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«Simo?»
«Bruno?»

Simone vede Bruno giocare con Alberto, un bambino con il quale trascorre molto tempo, con cui sembra avere un bel legame, quindi non capisce perché lo stia chiamando come se avesse urgente bisogno di lui.

Si abbassa alla loro altezza, è abituato a farlo, non perché gli sia mai stato insegnato o consigliato, piuttosto perché gli piace l'idea di entrare a far parte del loro mondo, senza alcuna barriera, neppure fisica.

«Puoi venire a casa Simo?» chiede il bambino, ed Alberto non batte ciglio di fronte a quella richiesta.

«D-dobbiamo chiedere a papà, quando viene, mh?» Simone viene colto alla sprovvista, non si spiega il perché di quella richiesta, ma la risposta non tarda ad arrivare.

«Alberto ha due papà» esclama infatti il bambino, sorridendo, indicando il compagno, che sorride a sua volta con delle costruzioni tra le mani.

Il cuore di Simone si ferma, ne è certo, e non sa quando riuscirà a tornare ad un ritmo normale.

«Si?» domanda, solo perché il suo cervello non riesce ad offrirgli altro.

Bruno annuisce convinto, quella notizia gli sembra una scoperta fantastica.

«Si» aggiunge anche, per poi ripetere la domanda.

«Allora vieni Simo?»

«Se papà è d'accordo, si, Bruno» si trova costretto a ribattere, preoccupato non perché non voglia trascorrere altro tempo con Bruno, ma perché non sa come potrebbe reagire Manuel.

Ogni dubbio viene spazzato via quando, quattro ore più tardi, si trova in macchina con padre e figlio, diretto verso casa loro.

Una vocina stanca proveniente dai sedili posteriori porta poi l'attenzione dei due ragazzi sul suo piccolo proprietario.

«Papà»
«Dimme topo»

«Alberto ha due papà» comunica Bruno anche al padre, che schiaccia il pedale del freno senza pensarci, facendoli finire tutti a sbattere contro le cinture di sicurezza.

«Non ci morì però Manuel» ribatte Simone, che in fin dei conti ride.

Nessuno risponde a quella comunicazione che sembra la notizia del secolo per il bambino, al punto che questi si spazientisce.

«Papà» ripete, questa volta aggiungendo qualche vocale in più sul finale, e Manuel sospira.

«Che c'è Bruno?» chiede, spazientito, perché sa esattamente dove finirà quella conversazione.

«Posso avere anche io due papà?» domanda infatti Bruno, e la tosse che colpisce entrambi gli adulti contemporaneamente farebbe ridere chiunque vedesse la scena dall'esterno, chiunque tranne lui, che esige una risposta.

«Papà?»
«Papà stava affogando tesoro» risponde Manuel con tono canzonatorio, una volta ripresosi ed assicuratosi che anche Simone abbia ripreso a respirare normalmente.

«Posso papà?»
«Penso di si Bru, non te lo vieta nessuno» decide di rispondere Manuel, sperando di poter chiudere quella discussione.

«Allora scelgo Simo»

Quella di Bruno non è una richiesta, una proposta, è una comunicazione. Lui ha già deciso. Ha guardato il mondo con gli occhi dei bambini e, di fronte alla possibilità di avere due papà, Simone è semplicemente stato la prima persona a venirgli in mente. Quindi non è una domanda, quella.

Non si accorge nemmeno del silenzio che è calato nell'abitacolo, in seguito a quell'affermazione, naturalmente. Non si accorge del padre che ha iniziato a sudare freddo come stesse per collassare al suolo da un momento all'altro, non si accorge di Simone che improvvisamente vorrebbe togliersi la felpa e restare a mezze maniche tanto è il caldo che l'ha pervaso, né delle guance arrossate di entrambi, o del fatto che facciano fatica a deglutire.

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