Capitolo 6 - Di una signora che detestava le bugie e di un amore mai sopito

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Passato

«Vedo che stai meglio. Sei Satine, la duchessa di Mandalore» entrando nella stanza, Kateryna non aveva fatto mistero di conoscere l'identità della bella ragazza ospitata nella sua modesta ma dignitosa dimora. Identità rivelatale dai monili intarsiati di fregi gentilizi di cui l'aveva spogliata e che aveva sistemato ordinatamente sul tavolinetto di legno scuro accanto al letto.

Nonostante i semplici abiti maschili indossati e il taglio di capelli biondo cenere, corto e sfilato ai lati, il volto armonioso della donna la rendeva di una bellezza unica. Tuttavia algida, aggravata dal gelo dell'azzurro profondo degli occhi. Posati sul corpo seminudo della nobile, che volle rassicurare «La tua reazione allergica alle punture degli acari è stata una delle più gravi a cui ho avuto il rammarico di assistere. L'unguento che ti ho spalmato allevierà la tua sofferenza. Dovrai tenere le bende ancora per un po', pazienta» dette uno sguardo ironico al giovane uomo che aveva visto giacerle accanto quando era acceduta nella camera, lo stesso giovane che aveva cercato inutilmente di nascondere di nuovo la lunga treccina da allievo jedi, infilando subito la testa nella giubba blu. Goffo in maniera esagerata.

«Grazie mille del suo aiuto e della sua ospitalità» la duchessa volle sdebitarsi, sulle prime almeno a parole. La donna aveva capito chi fosse Kenobi, lei si tenne sul vago «Io e Obi-Wan la disturberemo meno possibile. Andremo via appena starò bene. Draboon era la nostra meta, purtroppo il problema al nostro mezzo ci ha impedito di raggiungere il punto designato per l'atterraggio e riunirci con coloro che ci attendevano» segnalò successivamente i propri ornamenti sul tavolinetto «Nel caso, potremmo anche ripagarvi, sono piuttosto pregiati».

Kateryna quasi si offese «Ci mancherebbe, non ho bisogno dei vostri gioielli né mi è mai saltato in mente di chiedervi una contropartita in cambio del mio aiuto. Resterete il tempo che sarà necessario, a una condizione» da lontano puntò il dito indice contro il padawan «Non tollero bugie di alcun tipo. Non azzardarti più, ragazzino. Credevi avrei bevuto le stupidaggini che mi hai raccontato? Che siete sposati? Pensi che non abbia notato la treccia e la spada laser? Ti do una notizia e un consiglio: non sai mentire e non ti conviene farlo» si scagliò con aggressività contro Kenobi, che, in flagranza di reato, si difese con la verità, gesticolando «Sono mortificato, Kateryna, perdonami ma non ti conoscevo e non ti conosco. Il mio compito è proteggere Satine e ho pensato esclusivamente a quello. Me ne scuso».

L'interlocutrice si era avvicinata, a braccia conserte, la mascella serrata. Obi-Wan era sincero, lo riconobbe come aveva intercettato la fandonia poche ore prima «Posso capirlo, ma il discorso sulle bugie si chiude qui. Alla prossima, vi sbatterò fuori da casa mia, malattie o meno, titoli nobiliari o meno. Chiaro?» sbuffò con una strana smorfia delle labbra e l'aria emessa sollevò il ciuffo sfilato dalla fronte.

«Chiarissimo» la pancia di Kenobi borbottò, segnalandone l'appetito; una serie di suoni sordi simili a un gorgoglio strapparono una risata alla donna «Ragazzino, ho preparato la colazione anche per te e la tua sposa, renditi presentabile e vieni di là in cucina, prima di deperire per la fame» si allontanò, lasciandoli soli.

Obi sistemò meglio la casacca dell'abito elegante indossato per ballare, il solo in suo possesso, ed estrasse la lunga treccina dal suo interno, ponendola di lato. Infilò gli stivali e sospirò. Passato il momento di imbarazzo con Kateryna si ritrovò a gestirne un secondo, più importante. Ancora turbato per il contatto passionale con la sua amica, si voltò verso di lei, abbassandosi sul suo volto. Le ciglia dorate della duchessa sbattevano tumultuosamente, le guance irrorate dal sangue rendevano viva, reale, la loro reciproca emozione. L'imbarazzo divenne confortante familiarità. 

«Satine» bisbigliò il suo nome, unico concetto che avesse un senso in un altro momento d'infinito.

«È tutto a posto, jedi» la nobile lo rassicurò, accarezzandogli la guancia calda con le dita, cui lui si appoggiò, trattenendo la presa affettuosa sulla propria pelle più a lungo del necessario. Aveva la testa ovattata, intreccio di pensieri e inquietudini aggrovigliate intorno al suo cuore, rami di una pianta rampicante velenosa e curativa. Perché Satine stessa era entrata sotto la sua pelle.

L'amore di un JediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora