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Le valigie e valigione erano pronte da qualche giorno ormai, riposte nello sgabuzzino della casa. Ogni volta che Sofia vi entrava le saliva un'angoscia nel pensare che non avrebbe visto Gianluca per un sacco di tempo e ancora doveva dirgli che non potevano neanche stare insieme per le vacanze di Natale, visto che lei di ferie non ne aveva.
Approfittò dell'assenza dell'uomo di casa per rimanere sola nei propri pensieri e a chiudersi in bagno per fare quel maledetto, maledettissimo test di gravidanza, che giaceva ancora inerme sul mobiletto del bagno. Ancora non aveva preso coraggio, e da quando l'aveva acquistato ne erano passati tre di giorni ma del ciclo neanche l'ombra e l'ansia ingigantiva ancora di più la paura dell'esito.
Gianluca le aveva sempre detto che avrebbe voluto diventare papà da giovane, ma che con il suo lavoro che lo portava in viaggio in giro per il mondo molti mesi, non era una scelta da prendere in quel periodo della vita. Per Sofia, la quale non avrebbe immaginato neanche di avere dei figli, in quel momento voleva concentrarsi sul lavoro e sull'affermarsi come architetto e pensare al fatto che potesse cambiare la sua vita solo in base ad una notte di sesso non protetto la faceva rabbrividire.
Poi si disse basta. Lesse velocemente le istruzioni, la cosa era semplice, veniva fuori la scritta incinta o non. Lo fece con un moto improvviso di coraggio.
Non poteva più aspettare.
Impostò il timer sul telefono di lunghi, interminabili tre minuti.
Come si faceva ad aspettare così tanto tempo per sapere una cosa così importante e delicata?
Uno squillante biiiippp la fece sobbalzare, mentre si portava una mano sull'orecchio.
Posò lo sguardo impaurito sullo stick e la parola 'pregnant' si fece sempre più nitida e scura sul piccolo display. La situazione era chiara. Avrebbe voluto non sapere una parola di inglese, per non capire il significato di quell'insieme di lettere. Eppure non poteva fare nulla, non poteva fare finta di niente, aspettava un bambino. Facendo mente locale, realizzò che molto probabilmente doveva avere dimenticato di prendere la pillola, dove essere successo proprio per quel motivo. Era stata sbadata, e questa volta l'aveva fatta grossa.
Ma era incinta, una vita stava crescendo dentro di lei, il frutto del suo amore con Gianluca.
Chiuse gli occhi e una calda lacrima fece il suo corso sulla sua guancia.

"Amore mio, sono a casa!" Le urla dal piano di sotto la fecero ricadere con i piedi per terra. Prese il test che nascose in tasca, si asciugò in fretta le lacrime e uscì dal bagno cercando di essere convincente e di sembrare tranquilla, ma un turbinio di pensieri e preoccupazioni le fecero venire la nausea.

"Sono di sopra!" Disse, nascondendo il test nel primo cassetto del comò sotto la biancheria intima.

"Ah, ci sei! Vado a farmi una doccia e poi ci prepariamo per la cena!" Disse, recuperando asciugamani e un cambio, si avvicinò alla ragazza e la baciò sulla fronte.

"Cena? Quale cena scusa?" Chiede confusa osservandolo sfrecciare da una parte all'altra della loro camera da letto.

"Siamo a cena da Ignazio e Margherita, ricordi?"

"Vero, mi ero dimenticata. Vai allora!" Rispose invogliandolo a prendere posto in bagno.

Sofia decise di cambiarsi più per distrarsi dal pensiero che la attanagliava da qualche minuto che per vero bisogno. Prese un paio di jeans semplici e un maglione bianco, il suo preferito. Si spogliò e si piazzò davanti allo specchio in intimo. I suoi occhi si posarono sul suo addome. C'era la solita pancia piatta. Come era possibile che là dentro pulsava un'altra vita?
Scosse la testa violentemente e chiuse l'anta dell'armadio, vestendosi.
Finì di prepararsi quando Gianluca uscì dal bagno con un asciugamano legato in vita.
Se di solito vederlo così, praticamente nudo, le suscitava imbarazzo e desiderio, quella sera era proprio come spenta, pensava costantemente a come avrebbe reagito lui sapendolo.

"Gian?" Aprì bocca timorosa, tenendo lo sguardo basso.

"Dimmi."

Sofia sospirò e si sedette sulla poltrona della stanza. "Mmmh..." come poteva dirglielo? Aveva una paura matta di... tutto.

"Sofi?"

Sofia piazzò i suoi occhi su di lui che nel mentre si stava cambiando.
"Io..." deglutì invano.

Gianluca sospirò davanti all'indecisione della fidanzata e la spronò. " Uragano? Sei strana, tutto ok?"
Cosa poteva pretendere? Gianluca la leggeva con un solo sguardo, per lui era facile capire che c'era qualcosa che non andava.
"Ti devo parlare... per le vacanze di Natale!" Cambiò piega del discorso, non ce l'aveva fatta.
"Mi sa che non posso prendermi dei giorni tra Natale e il 6 gennaio."

"Ma come? È da un sacco che parliamo di andare a Roseto, dalla mia famiglia!"

"Lo so, ma non posso fare altrimenti. Sai che mi avrebbe fatto piacere passare qualche giorno in Abruzzo... ma..."

"Cazzo, ci tenevo. Gliel'avevo già detto a mia madre..."

"Non decido io, sono una dipendente e tra l'altro sono l'ultima arrivata." Le ricordò Sofia.

"E non puoi fare proprio nulla per liberarti?"
"No, devo incastrarle anche con quelle delle colleghe. Il massimo che posso fare è vigilia, Natale e santo Stefano." Sofia iniziava ad essere visibilmente scocciata dalla conversazione.
"Non ci posso credere, ne parliamo da un sacco!"
"Lo so e credimi che mi spiace, però non posso pretendere di più. Sono l'ultima arrivata e non posso chiedere a loro di essere al mio servizio." Sputò fuori lei.
"Scusa, che vuoi dire?"
"Quello che ho detto. Penso che tu ogni tanto debba metterti anche nei panni di chi lavora più di otto ore al giorno per arrivare a fine mese e non sempre ce la fa. Credo che tu ogni tanto perda di vista la realtà, sai?"
"Non è vero, non ti permetto di dirlo!"
"Sono io che non ti permetto di chiedermi se posso fare più ferie di quanto me ne spettino. Lavoro da poco in studio e ci tengo a fare bella impressione per tenermi stretto questa opportunità e non posso sentirmi chiedere da te di avere pazienza e chiedere giorni in più. Ho già chiesto parecchio favori durante questo anno per riuscire a prendere il treno alla sera per essere accanto a te per il concerto e ripartire all'alba con zero ore di sonno. Non ti sto facendo una colpa per il tuo lavoro e mi fa piacere seguirti ogni tanto, hai una vita stressante, lo so perfettamente, ma la mia non è da meno, te ne sei mai accorto?"
"Sofia, stai esagerando! Che ti prende?"

Sofia lo vide serrare la mascella ed inarcare un sopracciglio, capì perfettamente che era arrabbiato, ma in quel momento lei lo era di più. Forse aveva solo avuto un pretesto per sfogare lo stress e la stanchezza che la stava svuotando in quei giorni, sbagliando a prendersela così tanto con il suo ragazzo. Era vero, tante volte ci era passata sopra alle ore di viaggio fatte per raggiungerlo dall'altra parte dell'Italia per poterlo aiutare a vincere l'agitazione e la tensione.

"Mi prende che sono stanca da questo anno impegnativo e che avrei bisogno che tu ti accorgessi dei salti mortali che faccio solo per vederti stare bene ed vederti felice... vorrei che tu ti accorga di quanto lotto per avere una carriera che desidero e vorrei che il mio ragazzo mi capisse!" I singhiozzi la stavano scuotendo violenti per il nervosismo e corse a chiudersi in bagno.

Subito Gianluca bussò con violenza alla porta.

"Sofia, esci dal bagno, dobbiamo parlare!"
"Lasciami stare, ho bisogno di stare sola!"
"Per favore, esci. Parliamone e chiariamo."

Passarono almeno venti minuti fino a che le lacrime ormai furono esaurite, si alzò ed uscì dal suo nascondiglio, tornando in camera sperando che Gianluca fosse già andato via.
Invece era sdraiato sul letto, rivolto verso il soffitto, con le mani a coprire gli occhi. Appena sentì i passi di Sofia si rizzò a sedere.

"Sofia, ti chiedo scusa se ti sei sentita così, ma io non me n'ero accorto."
"Non voglio le tue scuse, ma avrei voluto che te ne accorgessi da solo."
"Hai ragione, sono stato troppo concentrato sul mio lavoro, ma devi capire che è stato un anno fondamentale per la mia carriera."
"Lo so, capisco bene, lo so."
"Facciamo che d'ora in poi ne parliamo sempre, di qualsiasi cosa. Non ci devono più essere segreti tra di noi, qualsiasi cosa ci sia la si affronta insieme, io e te." Gianluca si avvicinò a Sofia e le prese il viso tra le sue mani grandi e calde, con un pollice le accarezzò lo zigomo e la guardò negli occhi.
L'ennesima lacrima corse veloce sul viso di Sofia, ma questa volta non era per la discussione accesa avuta con Gianluca, era per quella cosa, più grande di lei, che stava gravando sulle sue spalle.
Si divincolò dalla stretta di Gianluca, prese il cappotto e la borsa e corse al piano di sotto per uscire velocemente.

"Sofia!" Urlava Gianluca, e lei da perfetta vigliacca l'unica cosa che fu capace di fare era scappare via da quella situazione pesante, alla quale avrebbe voluto sottrarsi.

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Vieni nel mio cuore (Sequel di Come un uragano dentro ) #GianlucaGinoble Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora