Capitolo 11 - Rubare al cielo

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La luna, sovrana fra le stelle.



Erano passati diversi giorni dalla litigata e nessuno dei due andava più al lago. O meglio, Saros ci andava; era lei che non voleva vederlo.
Una mattina, mentre lavorava, vide Kevin entrare al negozio. Aveva sempre quel sorriso raggiante coi capelli neri che gli risplendevano da lontano.
«Kevin, che ci fai da queste parti?»
«Sono venuto a farti visita» ammise sorridente.
«Vorresti qualche pianta?»
«No, vorrei te».
Yana sorrise imbarazzata con le gote arrossate. A volte Kevin sapeva essere molto schietto mentre parlava.

«Ma chi abbiamo qui? È il tuo fidanzato?» chiese una voce dietro di loro.
Era Kun.

«Oh no, è solo un amico»
«Si è vero, sono venuto per vederla e dopo portarla da qualche parte» aggiunse Kevin.
Yana sorrise tirandogli, di nascosto, una gomitata. Non trovava il senso di dover specificare ogni cosa di quello che avrebbero fatto dopo.
«Perché aspettare? Potete andare già da adesso»
«Ma kun, non ho ancora finito di lavorare»
«Tranquilla, qui ci penso io. Tu vai».

Yana gli sorrise ringraziandolo per poi uscire con Kevin. Erano così vicini uno a fianco all'altro che le loro mani quasi si sfioravano.

«Dove mi porti?»
«In spiaggia»

La loro amicizia si poteva reputare serena e tranquilla. Non si vedevano tutti giorni, ma in quei pochi giorni che uscivano, erano magici.
Parlavano così tanto che il tempo sembrava passare velocemente. Non riuscivano mai a dirsi tutto quello che volevano perché insieme il tempo sembrava durare poco. E lui diventò sempre più interessato e lei sempre più affezionata.

«Comunque sono davvero stupida» ammise Yana con una risata isterica.
Kevin la guardò confuso.
«Faccio amicizia solo con le persone che poi se ne devono andare»
«Ah intendi me e Saros per lo stage?» chiese.
Tutti quelli che erano presenti all'uscita avvenuta giorni prima, erano a Jeju per lo stage. Non solo facevano parte dello stesso corso d'informatica di Saros ma erano anche loro di Houston.

«Io penso di rimanere qualche settimana in più. Voglio passare qui l'estate» disse alzando il capo verso l'alto «Adesso ho anche un motivo in più per restare» aggiunse abbassando lo sguardo su di lei.
Yana sorrise felice. Non vedeva l'ora di passare l'estate con lui, con un amico. Vivere finalmente giornate sulla spiaggia in compagnia, come leggeva nei libri o vedeva in giro. Rimanere fino a tardi avanti al mare con un falò acceso per riscaldarsi. Tutto ciò, era quello che desiderava ad ogni Estate che passava.

«Venerdì vorresti venire con me ad una festa?» chiese svegliandola dai pensieri.
Yana non era mai stata a una festa. Le aveva vissute solamente guardandole nei film ma non le piacevano molto.

«L'hanno organizzata a casa di un mio amico per tutti i ragazzi dell'università. Ci divertiremo molto e ognuno di noi può invitare chi vuole».
Una domanda le ronzò per la testa di Yana. "Andava anche Saros?". Era una festa per tutti coloro che frequentavano la sua Università perciò anche lui era incluso. Tuttavia, non sembrava un ragazzo a cui piacevano i festeggiamenti.
Yana si rese conto che, nonostante tutto, i suoi pensieri andavano sempre a lui. Ogni cosa che pensava o diceva, la mente era da un'altra parte. Saros le faceva uno strano effetto che nemmeno lei sapeva spiegare.  "Devo dimenticarlo" pensava ripetutamente ma la sua mente era fissa lì.
Al suo viso.
Ai suoi occhi verdi, così profondi da non avere fine. A volte aveva paura di perdersi soltanto guardandoli.
I capelli marroni ondulati che gli scendevano delicatamente sulla fronte. Sembravano così setosi e lucenti, desiderava toccarli ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo.
Lui era bellissimo, irreale; un'immagine illusoria. Yana lo aveva da sempre associato alla luna. Poiché aveva un suo fascino. Silenziosa si fa spazio tra la notte e risplende più di tutte le altre stelle. Splende di quella luce coinvolgente, ammaliante.

Lui era così.
Silenzioso ma che risplendeva da lontano tutta la sua lucentezza e fulgore.
Le stelle, le altre persone, non avevano la stessa luce che Yana vedeva in lui.

«Ci penserò, grazie per l'invito» replicò dopo un po'. Non sapeva se andarci veramente, ci avrebbe pensato più in là. Forse il giorno stesso della festa.
«Oddio guarda lì!» esclamò Kevin avvicinandosi a un gatto.
Yana lo riconobbe subito, era il gatto calico di Saros. L'animaletto peloso che aveva trovato per strada e che lo aveva chiamato 'gatto'. Kevin voleva accarezzarlo ma rischiò più volte di essere morso.

«Penso che non gli stai simpatico» notò Yana ridendo. Li trovò troppo buffi.
Kevin che cercava di avere un minimo contatto con lui e il gatto che gli miagolava contro con l'intento di minacciarlo.
«In fondo mi vuole bene» ammise Kevin per poi salutarlo e riprendere a camminare.


Arrivarono in spiaggia e si misero a camminare sulla sabbia. Si poteva udire il suono delle onde che si ripetevano nel mare. Un venticello si infiltrava nei loro capelli facendoli volare in modo fantasioso nell'aria.
«È un posto così rilassante. Per questo, quando devo portare il mio cane a passeggio, preferisco venire qui» disse Kevin respirando a pieni polmoni l'odore del mare.
«Concordo. Il mare è stupendo ed è per me una fonte di ispirazione»
«Fonte di ispirazione? In che senso?»
«Forse non lo sai ma è scientificamente provato che il mare induce la produzione di sostanze chimiche che causano reazioni di felicità e serenità» spiegò soffermandosi sulle piccole conchiglie poste avanti al loro cammino. «Anch'io voglio essere come lui, voglio essere qualcuno che porti felicità e serenità al cuore degli altri» aggiunse sorridente.

«Yana tu sai sempre come sorprendermi» rispose Kevin non distogliendo nemmeno per un attimo gli occhi da lei. La fissò in un modo particolare, aveva gli occhi che gli brillavano. Era davvero attratto e ammaliato da Yana.
«Come fai ogni volta a sapere così tante cose sulla natura?»
«Perché mi piace soffermarmi su ciò che ci regala. Ad esempio lo sai che le giraffe hanno tre sopracciglia?»
«Ma hanno il monociglio allora!» esclamò stupito, portandosi una mano avanti alla bocca.
«Oddio ma cosa dici!!» esclamò Yana per poi proiettandosi all'improvviso, nella sua mente, una giraffa col monociglio. Si mise a ridere come mai aveva fatto prima. La sua risata si appannò col suono del mare e sembrò unirsi tutt'una con esso.
Kevin smise di ridere per poterla sentire. Per poter udire quella graziosa melodia. Voleva disegnarla, dipingerla su tela. L'istinto era tanto quello di poter in qualche modo stipularla e recarla nel suo cuore.
Riascoltarla mille e svariate volte, senza mai stancarsi. E da lì capì; comprese che era più di una semplice amicizia. Lui la voleva con sé, al suo fianco. Yana era per Kevin una bellezza straordinaria, complicata da spiegare a parole o gesti.
Il petto gli faceva male, sentì un tuffo al cuore; gli martellava così tanto da portarlo sentire alle orecchie. Il timore gli cresceva sperando che non lo sentisse anche lei, che non sentisse quanto il suo cuore le urlava disperato.

Yana smise di ridere e si voltò verso Kevin. Rabbrividì notando come la stesse guardando. Aveva uno sguardo profondo come se stesse riflettendo su qualcosa di davvero complicato.
«Tutto bene?» chiese avvicinandosi.
«Sì» rispose Kevin «una meraviglia» sorrise.
Yana ricambiò il sorriso per poi continuare la loro passeggiata fino al calar del sole.
Fino a quando si salutarono e il sorriso sul volto di Kevin si spense poiché intuì che era troppo tardi. Si era innamorato dell'amica di Saros, del suo migliore amico. Non sapeva che sentimenti provasse quest'ultimo nei suoi confronti ma capì anzi, ebbe la sensazione, che non sarebbe stato facile; che non gli avrebbe lasciato campo libero così tanto facilmente.

Poiché era vero, il sole apparteneva alla luna. Era di sua proprietà. Una stella qualunque come lui, non poteva rubarla dal cielo.

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