Capitolo 2 - La mia vita impegnata

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Daniele's POV

Vado a leggere la chat di Manu.
[Ehi Bro, scusa se non ti ho aspettato, ma ho preso la metro prima! Sto impanicato per fisica! Ci vediamo direttamente a scuola].

Così leggo e non ne rimango sorpreso.
A parte il fatto che Manu è un po' il classico "studio solo l'ultimo giorno e speriamo di riuscire a copiare", immagino che voglia cercare di rimediare al tempo passato sull'iphone, anziché sui libri, quindi non mi sembra strano non vederlo in banchina all'altezza della "nostra" porta nunero cinque.

Non so voi, ma io, quando prendo la metro, cerco sempre di entrare dalla stessa parte. In questo, sono un po' un abitudinario.
Mi piace fare certe cose sempre nello stesso modo. E non per chissà quale strana ragione, ma, a volte, è una questione affettiva, altre volte è una questione puramente razionale e di comodità.

Per esempio, per quanto riguarda la metro (questa è una di quelle elettriche senza autista che passa davanti a una vetrata attaccata direttamente al pavimento della banchina), io trovo che le prime e le ultime porte siano sempre troppo lontane e difficili da raggiungere.
Per quelle centrali, che vanno dalla dieci alla diciotto, invece, sono io a rifiutarmi di avvicinarmi, in modo categorico.

Sono porte che ti fanno entrare in zone talmente tanto strapiene di marmaglia di gente, che vuoi per le spinte o vuoi che per cercare di trovare un posto a sedere è un evento quasi impossibile, che ci rinuncio in partenza.

Alla fine, mi sono sempre ritrovato con Manu alla cinque e sono anni che entriamo in metro da questa parte; è tranquilla e non c'è mai troppo casino. Ma mai dire mai, per l'appunto...

Oggi, non si sa come, sembra che tutte le persone della banchina si siano date appuntamento lì... ci saranno almeno venti persone davanti la porta e non scherzo.
Oddio! Ce la farò ad entrare?! Mannaggia, proprio oggi che c'è il compito!!!
Non che punti a chissà quale voto, anche perché, se davvero riuscissi a scrivere qualcosa su quel benedetto foglio, sarebbe quasi un miracolo... ma non posso permettermi di prendere un'insufficienza!
E, ancor peggio, di saltarlo. Andare all'interrogazione di fisica è un vero e proprio suicidio!

Magari, scrivendo qualcosa, spero di riuscire ad arrivare alla sufficienza.

Mi sono sempre visto come una persona media, nella norma. Non sono né una cima/ genio, ma neanche una capra (per fortuna)! Diciamo che a scuola me la cavo.

Non è che voglia diventare chissà chi nella vita, tanto che ancora non so cosa scegliere per l'università, ma andarci e trovare un lavoro decente è uno dei miei obiettivi.

In effetti, non mi sono ancora presentato: sono Daniele Ferri, sedici anni, quasi diciassette a luglio, 1.82 m di altezza e tanta, tanta voglia di avere una vita decente.

Di quando ero piccolo, ho pochi ricordi felici.
Mi ricordo i miei compleanni con tutti i miei nonni, le piste delle macchinine che amavo collezionare, quando mi sbucciavo le ginocchia con Manu imparando ad andare in skate e in bici e le vacanze al mare con i miei, quando stavano ancora insieme.

Quando si è piccoli è tutto più semplice!

Tutto è più facile e siamo più felici. Basta una torta alla panna e nutella a farti tornare il sorriso. O la figurina introvabile dell'album comprato in edicola.
Poi, passano gli anni e tutto cambia.

Ero un bambino spensierato e giocherellone. Avevo la mia cameretta, una bella casa, diversi giochi e una famiglia felice. O, almeno, così mi sembrava.

Flashback

Poi, un giorno, era fine febbraio, ancora me lo ricordo, tutto è cambiato.

Mio padre mi portò un regalo e, inginocchiandosi, mi disse:

Alla scoperta di séDove le storie prendono vita. Scoprilo ora