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Non sapevo da quanto stessi fissando lo schermo del mio telefono, come se non riuscissi a comprendere il senso logico di quelle parole

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Non sapevo da quanto stessi fissando lo schermo del mio telefono, come se non riuscissi a comprendere il senso logico di quelle parole.

Stronzo ricattatore 🙅🏻‍♂️

Ci ho pensato e aveva ragione
Jimin, chiudiamo questa cosa

In verità mi ero svegliato con una strana sensazione allo stomaco, ma avevo creduto fosse dovuta alla litigata avvenuta con Namjoon e tutte le sue chiamate che avevo ignorato; invece, non appena mi era arrivata la notifica di quel messaggio, avevo capito da cosa derivasse.

Senso di colpa.
Verso Taehyung.

Quando la rabbia e la paura si erano attutite, mi ero reso conto di cosa avessi davvero detto al mio manager e, seppure il corvino non avrebbe mai avuto modo di scoprirlo, mi sentivo uno schifo.

A causa di questo non avevo nemmeno avuto il coraggio di rispondere a quel messaggio per chiedergli spiegazioni o di ripensarci.
In fondo era meglio così, no?

Piano piano, il nostro rapporto si sarebbe allentato sempre di più e questa precaria amicizia che avevamo costruito sarebbe stata un ricordo del passato.
In questo modo, non sarei stato costretto a dirgli la verità.

Perché finché eravamo dei semplici colleghi, dei conoscenti, non gli dovevo niente.
Ma se ci avvicinavamo, se gli lasciavo vedere il vero me, allora avrei dovuto farlo.
Avrebbe avuto il diritto di saperlo.

Per quanto ancora potevo scappare?

Poggiai i gomiti sulle ginocchia — essendo seduto sul divano— in modo da nascondere il viso fra le mani e prendermi, in questo modo, una pausa dal mondo.

Sentii Iron Cat insinuarsi sulle mie gambe, come a volermi dare conforto e quello fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Perché non me lo meritavo.

Il nodo in gola aumentò.
Iniziai a piangere.

Per quanto ancora potevo scappare?
Poco.
Molto poco.

❦❧❦❧

Non ero il tipo da fermarsi ai mormorii.

Essendo sulla scena del cinema da alcuni anni, ormai, avevo capito che non si ascoltavano le voci di corridoio, tantomeno quelle che riguardavano la vita privata degli altri.

Proprio per questo, quando entrai nello studio di registrazione sentendo due ragazze parlottare sottovoce, non ci diedi peso.

O almeno, non ci diedi peso fino a quando non mi arrivò all'orecchio il suo nome.

«Taehyung? Ma ne sei sicura? Pensavo non ci fossero speranze per quel poverino»

Mi congelai a pochi passi da una delle stiliste e un'altra truccatrice di cui non sapevo il nome, avendo sempre lavorato con Sue, fissandole con gli occhi sgranati.

Act like a Lover // Kooktae Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora