18. La sua scelta

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🔴 ATTENZIONE! 🔴
Linguaggio esplicito.


The fear in me is pulling deep
Like an undertow
But I will escape the hands of fate
Before it knows

Hold on For Your Life - Sam Tinnesz & Tommee Profit



Quando l'auto si arrestò, con un testacoda che ci fece sbattere gli uni contro gli altri, avevo le costole doloranti, le unghie conficcate nella tappezzeria e mi ero morsa la lingua.

Spostai lo sguardo sugli altri, l'adrenalina già sfrecciava per accelerare l'afflusso sanguigno e assuefare il dolore. Ivan spalancò la portiera.

Frastuoni, cigolare di lamiere, grugniti.

«Tutti fuori!» ordinò Ivan.

Caddi fuori dall'auto, Nicholas mi seguì come un'ombra, l'asfalto dissestato su cui mettemmo i piedi ribolliva della calura estiva. Ivan trascinò Alice e Amber con sé fino al nostro lato della vettura. L'odore di pioggia si accalcava a quello dello smog.

Un sottile strato di fumo mi stava facendo pizzicare le narici.

«State tutti bene?» rantolai, cercando di capire contro cosa aveva sbattuto l'auto.

Un piccolo camioncino bianco aveva il cofano ripiegato su se stesso, un fumo antracite che saliva a sbuffi da dove la lamiera si era accartocciata sbattendo contro il muretto mezzo distrutto di un edificio arroccato.

La nostra auto invece era, contro ogni previsione, intatta.

Ci trovavamo in una strada secondaria, fuori dalla periferia londinese, il traffico ormai sgombro, nessun testimone.

«Ci stavano venendo addosso, era l'unica cosa che potessi fare.» Emily affannò, piegata in avanti, le mani appoggiate sulle ginocchia lasciate scoperte dai pantaloncini corti. «State bene?» Ma un rivolo cremisi le scese da sotto la frangia scomposta, segandole il sopracciglio a metà.

«Em?»

«Non è niente, sto bene.»

«Sei stata una bomba.» Ivan le tamponò il rivolo di sangue con un lembo della propria maglia. «Ci siamo quasi, un isolato al massimo, dobbiamo muoverci.»

«Non abbiamo seminato tutti» irruppe Nicholas. «Non dovremmo-»

Un fragore, pneumatici che slittano sulla strada, gemiti angosciati.

«Via, via!» Ivan ci spinse oltre l'edificio decadente, verso una stradina così stretta da essere quasi invisibile. Lui e Nicholas rimasero indietro. Mi aggrappai alle dita di Emily e insieme spingemmo le altre nel vicolo che faceva da intercapedine, incitandole.

Clangori metallici giunsero alle nostre spalle, grida accalcate, portiere che si spalancano. Un fracasso spaccò il cielo e il lampo di un tuono mi accecò.

«Sai dove dobbiamo andare?!» gridai a Emily che stava sollevando Alice da terra, che era inciampata.

«Sì, sì!» L'affanno le accalcò le sillabe. «Un paio di edifici da qui c'è un'altra macchina. Misia ci aspetta lì!»

Mitragliata di spari. Alice si tappò le orecchie, strillò. Ci appiattimmo contro il muro scrostato e pericolante, la parete ruvida che emanava calore. Il sudore mi gocciolò sul collo mescolandosi all'umido che ancora grondava dai capelli.

Un gemito. Un urlo. Un frastuono metallico.

La paura mi sbriciolò il respiro, impalandomi il cuore.

Black Moon ~ Come un'AquilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora