Capitolo XVI

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Sabato.

Il solito ponte, il solito autobus delle 7.07.

Questa volta, però, Sofia non andava a scuola.

Non lontano da Piazzale Roma, si trovava un vecchio pontile di legno. Non vi era mai nessuno. Là, c'era la sua migliore amica con la barca. Si erano dati appuntamento alle 8.30, ma erano già le 8.45.

Quando la ragazza arrivò, vestita di nero e con un insolito sorrisino sulle labbra, Luna fu la prima ad andarle in contro.

"Sofi, ti stavamo aspettando"

Era sempre così allegra e spensierata... Due ragazze a poli opposti, in poche parole.

Dietro di lei, c'erano Leo, Maddalena e Catalina.

Leo l'abbracciò e le stampò un bacio sulla guancia.

Era un ragazzo alto. Aveva i capelli ramati ed il viso costellato di lentiggini, proprio come Pietro. I suoi occhi erano marroni.

Anche Maddalena si avvicinò e la salutò sorridendo.

Lei era una ragazza slanciata e snella, anche più di Sofia. Aveva i capelli dorati ed un sorriso contagioso. In classe, era sempre la più esuberante. Però faceva sempre ridere tutti, alla fin fine.

Catalina era l'esatto contrario: più bassa, magrolina e con grandi occhi grigi. I suoi capelli erano mori. Sembrava una bambola, tanto appariva fragile.

Sofia si lasciò alle spalle le sue amiche, generando una risatina generale, e si diresse verso il pontile. Appoggiò la mano sulla schiena di Pietro, che sedeva con le cuffiette nelle orecchie. Lui si voltò.

"Oh" sussurrò.

"Oh" rispose lei, accennando un sorriso.

Senza pensarci due volte, lui le prese il volto fra le mani e la baciò.

"Sì, beh. Mi mancavi, giustamente"

(...)

Leo guidava il piccolo motoscafo bianco. Le onde facevano sobbalzare la barca, a volte in modo dolce, a volte in modo brusco e violento. Sofia e Pietro erano seduti in un angolo, parlavano.

È incredibile: quando sono con lui trovo sempre un argomento di conversazione. Ciò che mi lega a lui è questa sensazione, riesce a rendere ciò che vivo ogni giorno nuovo, sempre.

(...)

Erano solo le 10.30 del mattino.
I sei ragazzi erano arrivati sull'isolotto e stavano camminando in silenzio.
La riva era formata da sassolini e piccole conchiglie. Ogni tanto, si potevano notare pezzi di ceramiche colorate, probabilmente trasportati dalla corrente fino a lì. Soffiava una leggera brezza.
Arrivati ad un tronco caduto, si sedettero tutti. Fecero il punto della situazione: Luna aveva portato tre birre al limone, Leo aveva un pacchetto enorme di "Tortillas", Sofia tre tranci di pizza, Pietro una Coca-Cola e Catalina e Maddalena avevano portato un sacchetto di marshmellows.
A mezzogiorno si spartirono tutto equamente, a parte questi ultimi.

Sofia sorseggiava avidamente la birra, l'adorava.
Pietro la divorava con gli occhi.
Si scambiavano in continuazione occhiate taglienti.

Leo, ad un certo punto, chiamò il ragazzo dagli occhi azzurri.

"Pietro, vieni un momento. Dobbiamo fare due chiacchiere io e te!"
Quando si furono allontanati, gli disse con aria seria:
"Come procede la situazione fra te e Sofia? State insieme, vero?"
Lui lo guardò con aria perplessa, poi scosse la testa.
"No...non stiamo insieme"
"E quando hai intenzione di chiederglielo, quando avrà occhi per un altro ragazzo?" replicò Leo.
"Mah" fu la sola e unica risposta.

(...)

Intorno alle 7.30 iniziarono a comparire le prime stelle. Stelle argentee cosparse per il cielo nero. Buio.

"Accendiamo un falò!" Esclamò entusiasta Maddalena.
Leo, con aria spavalda, armeggiò con il suo accendino.

"Complimenti, Leonardo" disse Pietro "Sei riuscito ad infuocare un legnetto".

Tutti risero, per quanto quel ragazzino rossiccio potesse essere dolce ed impacciato.

Per tentare di ripristinare la situazione, Leo disse: "Ho la chitarra, l'ho lasciata in barca. Vado a prenderla, torno subito"

Luna gioiva nel vedere Sofia così felice.
Non era cosa da tutti i giorni.
Era così presa, così appassionata da quel che faceva.
Quando Leo tornò con la chitarra, iniziò a suonare.
"The scientist" dei Coldplay.

Ahhh.

Quando finì, passò la chitarra a Pietro.

Pietro sa suonare la chitarra? Mio Dio, non finirà mai di stupirmi.

Guardò Sofia negli occhi, com'era solito fare, e iniziò a suonare.
"Viva la vida", sempre dei Coldplay.
Sofia aveva le lacrime agli occhi, amava quella canzone.
Quando lui finì di suonare, lasciò la chitarra a Leo e la prese per mano.
Si allontanarono dagli altri e rimasero soli.
Lui le accarezzò la guancia con la mano calda. E nel silenzio di quella sera, Sabato 28 Marzo, volarono queste parole nell'aria.
Leggere, dolci, presero letteralmente il volo, così come il cuore della ragazza a cui erano rivolte.

"Sofia, vuoi stare con me?"

Rose nereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora