Capitolo 12 - Ballando sotto le stelle

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Soltanto le stelle sanno quante volte
Hanno guardato il cielo pensando
Uno all'altro.



«Yana mi aiuti un attimo a sistemare le piante qui fuori?» chiese Dina e lei la raggiunse, in un attimo, al retro del loro piccolo giardino.
«Puoi sotterrare questi semi dell'azalea?» chiese porgendole i medesimi semi.
Yana li prese e si mise a lavoro per poterli sotterrare.
Era primavera perciò l'azalea era perfetto in questo periodo. Anzi, era proprio questo fiore a enunciare l'inizio della stagione. Inoltre era simbolo di gioia e speranza. Era molto vistosa e colorata di un bel fucsia acceso.

Dina, la madre, li piantava sempre in primavera col suo aiuto poiché erano i suoi fiori preferiti.
Difatti, appena nascevano, li guardava sempre con orgoglio ed entusiasmo. E Yana non potè che non contraddirla, era davvero una pianta stupenda. Su questo non c'erano dubbi.

«Ci sono novità?» domandò Dina piantando anche lei dei piccoli semi di varie piante.
«Riguardo a cosa?»
«Saros» disse senza fare giri di parole «È successo qualcosa fra voi? Sono giorni che ti vedo strana» rifletté.
Yana esalò un sospiro lento.
«Diciamo che non siamo rimasti proprio in buoni rapporti»
«Oh tesoro, cosa è successo? Avete litigato?»
«Si ma tranquilla, passerà» ammiccò un sorriso amaro, volendo concludere di già la conversazione. Parlare di lui era proprio l'ultima cosa che desiderava al momento, anche se in fondo gli mancava.

«Hm, ricorda Yana... Bisogna chiarire subito con le persone, soprattutto a quelle a cui vuoi bene» disse guardandola dolcemente. Yana si sciolse alla vista di una madre così premurosa nei suoi confronti.
In realtà, negli ultimi giorni, rifletté molto sul modo in cui si era comportata. Si era mostrata incoerente. Si era arrabbiata del perché Saros volesse entrare nel suo passato quando in realtà lei era stata la prima a volerlo fare con lui. Forse si comportò in quella maniera perché non voleva rivivere i brutti momenti passati. Non voleva che risalissero a galla dopo la doverosa fatica che dovette fare per nasconderli, per spingerli il più lontano possibile da lei. Quasi da dimenticare il suo vero nome, le sue vere origini... stava dimenticando chi fosse. E adesso Saros le aveva fatto risalire tutto nella mente come una pellicola fotografica.

Lei in realtà non era arrabbiata con Saros ma bensì col suo passato.
Quando lo intimorì dicendogli di non pronunciare più il suo nome per intero, in realtà lo fece contro il suo passato; contro se stessa e non contro di lui.
Gli doveva delle scuse, eppure sentiva il bisogno di tenersi lontano da Saros. Poiché non si sentiva ancora pronta ad avere una conversazione con lui, a parlargli del suo passato. Sicuramente Saros aveva molte domande da farle ma Yana non si sentiva ancora mentalmente pronta per poterle rispondere. Perciò attese; attese fino a quando sarebbe stato il momento adatto per poter affrontare i suoi occhi. Le sue iridi profonde e raggelanti. Ma più i giorni passavano e più Saros non avrebbe avuto più motivo di andare al lago.

Difatti Yana, dopo aver parlato con Dina, andò al lago ma non lo trovò. Non era più lì. Adesso avrebbe dovuto aspettare l'eclissi per poterlo rincontrare.
Perché si riconobbero nei ruoli dei loro appartenenti corpi celesti che si rincorrevano senza mai trovarsi. Fino a quel giorno, fino a quell'evento... fino a quel appuntamento al buio accompagnato dalle stelle a lume di candela.
Fino alla festa.







Era venerdì.
Yana si trovava al portico di una graziosa e gigante villa. Vedendo la sua grandezza, ebbe il dubbio se l'indirizzo fosse effettivamente giusto. Lo rilesse altre mille volte dalla chat con Kevin, ma era ancora insicura.
Si sentiva la musica fin fuori dall'abitazione e Yana sentì la sensazione di trovarsi nel posto sbagliato. Che quel luogo non facesse parte di lei. Proprio mentre decise di andarsene, una voce la bloccò.

«Yana!» urlò in lontananza Kevin avvicinandosi alla figura minuscola e timida di lei.

La guardò meravigliato; stupito.
«Sei bellissima! Questo vestito ti dona molto» disse perlustrando ogni centimetro di lei.
Aveva un vestito fatto di tulle color violetto accompagnato a delle scarpe sportive. Le sembrava troppo elegante mettersi i tacchi per una festa universitaria, perciò decise di essere elegante ma allo stesso tempo non troppo.
Elaborò pure i capelli raccogliendoli in uno chignon scoprendole il collo. Mentre per il trucco optò per uno semplice.

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