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Per Manuel non era stato facile accettare di essere innamorato di Simone proprio quando Simone aveva deciso di non voler avere più nulla a che fare con lui, quando aveva deciso di tagliarlo fuori dalla sua vita.
Non era stato facile, col tempo, accettare la consapevolezza che non avrebbe mai amato nessuno tanto quanto aveva amato il suo migliore amico, ma i tipi di amore che si possono provare nella vita sono tanti, infiniti forse, per cui si era aggrappato ad uno di essi, quando aveva sposato Elisa. La amava, a modo suo, le voleva bene, al punto di aver accettato di condividere la vita con lei, per sempre, al punto di avere un figlio, con lei.
Poi però, non era stato facile nemmeno accettare l'improvvisa sua morte, ma l'aveva fatto. L'aveva fatto solo per Bruno, che aveva i suoi stessi occhi: neri, enormi, profondi.

Occhi che a Manuel ricordano terribilmente quelli di Simone, in realtà.

Molto spesso Manuel riesce a trovare conforto nel suo bambino, che ha solo quattro anni ma sembra riuscire a racchiudere tutta la luce del mondo dentro di sé, senza sforzarsi. È in grado di accarezzargli l'anima solo esistendo, ed è anche questo che gli ricorda terribilmente Simone.

Non ci ha pensato spesso a lui, quando accanto aveva Elisa, ma da quando lei li ha lasciati, sempre più spesso Manuel si ritrova a pensare a lui, a come sarebbe la loro vita, con lui, a come sarebbe avere una seconda possibilità.

Ci pensa spesso, senza trovare mai il coraggio di fare qualcosa a riguardo. Accompagna Bruno all'asilo, scappa a scuola, cerca di insegnare ai suoi alunni esattamente come Dante faceva con la sua classe, ritorna all'asilo, recupera Bruno, ed insieme ritornano a casa.
Non ha mai pensato di spezzare quella routine per tentare di inserirvici Simone, in qualsiasi veste lui fosse stato disposto ad accettare.

Non avrebbe mai immaginato che l'universo, il destino, Dio, o chi per lui, avrebbe deciso al suo posto.

È il quindici settembre quando accompagna Bruno all'asilo, e si imbatte in un brusio generato dai genitori che bisbigliano dinanzi al cancello.

Non ha mai avuto il tempo di conversare fuori scuola con gli altri genitori, per il semplice motivo che è sempre di corsa, per cui si limita ad origliare quello che sembra essere un argomento davvero interessante.

A quanto pare c'è un nuovo maestro, quest'anno, e le mamme continuano a ripetere di trovarlo particolarmente adorabile.

È così carino e gentile, afferma una donna.
Adorabile secondo me, ribatte un'altra.
Me sembra veramente simpatico è il commento di un padre.

Manuel in pratica pensa che deve trattarsi solo di una reincarnazione della perfezione, a giudicare da come ne parlano.

Niente l'avrebbe mai potuto preparare all'incontro con tale maestro, che per lui, perfezione lo è davvero.

Ha lo zainetto di Bruno tra le mani, pronto ad accompagnarlo in classe, quando improvvisamente sente una voce e - a qualche metro di distanza - si blocca, facendo cadere lo zaino, e preoccupare suo figlio.

Non può essere vero, pensa.
Dev'esse 'n'allucinazione, pensa.
Quella non può essere la voce di Simone, pensa.

«Papà!» uno strilletto del bambino lo riporta alla realtà.
«Topo, dimmi»
«Guarda i capelli di quello là, sono bellissimi, sono come i tuoi» afferma, indicando con la sua mano paffuta una figura alta e magra, poco distante da loro.

A quel punto Manuel è certo che suo figlio resterà orfano di entrambi i genitori, perché sente il cuore battere così veloce che pensa sia oggettivamente impossibile sfuggire ad un infarto.

Quello è decisamente Simone. È proprio lui, Simone Balestra. È lui, è il nuovo maestro di suo figlio e casualmente l'amore della sua vita.

Tira un sospiro di sollievo quando vede quella stessa figura sparire nella classe, chiamato da alcuni bambini.

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