二十

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Sorridi Lalisa, tutto questo non è su di te, è su Jennie, Jennie si sposa, non rubarle la scena con i tuoi inutili pensieri, sparisci.

Da maggio a ottobre, il mese in cui ti sei sposata Jen, ho smesso di pensare a me stessa. Non dovevo occuparmi di me stessa, solo di te. Dovevo aiutarti a trovare l'abito, scegliere i fiori e i capelli.

Non dovevo esistere.

Sei così bella, sei così bella sorridente nel tuo abito bianco. Mi vedi? Ti sto sorridendo anch'io, ti sto sorridendo anch'io mentre ti aiuto a sistemare i capelli allo specchio. Ti sorrido e muoio perchè il tuo sorriso non è per me, perchè ti stai per sposare con un bel, bellissimo, bravo ragazzo, perchè sono innamorata di te dalla prima volta che ti ho visto su quell'autobus e tu, arancia, mi hai mai amato in un tempo lontano, ormai non più.

Ti amo ancora arancia.

Ma è giusto così.

Hai camminato lungo la navata con un sorriso enorme, i denti bianchi sfavillavano a braccetto con me che sorridevo fino a sembrare folle. L'abito bianco cadeva liscio, morbido e nei capelli avevi quei piccoli brillanti. Hai raggiunto Oliver, mi sono messa accanto a te e il mio cervello si è spento.

"...vuoi tu, Jennie Kim..."

"...si..."

"...baciare la sposa..."

Avevo sentito tutte le frasi a metà. Era come se fossi caduta in trance, mi ero estraniata dal mondo e non avevo sentito più nulla, niente.

Abbiamo lanciato il riso fuori. Ho sorriso fino a che le mie guance si indolenzissero e le mie labbra tirassero.

Perché ti sei sposata vicino al mare? Fa freddo al mare in Inghilterra, Jennie, sopratutto ad ottobre. Avevo tanto freddo e volevo andarmene, venir risucchiata nella terra e sparire. Oppure entrare in acqua e lasciarmi portare via dal mare freddo. Non esistere più.

Ho parlato con te e Oliver mentre pranzavamo. È un così bravo ragazzo che volevo vomitare al pensiero di cosa gli avevo fatto. Sono un mostro. Sono un mostro. Sono un mostro.

Ho mangiato la torta, vi ho dato il mio regalo, è ancora appeso in casa tua il quadro Jen? Me ne sono andata. Sono sparita come volevo fare.

Mi sono tolta i tacchi e ho cominciato a camminare lungo la spiaggia. Ho sentito la figlia di uno dei tuoi cugini, una piccola meraviglia di quattro anni, scoppiare in lacrime. Doveva essere stata una giornata pesante anche per lei. Ho camminato a lungo fino al primo paese e poi ho chiamato un taxi.

Sono arrivata a Londra a mezza notte e mezza. Mi avevate portata voi fino al mare e sapevo che sareste rimasti lì fino alla mattina dopo. Ho preso il taxi e poi una serie di pullman quando mi sono accorta che la corsa cominciava a essere un cavolo di salasso.

A mezza notte c'era una ragazza con un abito blu lungo e i tacchi nelle mani che camminava a Londra. Aveva freddo e il trucco che cola a per le lacrime silenziose che aveva pianto per quasi tre ore. Aveva una sigaretta nella mano sinistra e ogni tanto l'avvicinava alle labbra.

I suoi passi nell'appartamento non facevano rumore, si sentiva il fruscio del suo vestito e basta.

Ha lasciato cadere le scarpe sul divano, si è sfilata il vestito e lo ha lasciato a terra. Si è messa sdraiata sul letto, tutta rannicchiata su se stessa. Si è addormentata e ha sperato di non svegliarsi mai più.

Non abbiamo parlato al tuo matrimonio, insomma eri troppo occupata a salutare tutti quei parenti che non sapevi di avere ed è giusto. Se avessimo parlato sarebbe andata meglio poi? Non lo so.

Il nostro amore, il tuo, il mio, quello di Oliver, scusami Oliver, ci aveva diviso e io avrei tanto voluto essere felice di questa cosa.

Jen, Jen, Jen perché mi hai chiamato?

𝐭𝐞𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐞 𝐚𝐫𝐚𝐧𝐜𝐢𝐚 -ᴊᴇɴʟɪsᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora