo che voglio, ma non voglio avere niente a che fare con questa pozione illegale o con te." 

"Se solo potessi lasciare le diatribe alle spalle per un secondo, potremmo venirne a capo, e poi ognuno per la sua strada! Pensi che io mi stia divertendo a chiederti di collaborare quando mi hai già detto di no?! Non pensi che dovremmo essere egoisti e pensare a noi stessi, e magari risolvere questo problema?"

"Lasciare le diatribe alle spalle?! Senti, io non so che cosa mi abbia portato in quell'ufficio a fare cose illegali con te, e non so nemmeno se mi conviene saperlo. Forse sono cose che abbiamo dimenticato perché dovevamo dimenticarle, e cercare di ricordarle può solo peggiorare la situazione."

"Le abbiamo dimenticate perché siamo andati troppo indietro! Deve esserci una ragione! Dai, Granger, né io né tu siamo abbastanza stupidi da fare una cosa del genere senza un motivo davvero importante. E voglio sapere, voglio ricordare. C'è questa possibilità, voglio coglierla, non voglio passare il resto della mia vita a domandarmi che cosa mi sono perso. Non voglio perdere tempo, e aspettando potremmo non essere in grado di ricordare mai più, neanche con l'aiuto di questa pozione." 

"Se solo ci fosse un modo meno pericoloso..." disse Hermione, sorprendendosi a prendere in considerazione quella pazza idea. "No, rischiamo l'espulsione" concluse.

Lui rimase in silenzio, la guardava confuso. Non capiva perché si stesse comportando in quel modo, ma non capiva nemmeno le sue stesse azioni, la sua insistenza, il suo bisogno di starle vicino.

"Come non avessimo rischiato dieci volte di più rubando la giratempo della McGranitt."

Anche lei lo guardava, si sentiva come se le loro anime sapessero, ma le loro menti fossero all'oscuro di tutto. Sentiva brividi lungo tutto il corpo, sentiva piccole emozioni già vissute affiorarle da sotto la pelle, ma non fece nulla, e poco meno disse.

"Non so che cosa fare" distolse lo sguardo. Era troppo forte, le aveva fatto quasi male. Quel silenzio, quella cosa che c'era stata. Era difficile convivere con il pensiero che non avrebbe mai saputo. Quella sciocca confessione significava molto di più se sussurrata a lui.

Draco abbassò la testa sospirando nervoso, avrebbe voluto colpirla e dirle che era una stupida, che era da bambini avere paura della verità, ma sapeva dentro di sé, dopo quello sguardo, che non avrebbe mai potuto farle del male.

Chiuse il libro con una mano, pesava. Notò la polvere che aveva lasciato sul suo mantello. Fece per soffiarla via, ma si rese conto di avere lo sguardo inquisitorio della ragazza addosso e non indugiò oltre. Si alzò in piedi.

Un altro sguardo fugace nei suoi occhi, di nuovo quella sensazione.

Incrociò le braccia, la torre rintoccò. Era scattato il coprifuoco. La superò guardandola un'ultima volta prima di dirigersi verso il castello.

Hermione rimase ferma qualche secondo a fissare il lago, confusa dal suo silenzio, e chiedendosi come mai non avesse insistito ancora un po'. Forse avrebbe potuto farsi convincere se solo lui si fosse dimostrato un po' più convinto di volere il suo aiuto. Scosse la testa, erano pensieri stupidi, un'idea stupida. Una stupida situazione che forse non era nemmeno reale.

Da qualche giorno si domandava se potesse essere un sogno, oppure un incantesimo di memoria andato male, un'illusione. Ma nulla cambiava, nulla le faceva credere che le cose potessero essere andate diversamente da ciò che entrambi immaginavano, e allora che fare? Aveva bisogno di tempo, la pelle fredda a contatto con la neve, ma il sangue non abbastanza per prendere una decisione lucida.

Decise che ci avrebbe pensato, e avrebbe preso una decisione drastica definitiva: la sua memoria non l'aiutava, e col passare dei giorni sarebbe andata ancora peggio, non le restavano che due opzioni; dimenticare, e fare finta che nulla fosse successo, che tutto fosse filato liscio e quell'episodio nell'ufficio della preside fosse stata solo un'impressione, oppure affrontare la cosa e rischiare tutto, preparare quella pozione per ricordare. 

Annuì da sola, si convinse di quel ragionamento. 

Passeggiando piano verso l'ingresso pensò di darsi un tempo: tre giorni le sembravano opportuni a una decisione di quel calibro. Oltre quella scadenza non se ne sarebbe più parlato, nessun rimuginamento. Girò i tacchi e accelerò verso il dormitorio.

Draco camminava al buio, cercò velocemente la pozione della memoria perduta e strappò la pagina, la piegò in quattro e se la mise in tasca del mantello.

Tornò in biblioteca, nascosto nel suo incantesimo di disillusione, e lasciò il tomo nello scaffale dove l'aveva preso, stando attento a rimetterlo nella stessa posizione.

Sparì nel buio dei sotterranei.


Interminor II // DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora