Capitolo XXIII

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Dopo quella sera il tempo era passato veloce. Quella sera che di reale aveva avuto ben poco. Quella sera che per Sofia era stata come un salto al di fuori della realtà, un incontro con una situazione nuova. Il tempo era passato talmente veloce che era arrivata l'ultima settimana di scuola.
"Fino all'ultimo" aveva affermato la professoressa di Latino, e così era stato.
Le prove decisive, volte a confermare i voti della scheda di valutazione, si protendevano fino a Mercoledì. Altri tre giorni di oppressione, poi nulla.
Sofia, sempre nei limiti della sua calma e razionalità, era eccitata all'idea di potersi a breve sbarazzare degli impegni scolastici. Cento giorni di libertà, cento giorni in cui avrebbe potuto sfogarsi e non pensare a nulla.
Niente più "da domani studio", niente più "da domani mi applico", in estate il domani era semplicemente un altro giorno tranquillo e spensierato.

Lunedì:
La solita sveglia presto, le solite scale, la solita fretta.
La fermata non era più fredda, Sofia indossava la solita gonna nera che l'aveva accompagnata per tanto, ma si era sbarazzata delle calze. Portava una maglietta con una singolare fantasia a scacchi, scarpe nere di tela con la suola bianca ed i capelli legati in una coda disordinata.
L'autobus era meno affollato, la calca nel piazzale Veneziano sembrava più tranquilla e rilassata, l'ingresso del Liceo era meno nervoso, fra chi fumava una sigaretta prima di entrare e chi si fermava a fare due chiacchiere.
In classe, Sofia dovette affrontare l'ultimo compito di matematica.
La matematica non era mai stata il suo forte, a dire il vero.
Quella prova andò discretamente, meglio delle precedenti, e la ragazza si ritenne soddisfatta.
Durante quella settimana, la mensa si era rifiutata di lavorare per il troppo caldo. Dunque le lezioni terminavano alle 14:00.
Quando suonò la campanella, il primo pensiero di Sofia fu "fuori il primo, ne mancano quattro".
Tornò a casa trafelata, bevve un bicchiere d'acqua ghiacciata e, per la prima volta durante l'anno, prese in mano il libro di diritto ed economia.

Domani c'è l'ultima verifica. Meglio tardi che mai, no?

Voleva a tutti i costi superare quel sei striminzito che l'aveva sempre demoralizzata, non avendo mai avuto lei una particolare attitudine per quella materia.
E se lo voleva, la sua volontà di ferro glielo permetteva.

Martedì:
Sveglia, caffè, rossetto, di corsa in fermata.
Sofia prese l'autobus per puro miracolo, e riuscì persino a trovare un posto in ultima fila.
Un'altra prima volta, d'altronde.
Poco prima di entrare a scuola, Luna la fermò per salutarla.

"Ciao Sofi, come stanno andando le prove finali? È da un po' che non ti vedo in giro, hai deciso di applicarti?"
Era raggiante.

"Sono impaziente di affrontare il test di diritto. Ho studiato come una deficiente, esigo le soddisfazioni che merito" Rispose Sofia.
"Con Pietro va tutto bene?"

Come va con Pietro? È da qualche giorno che non lo sento. Va tutto bene? Sì, va bene. A noi non servono molte parole, quando i fatti possono darci tutte le conferme di cui abbiamo bisogno. Avrà anche lui il suo comprensibile gran da fare.

"Va tutto bene, grazie Luna"

Suonò la campanella.
Inutile dire che il test andò brillantemente bene. Le domande erano piuttosto cattive, ma Sofia se la cavò. Aveva indetto una sfida e l'aveva vinta.
E sapeva che l'avrebbe vinta, dopo tutto.
Tornò a casa felice e si distese a letto, a fissare quel soffitto che ormai conosceva bene.
Dopo un po', per il caldo e la stanchezza, si addormentò serena.

Mercoledì:
Sveglia, caffè, chiavi, borsa, cuffiette... Cuffiette? Dove sono le cuffiette?
Sofia, in preda all'agitazione, fu capace di mettere a soqquadro l'intera casa in soli sette minuti, i sette minuti che la separavano dall'autobus delle 7:07.
Le trovò sotto un cumulo di vestiti in camera, aggrovigliate come d'abitudine.
Dopodiché si precipitò giù per le scale.
Superati i primi due pianerottoli, alla terza svolta Sofia inciampò rovinosamente su uno scalino e sbatté la testa sulla parete di fronte a lei.

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