"Su" in un soffio di vento la scopa saltò tra le mani di Draco, l'allenamento non gli interessava particolarmente quel giorno, né da quando sembrava aver perso la sua memoria.
Tutto gli pareva incompleto, e tremendamente fastidioso, ad eccezione dei mezzi che potevano servirgli per sapere la verità, come la professoressa Sprout, Lumacorno, e... Purtroppo, anche la Granger.
Non si capacitava di come fosse possibile che non sentisse alcuna necessità di offenderla, o alcuna noia nei suoi confronti. Doveva essere successo qualcosa di grande, lo sapeva.
La tollerava, anzi, gli era difficile ammetterlo, ma dentro di lui sentiva quasi che fosse importante che lei lo aiutasse, che passassero del tempo insieme.
"Draco, attento!" urlò Blaise giusto in tempo per farlo accorgere del bolide che lo inseguiva. Volò più velocemente, seminandolo in un paio di curve, alzandosi più in alto per cercare il boccino d'oro.
Che poi che aveva di tanto speciale? Certo, non era solamente una rompi palle secchiona come pensava. Negli anni ad Hogwarts aveva sempre ipotizzato, osservandola, che fosse una specie di manichino al fianco di Potter, utile solamente come dizionario, quello che tiri fuori quando devi cercare una piccola parola e che poi dimentichi in un angolo della libreria finché non ti serve di nuovo.
Invece in quelle poche ore con lei, aveva capito che non era solo una persona ricca di conoscenza, ma che era anche capace di usarla.
Si stupì di essersi ridotto a pensare una cosa simile solo a causa del suo sangue diverso. Quanti purosangue conosceva completamente incapaci di fare un ragionamento sensato nel più stupido degli ambiti? Ronald Weasley, per esempio, quello sì che era tutto scemo.
"Eccolo!" sentì in lontananza la voce di Nott.
"Malfoy, svegliati! Il boccino!" urlò di nuovo. Girò velocemente la testa per individuare la sua faccia da cretino. Molte cose aveva scordato, ma non la sua avversità nei confronti di quell'idiota che si credeva meglio di tutti.
Non era molto diverso da lui, anzi. Erano stati amici per moltissimo tempo e avevano condiviso tantissime cose, idee, avventure... Quante volte avevano fatto festa insieme, o infranto le regole.
Durante il 5 anno insieme a Blaise avevano addirittura stilato una lista di tutte le regole della scuola per infrangerle dalla prima all'ultima.
Lo individuò velocemente, dall'altro lato del campo, lo guardava con quella faccia da stronzo.
Sfrecciò velocemente verso il boccino, che si aggirava alle spalle del suo vecchio amico, e non perse l'occasione di passargli accanto senza dargli una bella spinta.
Theodore barcollò sulla sua Nimbus, ma non si lamentò troppo. Sembrava che non avesse una particolare voglia di litigare quel giorno. In effetti prima, guardandolo, aveva notato che sorrideva troppo.
Uscì dal campo inseguendo il boccino, fino ai confini del lago. Sentiva le sue piccole ali sbattere, quel rumore lo irritava.
Era sempre stato un ottimo cercatore esattamente per quel motivo, il boccino d'oro gli dava talmente sui nervi che non vedeva l'ora di acchiapparlo per non dover sopportare il suo suono infernale.
In effetti l'aveva sempre pensato: la rabbia, l'odio, l'irritazione... quelli erano i veri sentimenti, quelli più forti, più intensi.
Era certo che più della metà dei suoi coetanei pensasse che potesse essere l'amore o qualche altra puttanata smielata, ma per lui non era altro che un momento illusorio, che, tra l'altro, non aveva mai nemmeno provato.
Si slanciò in avanti e afferrò la pallina dorata, stritolandola perché si chiudesse sotto al suo tocco, avrebbe quasi voluto spezzare le sue ali.
Si voltò verso il campo e si accorse di essersi allontanato parecchio. I confini del lago si stagliavano di fronte a lui, accendendogli nella testa l'idea di andare a prendere quel bucaneve che gli serviva per la pozione.
Poteva vedere le piante dall'alto, si accumulavano solamente lì, dopo gli alberi, dove il freddo era ancora più spietato e la dura stagione rendeva l'ambiente perfettamente idoneo alla loro proliferazione. Si confondevano con la neve che già sbiancava il prato.
Ci mise poco, appoggiò i piedi al suolo ghiacciato, strappò qualche paio di pianta e la ficcò sbrigativamente nella tasca del mantello della divisa verde e nera.
Sfrecciò subito al campo, dove tutti lo aspettavano in cerchio.
"Abbiamo finito un minuto fa" esordì Theodore con le braccia incrociate, reggendosi sulla scopa solo con i piedi, senza l'uso delle mani.
Draco non rispose, ma gli lanciò il boccino in faccia.
Theodore lo afferrò giusto prima che gli colpisse il naso.
"Questo stronzo voleva scappare" gli disse incrociando le braccia proprio come lui, e l'intera squadra si ammutolì.
Nott assottigliò gli occhi, rendendo lo sguardo piccolo e tagliente come sapeva bene fare: "Allora dovevi correre più veloce, o accorgerti prima che ti stava praticamente volando in faccia."
"Cerchi di insegnarmi a giocare il mio ruolo?" rise Draco.
"No, dico solo che dovresti svegliarti, almeno quando ci alleniamo, per non farci perdere tempo" disse, appoggiando finalmente le mani sulla scopa, per avvicinarsi a lui: "E portare un po' di rispetto al tuo capitano" gli sorrise in faccia.
Draco sorrise a sua volta, scostando lo sguardo dal suo viso per farsi passare la voglia improvvisa che aveva di spaccarlo di botte.
"Altrimenti che fai, capitano?" rispose, tirandogli una piccola pacca sulla spalla. Sapeva che non era bravo quanto lui a farsi rispettare, la squadra faceva schifo da quando ne era lui a capo. L'anno prima avevano vinto la coppa del quidditch, quest'anno si facevano battere dai tassorosso come se non fossero la squadra più forte da oltre 20 anni.
Quell'idiota iniziava a dargli seriamente sui nervi, faceva leva su quello che sapeva già l'avrebbe fatto incazzare, e ci stava riuscendo bene, addirittura meglio di come riusciva a ricordare.
Il timore però, quello che aveva nei suoi confronti, c'era. Nel piccolo angolo destro degli occhi, ecco che Draco poteva leggerlo, il ricordo di quello che era capace di fare e la consapevolezza di quanto fosse rischioso sfidarlo: Nott aveva paura, avrebbe sempre avuto paura di lui, anche se in piccola parte. Restava sempre il ragazzino che faceva tutto quello che gli chiedeva Draco, che voleva parlare come Draco, e addirittura pensare come lui.
Anche con tutti i titoli della scuola, quell'insicurezza di non essere all'altezza, seppur perfettamente mascherata, c'era, e lui lo sapeva.
Per questo decise di non perdere altro tempo, né di concedergli altri momenti per pensare a come rispondergli. Scese a terra, poggiando i piedi per terra e camminando via.
"Hey!" lo seguì fino allo spogliatoio.

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Interminor II // Dramione
FanfictionSequel di Interminor! Draco abbassò la testa sospirando nervoso, avrebbe voluto colpirla e dirle che era una stupida, che era da bambini avere paura della verità, ma sapeva dentro di sé, dopo quello sguardo, che non avrebbe mai potuto farle del male...