Epilogo

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quattro anni dopo





È Marzo. La festa del papà è alle porte, e Bruno è felicissimo. Da quando Simone si è trasferito a casa loro, ha iniziato a chiamarlo papà sempre più spesso, al punto da pian piano dimenticare quel Simo che tanto gli sembrava carino.

Ora Simone è semplicemente papà Simo, o – spesso – papo, ed ogni 19 Marzo per Bruno è sempre più speciale, perché è convinto di dover festeggiare il doppio, avendo due papà.

Quell'anno però Manuel ha un'idea che renderebbe quel giorno estremamente speciale, ma decide di dover esporla prima a Bruno. Ne approfitta un pomeriggio in cui sono al parco da soli.

«Topo, tu vuoi bene a Simone?» chiede, nonostante conosca già la risposta.

«Si, io glielo dico sempre, dico 'ti amo Simo' prima di dormire» spiega il bambino, forse temendo che l'altro non sappia quanto effettivamente gli vuole bene.

Manuel sorride. «Anche lui ti ama, lo sai?».

Bruno sbuffa ed è terribilmente simile a lui – Manuel nota. «Si papà, me lo dice sempre» spiega, faticando a comprendere quel discorso.

Lo prende in braccio, lo fa sedere sulle sue gambe. «Lo sai che tu ti chiami Bruno Ferro perché Ferro è il mio cognome, no? Perché sono il tuo papà insomma» domanda, accarezzandogli la schiena distrattamente.

Bruno annuisce, poggiando la testa sulla sua spalla.

«E sai anche che io ora mi chiamo Manuel Ferro Balestra perché sono sposato con Simo?» aggiunge, pur sapendo di aver spiegato tutte quelle cose a Bruno più e più volte.

Il bambino infatti sembra non poterne più del padre quel pomeriggio, vorrebbe solo giocare.

«Si papà, perché Simo si chiama Balestra, lo so!» protesta, cercando di liberarsi dalla stretta del padre.

«No aspetta topo, poi ti faccio fare due giri su tutte le giostre» si affretta infatti ad aggiungere quest'ultimo.

«Senti» inizia, prendendo una manina nella sua. «Ti piacerebbe se anche tu fossi Bruno Ferro Balestra? Cioè, ti piacerebbe se Simo fosse tuo padre per davvero?» chiede, accorgendosi solo in quel momento di aver trattenuto il respiro per tutto quel tempo.

«Ma Simo è già papà, che stai dicendo?»

Manuel ridacchia, quella spontaneità gli scalda il cuore. Il rapporto che Bruno ha stretto con Simone è quanto di più bello avrebbe mai potuto desiderare dalla vita, ed è certo che solo la purezza, la dolcezza di Simone avrebbe potuto conquistare così semplicemente – senza sforzo alcuno – il cuore di un bambino, la cosa più pura di tutte.

Si innamora un po' di più ogni volta che lo vede stringere la mano di suo figlio, ogni volta che li vede uscire di casa la mattina e Simone ha lo zainetto di Bruno in spalla, ogni volta che li trova stesi l'uno sull'altro sul divano con Simone impegnato a leggergli qualche libro. Si innamora un po' di più ogni volta che Bruno lo presenta come suo papà – quello speciale –, ogni volta che lo trova addormentato accanto a suo figlio, nel suo letto, decisamente troppo piccolo per lui.

E si innamora un po' di più anche in quell'istante, quando capisce che non c'è bisogno di un cognome, di un documento ufficiale, del riconoscimento di qualcuno che professa amore incondizionato con lo stesso ardore con cui si impegna a trovare ammissibile un solo tipo di amore, senza sapere che l'amore è amore sempre.

Però lui e Simone ne hanno parlato, tutte le volte che il minore ha distrattamente parlato di Bruno come nostro figlio, durante una qualsiasi discussione.

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