十七

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Nel periodo in cui sono stata male, mon amour, Tae e Ggukie rimanevano notti intere a casa mia dormendo su quello scomodo divano blu mare. Avevano paura e hanno avuto ragione ad averne. Ma avevano altri problemi oltre a me, problemi per cui io non potevo fare nulla.

«Ggukie» la voce strozzata di Taehyung risuonava nella piccola cucina.

«Mh, Tae»

«Ggukie torniamo a casa, lasciamo Lisa un attimino sola, oggi sta bene.»

Jeongguk ha girato lo sguardo verso Tae dal suo libro sdraiato sulle mie sedie, alle tre di notte.

«Tae ti senti bene?» aveva la faccia preoccupata come ogni volta che la voce di Tae si chiudeva nella sua gola.

Silenzio.

«Tae»

«Non riesco a respirare mi sembra che l'aria si sia appiccicata alla mia pelle, ti prego possiamo uscire? Se poi non ci sentiamo tranquilli torniamo qua ti prego.» "Ti prego", Tae aveva sempre paura di chiedere qualunque cosa aggiungeva "scusa" e "ti prego" ogni volta che poteva.

«OK, andiamo, respira.»

Era agosto e c'era appena stato un grosso temporale le strade di Londra erano umide e gli anfibi di Jeongguk entravano nelle pozzanghere assieme ai mocassini di Taehyung.

Lo teneva per mano.

«Ggukie... Continuo a non riuscire a respirare.» Non respiro, non respiro, non respiro. Ho paura.

«Tae guardami. Apri un po' la camicia, respiriamo assieme. Non succede niente. Nulla, non c'è nessuno, solo io e te.»

Si sono seduti sulla fontana al parco. Jeongguk ha tirato fuori le Chesterfield blu e l'accendino.

Due cerchietti rossi brillavano sotto i lampioni del parco. Due mani erano strette tra loro sul marmo della fontana.

«Tae è per la reazione dei miei?»

«È per i tuoi, per Lisa, per tutto. Ggukie ti prego sfogati.»

«Tae...»

«No, parla le mie preoccupazioni si esplicitano fisicamente ma tu stai sempre zitto, parlami, dimmi cosa succede perché so che stai male ma non so cosa fare.»

Jungkook aveva poggiato la testa sulla spalla di Tae buttando fuori il fumo.

«Me lo aspettavo. Me lo sono sempre aspettato. Fa male. Fa tanto male Tae -singhiozzo- voglio che mia madre mi abbracci il giorno della mia laurea, voglio che ci sia quando noi due ci sposeremo -risatina- voglio che tengano in braccio un loro possibile nipote. E invece no, sono ottusi, voglio odiarli ma... ma sono sempre mamma e papà. Tae perché non sono più loro figlio se sto con te? Perché Tae?» C'erano dei grossi lacrimoni che scendevano dalle guance di Jeongguk, il suo corpo tremava contro quello di Tae.

«Non lo so... Ggukie, mi dispiace, mi dispiace tantissimo» Per un attimo, un quarto di secondo, Taehyung aveva pensato di addossarsi tutta la colpa che non aveva, di lasciare Ggukie in modo che trovasse qualcuno con cui rendere felici i suoi genitori ma non era su togliersi i sensi di colpa di dosso che doveva concentrarsi.

Sulla fontana alle quattro di mattina c'erano due ragazzi che piangevano, uno con una camicia hawaiana improponibile e l'altro con una felpa nera, abbracciati con due mozziconi di sigarette ai piedi, soffocati dai problemi.

«E Liz?»

«Prego che non faccia nulla di avventato, ho paura»

«Ho paura anch'io e non possiamo fare nulla»

«Lo so, fa male anche questo»

Sono stati zitti a lungo.

«Taehyung» le guance di Jeongguk erano ancora umide di lacrime.

«Mh» Tae gli stava carezzando i capelli.

«Quando finirà il mondo voglio essere lì a guardarlo con te, non voglio nessun altro, anche se ci saremmo fatti terribilmente male a vicenda, voglio te, vorrò te, sempre»

«Jeongguk»

«Mh»

«Ti amo, amore mio»

Sono rimasti abbracciati lasciandosi leggeri baci sulle labbra per molto.

Sono tornati nel mio appartamento alle cinque di mattina con un cappuccino, un caffè, un tè, non era più alla cannella e arancia però, e tre biscotto al cioccolato.

Quando la mattina mi sono alzata con i capelli ovunque e il pigiama stropicciato li ho visti dormire abbracciati sul divano vestiti come la sera prima.

Le labbra che si sfioravano e nel mio pianto ho sorriso, ho sorriso tanto.

Oggi sono andata io a comprare la colazione mentre loro dormono ancora nella loro stanza nel nostro appartamento a Parigi probabilmente appiccicati come due cozze. Due pan-ou-chocolate e un croissant.

Torno a casa con il sacchetto di carta caldo. Metto su il caffè e il bollitore per il tè.

«Lisaaa, vieni a salvarmi» urla Tae. Sta meglio, gli attacchi d'ansia non si presentano più spesso.

Corro nella loro camera e vedo un Tae rosso dalle risate sotto Ggukie che gli fa il solletico. Mi lancio su di loro ridendo e mi batte forte il cuore. Rido fino a che non mi viene mal di pancia e il bollitore fischia. Io adesso senza di loro dove sarei?

«Ciao Rosé, non è che verresti a mangiare da noi domani?»

«Mhhh, le farò sapere Lalisa» Ride lei, rido anch'io.

𝐭𝐞𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐞 𝐚𝐫𝐚𝐧𝐜𝐢𝐚 -ᴊᴇɴʟɪsᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora