XVI

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"É la soluzione migliore!" Insisteva lui davanti alla sua fronte corrugata.

"Per niente" scosse la testa.

"E perché?" domandò infastidito dal suo ennesimo no. Non lo stava nemmeno a sentire, dissentiva a priori, per l'orgoglio che le impediva di ammettere di essere d'accordo con lui.

"Non sarebbe meglio dissuadere Lumacorno a farci fare veramente una pozione con la salvia?" la ragazza considerava le altre alternative ad alta voce.

"Prima cosa, trovane una che non sia abolita dal regolamento... E poi, credi che sia meno rischioso? Credi che Horace sia stupido e non pensi che stiamo architettando qualcosa?"

"Sempre meglio che finire in punizione." Disse, domandandosi quale confidenza lo legasse al professore, tanto da spingerlo a chiamarlo per nome.

"Perché te la vivi così? Sono solo un paio d'ore in cucina, non ti espellono né tantomeno rovinano il futuro se ti mettono a lavare due pentole! Ti devi rilassare, cazzo!" esclamò frustrato.

"Beh allora, visto che ti viene tutto facile, vacci tu. Io non mi macchio il curriculum per questa stupida idea."

"D'accordo, non avevo alcun dubbio che ti saresti tirata indietro" alzò le spalle lui, girando i tacchi.

Lei lo seguì indispettita: "Io non mi sono mai tirata indietro!" Gli disse camminandogli a fianco, lui non ne voleva sapere di fermarsi.

"Ei! Ti sto parlando!" Gli toccò il braccio per trattenerlo, lui la guardò, e si fermò. Non tanto perché gliel'aveva chiesto, ma perché sentire le sue dita sulla sua pelle aveva un retrogusto familiare, piacevole, ma ai limiti del doloroso.

"Senti... Sto facendo del mio meglio per starti dietro in questa catena di malefatte, ma... certe cose vanno oltre ciò che sono abituata a fare." Confessò, senza nemmeno capire perché gli stesse parlando con tanta sincerità.

Le sue labbra continuavano ad aprirsi e creare parole, quasi senza cercare il consenso della sua mente: "Puoi cercare di... capirmi? Sono una persona coraggiosa, ma in questa situazione mi ritrovo a non riuscire nemmeno a distinguere il vero dal falso, figurati se posso capire cosa sia giusto e cosa sbagliato! Quindi se mi fermo qualche momento, qualche ora o qualche giorno a pensare è perché non so nemmeno cosa sto facendo!"

Lui tacque un istante, non riusciva a risponderle. Gli sembrava quasi di parlare con una persona che non aveva mai conosciuto, di certo nulla c'era in quella ragazza della Granger che aveva conosciuto in quegli anni... se così si potesse dire, dato che mai le si era avvicinato.

Eppure diceva delle cose profondamente vere, cose che lui stesso pensava e cercava maledettamente di non dare a vedere. Fin dal primo momento, aveva capito che doveva essere lui quello fermo e deciso, che nessuno si sarebbe sbattuto come lui per scoprire la verità, tantomeno lei.

Aveva già messo in preventivo che non avrebbe nemmeno consinderato l'idea di creare la pozione, e che alla fine l'avrebbe fatta da solo.

Già il fatto che lei fosse lì davanti a lui a parlarne lo confondeva, l'aveva quasi sorpreso accettando di lavorare con lui.

Era stata capace di mettere da parte le discordie, come faceva lui. Essere in grado di distinguere il focus, e accantonare tutto il resto per adempiere al compito.

Finita quella storia, sarebbero tornati alle loro vite e Cristo, lui non avrebbe più dovuto aver a che fare con lei.

Ma in quel preciso istante sembrò quasi percepire che senza il suo aiuto sarebbe potuto non essere la stessa cosa...

"Io non sono come te, e non so neanche perché mi stia fidando nel fare tutte queste cazzate insieme, e non so neanche perché te lo stia dicendo! L'unica cosa che mi è rimasta da seguire è il mio istinto, che mi spinge in questa direzione, ma se solo tu potessi..." non riuscì a completare la frase.

Si sentì una sciocca di fronte alla sua espressione altezzosa, cosa pensava di fare? Di chiedere aiuto a quel troglodita?! Perché cavolo pensava quelle cose? Perché le pensava, vero?!

"Lascia fare a me e non metterti in mezzo" disse Draco. Di tutte le cose che aveva pensato mentre lei gli parlava, non era riuscito a dirne nemmeno una.

Hermione sentì lo stomaco bruciare: quel furetto non aveva capito una sola parola.

"Non mi fido dei tuoi piani pazzi. Fatti pure mettere in punizione, ma lascia che ti dia una mano. Hai un modus operandi troppo plateale per i miei gusti e dobbiamo mantenere un profilo basso." Affermò, dimenticando per un momento le discordie e ripensando all'episodio della Serra.

"D'accordo, basta che la smetti" alzò gli occhi al cielo, tirò fuori l'orologio dalla tasca: "Ne parliamo questa sera, ok? Ora ho da fare" disse fugace, affrettandosi senza nemmeno lasciarle il tempo di elaborare le sue parole.

"Si ma dove?" Gli chiese ad alta voce mentre lui si allontanava sempre di più.

"Ma tu non eri quella che si voleva arrangiare? Che voleva fare tutto da sola?" La derise, continuando a camminare.
Le fece un gesto confuso con la mano.

Hermione corrugò la fronte, ma poi si lisciò il mantello distrattamente e tornò nella sua casa, sforzandosi di respirare aria di normalità.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 27 ⏰

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