Capitolo XII

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Pietro l'aveva portata ad un pontile di legno. Là, vi era un chiosco. Vendeva tranci di pizza.
Avevano mangiato, poi erano rimasti tutto il pomeriggio seduti sulla sabbia a parlare, ridere, sognare insieme.
Dopodiché, lui aveva insistito per accompagnarla a casa.
L'aveva baciata.
Poi aveva tirato fuori le chiavi del suo scooter, lasciato a casa di Sofia a mezzogiorno, era salito in sella e se n'era andato.
Lei sorrideva.
La sensazione di qualcosa di bello.
Dietro alle quinte della sua vita qualcosa cambiava, finalmente. Novità. Ecco cosa succedeva.
La linea retta della sua esistenza stava per prendere una direzione nuova. Diversa.
Inspirò a fondo nel polsino della sua maglietta e riuscì a sentire il profumo di Pietro, misto all'odore salmastro delle onde.

La monotonia forse si sarebbe dileguata, come le nuvole dopo un temporale.

Sofia si distese sul suo letto.
La sera seguente, i suoi genitori sarebbero tornati a casa.
Doveva affrontare un'ultima giornata di scuola: venerdì.
Sembrava così lontano, ormai, quel lunedì mattina in cui il cielo brillava di normalità, in cui le nuvole la soprastavano e la gravità la legava al terreno.
Ora, sembrava gravitare tutto intorno a lui.

21:30
Il telefono di casa squillò.
Era Luna.
"Sofi, sono io"
"Oh, ciao"
"Stai bene?"
"Sì, insomma, sì. Perché?"
"Come ti è saltato in mente di saltare scuola per ben due giorni? Tua madre mi ha chiesto se c'eri. Le ho appena detto che avrei chiesto a Maddalena, dato che da classe mia non posso seguire ogni tua singola mossa."
Maddalena era una compagna di classe di Sofia che conosceva anche Luna.
"Ero...con Pietro"
Ci fu silenzio per una decina di secondi, poi Luna riprese la conversazione.
"Stai scherzando, vero?
Con quello di mesi fa? Ah, bene"
"Anche troppo"
"Sei un caso disperato."
"Ne sono consapevole"
"Fatti vedere al secondo piano del Liceo, comunque, Tommaso vuole conoscerti.
Stravede per te. Buona notte tesoro, attenta a ciò che fai"
"Notte Luna"

Ah, come se a Sofia fosse potuto importare qualcosa di Tommaso, il compagno di banco di Luna.
Lo schermo dell'iPhone si illuminò.

21:42 Pietro
"Ora stai meglio?"

Sofia guardò il pavimento.
Poi le sue Vans.
Poi il pavimento.
E poi le sue Vans.

Oh andiamo, la risposta non sta di certo nelle tue scarpe.

21:45 Sofia
"Woah, hai classe se porti una ragazza a mangiare pizza in un chiosco. Mi aspettavo qualcosa di più alternativo da te."

21:46 Pietro
"Come sei simpatica. Stai meglio?"

21:48 Sofia
"Cosa ti fa presupporre che non stessi bene?"

21:49 Pietro
"L'ho letto nei tuoi occhi, quella sera che ti ho rivisto dopo tanto. Eri sperduta, perciò ho deciso di perdermi anche io"

21:51 Sofia
"Non posso darti torto"

21:55 Pietro
"Ora, però, so cosa voglio"

21:55 Sofia
"Che cosa?"

21:56 Pietro
"Voglio te, Sofia"

Brivido.

21:57 Sofia
"Sai come sono io"

21:59 Pietro
"No, non lo so ancora completamente.
A dir la verità, c'è tanto da sapere su di te. Ciò che voglio non è la relazione di una volta. Non voglio una storia lasciata al caso, un distratto scorcio di felicità ricoperto dalle opinioni altrui.
Quanto sei cambiata da quei tempi?
Ti sei chiusa come un riccio, non parli più con le persone, non esterni i tuoi sentimenti. Quante volte sei stata delusa dalla gente?
Anche io ti ho deluso. Lo so.
Ma sai, forse un inizio con il piede sbagliato non comporta necessariamente una fine."

Sofia si domandò come il Parkinson avesse potuto tralasciare di cogliere Pietro per un messaggio così lungo. Sogghignò. Poi decise di essere seria.

22:04 Sofia
"Ed ora cosa vuoi? Una storia finta fatta di illusioni ed appellativi sdolcinati senza un fine?"

22:06 Pietro
"Il mio fine, mia cara, è conquistarti.
Buonanotte, cuoricino di ghiaccio"

Senza fiato. Era l'effetto di quelle poche righe, il loro significato. Per lei.

22:11 Sofia
"Buona notte Pietro"

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