You blink once
Then it's gone
Don't let it take the skin
from your bonesSam Tinnesz - Even if it hurts
Le gambe non rispondevano a dovere, le sentivo deboli, instabili. Avevo camminato tutto il giorno precedente, traballato e a tratti imprecato. Mi ero sentita un facocero con l'affanno, da quanto ero scoordinata.
La pelle del viso pizzicava, la testa mi girava con estrema facilità e andavo a sbattere troppo spesso contro le superfici.
Ero stata ferma un mese eppure mi pareva di averci passato molto più tempo su quel maledetto letto.
Per questo, quando arrivai in cucina, nell'open space che comprendeva anche la sala da pranzo, mi parve di aver corso una maratona. Però ne ero uscita vittoriosa e tanto bastava per quel giorno.
Piccoli passi, perché la strada sarebbe stata solo in salita.
Osservai la luce mattutina che filtrava dalle ampie finestre della parete e graziavano l'ambiente di una delicata aura di tranquillità che irradiava la schiena e la testa di mio nonno, inclinata in un inusuale angolazione.
Fionn si girò di scatto, le iridi larghe, il telefono di cui non mi ero accorta stretto tra spalla e orecchio. Gli rivolsi i palmi delle mani e indietreggiai.
La voce dall'altro lato del cellulare continuava a parlare a raffica, ma lui mantenne l'attenzione su di me.
«No, no, vieni.» L'incredulità gli inondò le pupille. «Aspetta solo un attimo» intimò all'auricolare, per poi discostarsi l'oggetto dall'orecchio. «Va tutto bene mimma?»
Annuii.
Era sorpreso. E lo ero anche io. Allargai le braccia, in quella cucina moderna e dalle forti tinte sature che non avevo mai varcato nel mese in cui ero stata lì.
«Non volevo disturbare...» Indicai il telefono.
Ogni parola era uno sforzo immenso, non era come andare in bici, parlare?
«Questo?»
Si riportò l'oggetto all'orecchio e liquidò l'interlocutore che, dal tono sostenuto percepibile da dove mi trovavo, rimase piuttosto contrariato.
Riattaccò ed esplose in un sorriso. «Volevo preparare la colazione, ti va di mangiare con me?»
Due sconosciuti uniti dal sangue. Divisi da anni di assenze e rapporti mancati. Lasciai cadere lo zaino per il viaggio vicino al tavolo e cercai il suo con lo sguardo.
«Oh, partiamo prima di pranzo, abbiamo tempo per la colazione.» Ridacchiò. «C'è sempre tempo per la colazione. Allora, hai fame?»
Annuii.
«Allora accomodati che preparo dei meravigliosi pancake.» Si portò le dita alle labbra e poi le allontanò schioccando con la bocca, in un'imitazione iconica degli italiani.
Misia lo avrebbe strangolato per quello.
«Ti va di...» Indugiai, mi morsi il labbro. «Prepararli insieme?»
Cinque parole, le corde vocali annodate.
Se possibile i suoi occhi si allargarono ancora di più. Un libro aperto, un'anima senza filtri. Lo raggiunsi, ma il telefono che aveva appoggiato sul ripiano iniziò a squillare.
«Se hai da fare non importa...»
Riattaccò la chiamata e mi rivolse un sorriso così ampio che ogni ruga sul suo volto collaborò. «Nemmeno per sogno! Abbiamo diversi anni da recuperare, no?»
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Black Moon ~ Come un'Aquila
RomanceTerzo volume e conclusivo di Black Moon. ROMANCE ~sfumature DARK ~sfumature Thriller 🌘 🌑 🌒 Nicholas è sprofondato nelle acque della morte. Sam si è distrutta. Un mese è passato, il mondo ha perso senso, le minacce non sono cessate. Ma ongi pass...