Capitolo XIII

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Venerdì.
La soddisfazione di svegliarsi con un mezzo sorriso sulle labbra.
Alzarsi, canticchiare sotto il getto freddo della doccia, scegliere i vestiti con accortezza.
Un top nero, jeans strappati, Jeffrey Campbell.
Smalto nero Chanel.

Le gambe snelle di Sofia camminavano fra la folla. Raggiunta la scuola, fu sommersa di domande da tutti i suoi compagni. Noncurante, si recò al piano superiore per salutare Luna.

"Ciao ragazza trasgressiva, che ci fai a scuola? Non dovresti essere in giro per il mondo?"
Sofia rispose: "Simpatico da parte tua. Ascolta, ho una proposta. Tuo padre ha ancora la barca?"
"Certamente. Cosa sta articolando la tua mente?"
"Domani andiamo all'isola?"

"L'isola" era un atollo di terra in mezzo all'acqua. Abbandonato. Solo alberi, sabbia e Laguna.
Quando le due ragazzine erano piccole, trascorrevano molto tempo insieme. I loro genitori spesso organizzavano giri in barca e fingevano di abbandonarle là. Le due si inoltravano nella vegetazione e si sedevano. Ascoltavano la natura. E trascorrevano pomeriggi interi ad immaginare il futuro.

Luna disse:"Non è una cattiva idea. Tolto il fatto che dovrei sottrarre la barca ai miei. Ed io non so guidarla. E nemmeno tu."
"Leo sì. Possiamo invitare lui, Maddi, Cata, Matteo e oh...Pietro"

Erano una gran bella compagnia. Sofia conosceva Leo da circa cinque anni, frequentavano la stessa scuola media.
Maddalena e Catalina erano nella sua stessa classe.
Matteo era stato suo amico fin dalle scuole elementari.
Pietro...beh. Era il migliore amico di Leo. Ma dopo il litigio con Sofia se n'era andato da tutto e da tutti.

"E se i miei mi scoprono?" Disse dopo qualche istante la ragazza dai capelli mori.
"Possiamo inventarci qualche scusa"
"Vedremo domani Sofi, ora vai che è suonata"
"Ciao ciao tesoro"

Sofia si fiondò in classe. Era più che mai intenzionata a cogliere ogni singolo dettaglio della spiegazione.
Presto si ricordò, però, del bisogno di una firma falsa nel libretto scolastico.
Di nascosto, prese la penna e fece uno svolazzo sul documento, fingendosi, nel gesto, sua madre.
"Signorina, urge una giustificazione ai suoi giorni d'assenza" disse la professoressa, squadrandola da dietro gli occhiali.
"Ecco a lei"
La donna, che dimostrava avere una sessantina d'anni, scrutò molto attentamente la firma. Quel momento sembrò interminabile.

Che ti venga un colpo, razza di imbecille, posa il mio libretto e lasciami in pace.

"Vada pure al posto mia cara. E si ricordi che la tengo d'occhio"
"Faccia pure come vuole, prof"

Touché.

Fra le tante sfumature del suo carattere, Sofia possedeva un animo irascibile.
Dentro di lei, una scintilla di rabbia scattava troppo spesso, forse.
Il più delle volte, la mente e la ragione reprimevano l'incendio.
Altre volte, beh, no.

Matematica.
"Oggi affrontiamo la scomposizione in fattori dei polinomi"

Buonanotte.

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