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"Ti devo parlare di una cosa" è il primo messaggio che Manuel legge non appena apre gli occhi quel lunedì e già pensa che sarà una giornata infernale.

E se Simone si fosse stufato?
E se quel ti amo di Bruno l'avesse spaventato?

Continua ad arrovellarsi il cervello fin quando, una volta giunto a scuola, Simone non lo saluta con un bacio.

Finalmente riesce a respirare di nuovo.

«Ti prego dimme de che me devi parlà che se no me viene 'n infarto» confessa alla fine, e Simone ride, anche se un po' gli dispiace che Manuel si sia preoccupato per nulla.

«Manuel, volevo dipingere dei dinosauri sulla parete della camera di Bruno» spiega Simone, ed il petto di Manuel letteralmente si sgonfia per il sospiro di sollievo che tira.

E «mortacci tua Simò, ma disegna tutto quello che vuoi» non è di certo la risposta che Simone si aspettava, ma sicuramente una che lo rende felice.

Gli lascia un veloce bacio all'angolo della bocca, un «grazie sei il migliore» ed una pacca sulla spalla prima di salutarlo e tornare ai bambini che quella mattina erano già presenti all'arrivo di Bruno.

E Manuel, per l'intera mattinata, non riesce a pensare a qualcosa che non sia questo è pazzo, e io lo amo.

Come promesso la mattina, alle sedici circa, Simone bussa alla porta di casa Ferro con in mano un secchiello di vernice, ed un sorriso più brillante del sole.

Lo alza all'altezza del viso di Manuel, salutandolo. «Ciao» ridacchia, alquanto in imbarazzo.

«Entra, sveglio Bruno» gli sorride l'altro, impegnato a pensare a quanto risulti adorabile con quel barattolo di pittura in una mano e quella felpa bianca gigante.

«Me pari 'n marshmallow Simò» non ce la fa a non condividere quel pensiero, ridendo, e liberandogli le mani per poterlo abbracciare. 

«L'ho sempre saputo che ti piace essere abbracciato Manu» lo punzecchia Simone, perché è da quando si conoscono che Manuel non mostra mai l'affetto tramite il contatto fisico.

«Solo da te però» scherza quest'ultimo, sentendo comunque il cuore dell'altro che batte un po' più forte sotto quella felpa.

Un'ora più tardi sono seduti sul pavimento della camera di Bruno, Simone ha portato degli stencil a forma di dinosauro, per cui una volta attaccati al muro, anche Bruno potrà dipingere.

«Adesso li incolliamo, e tu poi ci passi il pennello, mh?» spiega Simone, a gambe incrociate accanto a lui, ed il bambino annuisce, mentre Manuel, qualche metro più distante sente le gambe cedere, di fronte a quella scena, quella complicità.

Non appena il minore apre il barattolo, la sorpresa è evidente sia sul volto del bambino che del padre perché notano che la vernice è bianca.

«Simo ma questa non si vede» osserva Bruno, facendo ridere entrambi i ragazzi.

«Hai ragione topo, ma questo è un colore magico. Quando scompare la luce, cioè quando è notte, questa pittura si illumina. Così avrai i dinosauri a farti compagnia la sera, quando sei qui da solo» spiega Simone, sorridendo, e Manuel vede gli occhi del figlio brillare e sente i suoi pizzicare.

«Grazie» non si trattiene dal dirlo, nonostante in quel momento non c'entri nulla probabilmente. Simone lo guarda sereno, e cerca di fare un occhiolino; lui si accontenta di mimargli un ti amo con la bocca.

Dopo aver dipinto dieci dinosauri, Manuel ha momentaneamente abbandonato la stanza per preparare dei pancake, e Bruno approfitta dell'assenza del padre per fare una proposta a Simone.

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