Capitolo 19 - Bosco pt.2

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La luna, vistosa anche tra
I rami

Ripresero a camminare. Yana, dopo il bacio rubato di Kevin, scappò via senza dire nemmeno una parola. Difatti, da quando fece ritorno dagli altri, non aveva proferito parola. Era rimasta troppo scioccata, scossa.

«Stai bene?» chiese una voce affianco a lei. Si girò e vide Ella. Sorrise, non si sarebbe mai aspettata quella domanda provenire proprio da lei.
«Sì grazie» rispose.
«Sicura? Sei pallida in viso»
«Tranquilla. Ehm, tu sei Ella giusto?» chiese Yana cambiando argomento.
«Sì, Ella Helson» rispose porgendole la mano. Yana gliela strinse sorridente «Yana Kim».
«So chi sei, Saros parla in continuazione di te»
Yana quasi inciampò sui suoi stessi piedi.

«Stavi cadendo?» chiese Ella preoccupata.
«Parla davvero di me?» quasi urlò Yana deviando la domanda.
«Oh si. Sempre! Penso che quel ragazzino abbia una bella cotta per te».
Yana si fermò sgranando gli occhi.
«Sei seria?!»
«Sì, cioè... pensavo che lo sapessi. Si nota da come ti guarda. Ormai lo abbiamo capito tutti» rise.
«Oh» si limitò a rispondere Yana perplessa.
«Perfino Cassie l'ha notato e indovina? Non è affatto contenta. Sai loro... erano una coppia»
«In che senso?»
«Erano fidanzati...» confessò «... e poi ha conosciuto te». Yana la guardò confusa. «me?»
«Sì, te. Cassie l'ha lasciato con la convinzione che la stesse tradendo... e in effetti lo scoprì stare con una ragazza avanti al lago» spiegò abbassando lo sguardo sul suolo scalciando qualche sasso «Non c'è voluto molto per capire che quella ragazza eri tu», la fissò abbozzando un sorriso sforzato.

«Io non sapevo nulla di tutto ciò»
«Si ma infatti non te ne faccio una colpa. Soltanto mi rende triste vedere Cassie soffrire. Ha già sofferto molto nella sua vita»
«Fammi indovinare. L'ultima volta che ha sofferto è perché si era rotta l'unghia?» chiese Yana scoppiando a ridere in una fragorosa risata.
«Beh, non ti nascondo il fatto che una volta è successo veramente» sorrise Ella. «Ma no, purtroppo ha dovuto subire atti di violenza da uno dei suoi ex. E, come se questo non le bastasse, ha perso sua nonna recentemente»
«Oh». I sensi di colpa trasalirono dentro Yana e si pentì di aver fatto quella battuta di pessimo gusto. «mi spiace per lei».

«Ci crederesti mai che prima Cassie non era così? Prima era tutt'altra persona. Ecco perché sono la sua migliore amica, perché io ho visto com'è fatta la vera Cassie e credimi... è una persona dolcissima»
«Immagino sia così. Insomma, io non la conosco così bene come la conosci tu»

Yana rimase senza fiato.
Cassie dolce? Forse in un'altra vita. Era impossibile per lei che la stessa persona che, la chiamava fioraia e che mostrava ventiquattr'ore su ventiquattro le sue unghie chilometriche, custodisse un cuore tenero.

«E invece tu?»
«Cosa?»
«Ti piace Saros

Quel nome.
Quel maledetto nome.

Le suscitava emozioni indescrivibili. Quasi a stento riusciva a credere quanto una parola potesse renderla così vulnerabile. Non le era mai successo prima, nessuno le aveva mai fatto provare emozioni simili.
Rimase zitta, non rispose alla domanda perché le pareva stupido rispondere. Poteva dire 'no' ma mentire a se stessa o dire 'sì' ma senza avere un perché. Non era sicura dei suoi sentimenti, non era mai stata innamorata di nessuno perciò per lei era tutto nuovo. Quello che provava in compagnia di Saros le sembrava normale.
Avere le farfalle nello stomaco, una cosa normale.
Perdersi nei suoi occhi, normale.
Il desiderio di abbracciarlo, lo desiderano tutti.
Pensare tutta la notte a lui, capita con tutti.
Desiderare che le baciasse sempre la fronte come quella notte dopo la festa, pensiero di tutti.
Sperare in qualcosa di più, cosa normalissima.

Eppure, dopo la conoscenza di Kevin, si rese conto che non erano più cose normali che accadevano a tutti in un'amicizia. Poiché con quest'ultimo non aveva mai avuto o sentito niente di tutto ciò.
Erano sentimenti che provava solo e unicamente con Saros. Nonostante ciò, qualcosa la bloccava; la paura di perdere la sua amicizia.
E se lui non provava le stesse cose? E se rivelando i suoi sentimenti, lo spaventasse?

Non poteva permettersi di rischiare. Soprattutto non voleva perdere un amico quali pochi ne aveva.
Negò a se stessa col capo.
No, non poteva certamente rischiare.

Con tutti quei pensieri per la testa, non prestò attenzione al tragitto; dove stesse camminando. Difatti inciampò su un masso e cadde a terra facendosi male alla caviglia.
Un gemito di lamento lasciò la bocca di Yana.

«Yana!! Stai bene?» chiese Ella avvicinandosi cercando di alzarla ma con pochi risultati.
«Non riesco a stare in piedi...» sussurrò Yana dolorante.
«Dannazione Yana! Stai bene??» sentì urlare da lontano ed era proprio lui.
Saros.

«Che cosa è successo? Guardami!»
«Tranquillo, mi fa male solo la caviglia. Nulla di grave». All'istante Saros si girò di spalle e si chinò con la schiena. «Sali» ordinò.
«No davvero, non c'è bisogno. Posso saltell-»
«Sali ho detto»
«Ma tranquil-»
«Yana...»
Sussultò sentendo il tono della voce profondo e di rimprovero. Eseguì quello che le aveva chiesto e salì sulla schiena abbracciandosi al suo collo.
Saros afferrò saldamente le sue cosce e la portò in braccio lungo il tragitto per tornare alle macchine.
Gli altri la raggiunsero poco dopo preoccupati.

«Cosa è successo? Stai bene? Hai avuto quell'incontro con il cinghiale di cui parlavi prima? Dimmi di no» tremò disperato Carl.
«Ma no, stupido! Secondo te se aveva incontrato un cinghiale, se ne usciva soltanto con la caviglia slogata? Era già morta» gli tirò uno schiaffo sul collo Taigo. Carl borbottò furioso qualcosa di incomprensibile.

«Ragazzi, scusatemi. Ho rovinato la giornata a tutti» si scusò Yana dispiaciuta.
«Rovinata? Io non vedevo l'ora di uscire da qui!» esclamò Carl.
«Concordo» disse Cassie con l'intento di postare una storia ma con scarso successo per via della connessione. Stranamente quest'ultima non aveva fatto nessun commento vedendo Yana in braccio a Saros. Anche se, furtivamente, gli lanciava delle occhiate furiose ma allo stesso tempo strane.
Arrivati al parcheggio, Saros fece sedere Yana alla macchina di Kevin.

«Aspetta, perché mi trovo qui?» chiese lei guardandosi intorno.
«Non sei felice? Starai in compagnia del tuo fidanzatino» rispose Saros per poi allontanarsi prima che Yana potesse replicare ed entrò nella sua macchina.

Rimase scossa. Era venuta con la sua macchina, perché il ritorno lo avrebbe fatto con Kevin? E perché lo aveva definito il suo fidanzatino?
Un dubbio le pervase la mente... E se avesse assistito al bacio suo e di Kevin?
Negò col capo, era impossibile. Intorno a loro non c'era nessuno, erano da soli.

Eppure...

«Ehi» sentì dire una voce accanto a lei. Kevin era entrato in macchina.
Sembrava essere imbarazzato.

«Come stai?» chiese. Yana non capì se la domanda era riferita alla caviglia o al bacio.
A prescindere da quali tra le due cose si riferiva, rispose con un semplice e secco «Bene».
«Mi spiace per come mi sono comportato prima, io...»
«Tranquillo... Certo, devo ancora metabolizzare la cosa... ma ok, fa niente».
Non era di certo la risposta che Kevin si aspettava, ma si accontentò.
Voleva tanto che Yana ricambiasse i sentimenti ma, più i minuti passavano, e più quel folle pensiero non aveva senso; era infondato su supposizioni inventate dal suo intelletto. Kevin pensava che se solo l'avesse fatta sentire sua, se solo la baciasse... poteva in qualche modo farle provare qualcosa. Ma questo non accadde.

«Ma quindi Cassie dove va?» chiese Yana ricordandosi che all'inizio c'era lei con Kevin in macchina.
«Oh, pensavo che fosse scontato. Va da Saros. Avete fatto scambio di posti voi due».

Yana si sentì di colpo male.
Come se qualcuno le avesse pugnalato al petto e adesso ne sentisse il dolore. Si era completamente dimenticata del dolore alla caviglia, adesso i suoi pensieri erano rivolti a lui.

Lui che in quel momento si trovava con Cassie accanto.
Lui che le aveva fatto cambio posto.
Lui che non la voleva.

Perché ogni volta che sembrava facessero passi in avanti per avvicinarsi, allo stesso tempo ne facevano altri mille per allontanarsi?
Sospirò col viso rivolto verso il finestrino, non accorgendosi nemmeno che nel frattempo era entrata nella macchina anche Ella e che le stesse parlando. Aveva la mentre altrove, in un luogo distante. In un pianeta difficilmente toccabile.

Era da lui.

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