二十二

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Jennie. Ed il nostro ultimo incontro? No, non il nostro ultimo incontro, quello che vorrei più dimenticare nella mia vita. Cosa mi dici Jennie?
Siamo andate al nostro bar, te lo ricordi? Quello con i barattoli e cassetti stracolmi di caffè e spezie. Eri seduta ad uno dei primi tavolini a sinistra ed era mattina. Avevi quei bellissimi pantaloni viola a zampa e quella camicetta che sembrava svolazzasse anche senza il minimo soffio di vento. Ti ho raggiunto e l'aria è diventata tesa. Avevi una grossa borsa di pelle appesa alla sedia e io ho sperato come un'idiota che ci fossero le carte per il divorzio.

"Ciao, Liz"

"Ciao"

"Come vanno le cose?"

Che domanda stupida, lo sapevi benissimo come andavano le cose. O forse no? Non eri nella mia testa non potevi sapere quanto stessi male ma quella chiamata con Gguk avrebbe dovuto farti capire qualcosa.
Abbiamo parlato del più e del meno, della mia continua e disperata ricerca di un altro lavoro oltre a quello di cameriera e del fatto che i tuoi genitori sarebbero venuti a trovarti da lì a pochi giorni. Avevano mai saputo di noi due?
Hai poi tirato un sospiro e detto le magiche parole.

"Devo dirti una cosa..."

Avevi preso la borsa e avevi tirato fuori una bisra gialla, un referto medico. L'hai girato verso di me. L'ho aperto. Dentro c'erano i risultati di diversi esami che avevi fatto. Pressione nella norma, valori del sangue perfetti, continuavo a scendere con lo sguardo, spaventata; avevo paura che avessi una qualsiasi terribile malattia e che quello fosse il foglio che mi diceva che avrei avuto solo più pochi mesi per restare con te, ero terrorizzata. Poi sono arrivata all'ultima pagina. Jennie Kim, stato: incinta.

Come si chiama quel bambino adesso?Quanti anni ha? Gli hai mai parlato di me?

Incinta. Mi veniva da vomitare e da piangere. Mi veniva da vomitare all'idea che avessi fatto l'amore con un'altra persona, che pensiero egoista, bigotto e schifoso. Ma è la prima cosa che ho pensato. Poi ho cominciato a realizzare tutto ciò che la tua gravidanza implicava e ho capito che era finita. Qualunque cosa ci potesse mai più essere tra noi due era finita in quel momento, o doveva finire perché non avrei più ferito solo Oliver, ma anche il bambino e questo non avrei potuto sopportarlo.

"Congratulazioni sono felicissima per te, da quanto lo sai?"

"Lalisa non è questo il punto"

"Jennie quale dovrebbe essere? Stai per avere un figlio, con l'uomo che ami, non sei felice?"

"Torshlusspanik, sai cosa vuol dire?"

Non lo sapevo, sono rimasta in silezio.

"Torshlusspanik, perdere l'occasione della vita. Eri la mia occasione e ti ho persa. E lo so, lo so, che è tutta solamente colpa mia. Perdonami Lisa, ho sbagliato tutto. Perdonami non voglio crescere questo bambino con Oliver, non poaso farlo mentre ti amo ancora. Rimani con me."

Sono rimasta in silenzio, continuava a venirmi da vomitare, adesdo ancora di più.

"E con Oliver?"

"Capirà, vivrà solamente con me perché il bambino abbia una figura pater ma sarà come se il bambino fosse nostro"

Non volevi solo me, volevi entrambi ai tuoi comodi, come volevi tu e quando lo volevi tu.

Tutto è diventato nauseabondo, i colori della teiera che era sul nostro tavolino, il gusto del mio tè all'anice, la vista dei dolci nella vetrineftta del locale; tutto ha cominciato a disgustarmi.

Mi sono chiesta se non ero innamorata di lei quanto dell'idea di lei che mi ero creata nella mente.

Mi sono alzata senza risponderti e sono andata via. Mi tremavano le gambe e sentivo la bile che saliva lungo la gola. Ho vomitato in un tombino. Quando sono arrivata a casa ero sicura di una cosa, non ti avrei mai più voluto rivedere, anche se sapevo che il dolore che avrei provato mi avrebbe probabilmente soffocato lentamente. Ma non era forse quello che meritavo dopo quello che avevo fatto a Oliver?

Mi avevi spinto totalmente sott'acqua, fluttuavo nel mio blu inchiostro, senza trovare aria.

𝐭𝐞𝐚 𝐜𝐚𝐧𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐞 𝐚𝐫𝐚𝐧𝐜𝐢𝐚 -ᴊᴇɴʟɪsᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora