Capitolo 3- Occhi verdi

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Daniele's Pov

Poi, ditemi se non dovrei lamentarmi. Stiamo strettissimi, talmente tanto che non servirebbe neanche reggersi, visto che non c'è tanto spazio per muoversi. Stiamo proprio come in un barattolo di sottovuoto.

Ma, poi, io dico: se fa caldo, perché vi ostinate ancora a vestirvi così pesanti ed emanare degli odori assolutamente poco piacevoli?
Il vagone metro è, ormai, un misto tra fritto, cipolla e sudore. Non ve lo consiglio per niente.

Pensiamo, però, al lato positivo: almeno arrivo in orario a scuola e il viaggio dura solo sei fermate, quindi, farò sicuramente presto.
Poteva decisamente andarmi peggio.

Tempo 12 minuti e dovrei arrivare a destinazione. La tortuna mattutina è quasi terminata.

In metro, la gente è stipata: sento un bambino piangere, una canzone emessa ad alto volume dalle cuffiette di una ragazza a fianco a me, ma non riesco a riconoscerla,
e il russare di un uomo seduto di fronte, sicuramente un lavoratore, deduco dal vestiario indossato, ovvero una salopette sporca di calcinacci, che avrà gia lavorato sin da questa mattina presto e ora agogna il tanto atteso letto.

Vorrei tanto mettermi le mie amate cuffiette per isolarmi un po' da tutto questo, ma, in questa situazione, sta diventando davvero difficile.

Non ho spazio vitale per trovare una posizione comoda, ancora meno per infilare la mano in tasca. Fortuna che manca davvero poco e il fatto di essere alto, almeno, mi permette di tenermi facilmente al palo senza cadere. Il mio braccio libero è servito a qualcosa di utile.

Tento, nuovamente, di prendere il cellulare per sentire un po' di musica, ma niente: è praticamente impossibile!

Spero di potermene riappropriare alla prossima fermata quando, di sicuro, scenderanno tutti i ragazzini delle scuole medie.

Passano i minuti, guardo la vetrata e vedo che il cielo fuori si sta schiarendo. Forse non è poi così male la giornata!

La nuvole sono bianche e sembrano essere composte da panna montata o schiuma da barba, come immaginavo fossero fatte da piccolo. Si inizia ad intravedere la luce del sole attraverso qualche spiraglio. Il cielo è diventato di un bell'azzurro chiaro.

Questo nuovo arrivo di luce indica che ci sono miglioramenti in vista? Forse scuola andrà bene o ci saranno novità belle? Magari fosse!

Mentre penso a ciò, siamo praticamente arrivati alla penultima fermata. Il vagone si è cominciato a svuotare e, finalmente, c'è un po' di spazio per respirare e muoversi leggermente. Non ce la faccio più!

In un attimo, siamo arrivati al capolinea. Al termine del consueto avviso di scendere sul lato destro, la metro frena, forse un po' troppo bruscamente e mi ritrovo a perdere, per un secondo, l'equilibrio, che riesco a ritrovare subito, fortunamente, evitando una brutta figura con i miei vicini di posto.

Cosa che non avviene per il ragazzo vicino a me, che si ritrova quasi a scivolare e sbatte la fronte sul mio petto.
In un attimo, abbasso lo sguardo e mi rendo conto che c'è una testa piena di capelli rossi che emana un profumo buonissimo, fruttato, fresco, che sa di estate e di limone, poggiata su di me.

Rimango bloccato; non so se, muovendomi, potrei farlo cadere; non so come comportarmi.

Il ragazzo ugualmente, non si muove, ma lo sento dire, a bassissima voce:

"Scusami, non volevo".

"Tranquillo. Non ti preoccupare", gli rispondo io.

Passano dei secondi e mi rendo conto che ha anche la mano poggiata su di me, aggrappata saldamente ad una bretella del mio zaino.
La stringe fortissima e rimane fermo.

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