46. Il nostro varco

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They putting on a face, won't admit it
We already know how it ends

The Ending - Wafia

C'era un cielo scolorito e apatico che ci osservava oltre le vetrate dell'aeroporto.

La presenza di Nicholas era il mio unico punto fermo quel giorno, in quella baraonda di persone con le valigie piene e i passi pronti.

Calai lo sguardo sull'avambraccio dove avevo arrotolato la felpa. Nicholas sfiorò l'ala dipinta su di esso.

Ci scambiammo un rapido sguardo.

No, eravamo entrambi il nostro punto fermo.

Agenti in borghese si avvicinarono tanto da rendere pressante la loro presenza.

«Esagerati» borbottò Misia lanciandogli una stilettata, lo sguardo inferocito.

Emily, poco davanti a noi, sbuffò, per la milionesima volta, sfregandosi la frangia abbondantemente scompigliata. «Non me ne frega niente, nanerottola, ti revoco l'accesso al conto se hai intenzione di usarlo per queste cagate!»

Sua sorella, Elizabeth, le rispose con una linguaccia non degna della sua età. «Sono maggiorenne, non puoi revocarmi proprio niente. Hai intestato tu il conto a entrambe.» Poi incrociò le braccia stracolme di tatuaggi al petto, mettendo così in risalto il frutto stesso della loro discussione. Assomigliò tanto a Emily con quel gesto; se non fosse stato per gli svariati centimetri di differenza sarebbero state due gocce d'acqua.

«E nanerottola è una parola offensiva. Non te l'ha mai detto Sam?»

Emily mi fulminò con lo sguardo, per scoraggiarmi a darle manforte. Elly mi fece invece l'occhiolino con le lunghissime ciglia truccate in modo pesante.

Non resistetti. «Assolutamente molto offensivo.»

«Vedi.» Elizabeth picchiettò un dito sul mento della maggiore, sfacciata. «Inoltre dovresti imparare a trattarmi meglio ora che vivremo insieme, altrimenti non cucino più.»

«Sopravvivo anche senza.» Scostò il viso la maggiore, oltraggiata.

«Ne dubito» sogghignò Ivan. Allungò poi una mano alle spalle di Elizabeth, la quale gli batté il cinque senza nemmeno guardarlo.

Tante dinamiche mi erano sfuggite negli ultimi mesi.

«Siete diabolici voi due.» Gli fulminò Emily, scostandosi la frangia ribelle. Un gesto che le permise di nascondere il sorriso compiaciuto. «Finisce che vado a vivere con Sam e Nick e vi mollo tutti e due seduta stante. Addio Brighton e i buoni propositi.»

Nicholas, sentitosi chiamato in causa, si irrigidì. Intrecciai le dita con le sue. Le sue ombre erano diverse ora, ma erano sempre presenti.

«A proposito, dove siete diretti?» indagò Elizabeth.

I cinque agenti che ci accompagnavano ci fissarono, pressanti, ricordandoci che non erano lì per proteggerci, ma per l'estradizione di Nicholas Kayle Moon fuori dal territorio britannico.

Bell'accordo di merda gli avevano concesso. Non che avesse possibilità di scelta. Era stato assolto da tutte le accuse per i servizi resi per la collaborazione, ma vincolato a una vita lontano dal Regno Unito.

Emily mi fissò con quella risolutezza schietta che mi era molto familiare. Ivan invece calò il capo, non contento della risposta che già conosceva bene.

Fu Misia a prendere parola: «Vienvia nini, che sennò perdo il volo.»

Le sorelle bionde si scambiarono uno sguardo d'intesa, trattenendo un sorriso. Avevano il brutto vizio di provare a imitare mia nonna quando parlava toscano.

Black Moon ~ Come un'AquilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora