Bruno, Manuel e Simone si trovano di nuovo nella stessa casa solo una decina di giorni dopo, ed è sabato, ed è il primo Dicembre.
È da giorni che Bruno continua a ripetere di essere felice perché il Natale si sta avvicinando, così Simone ha avuto un'idea, ed è il motivo per cui bussa alla porta di casa loro quel sabato mattina, alle nove.
Ad aprirgli è la versione più tenera di Manuel che abbia mai visto: ha i capelli completamente spettinati, i segni del cuscino su una guancia, è scalzo, e – cosa più importante – ha addosso una sua maglietta.
«Oh buongiorno» esclama, sorridente, mentre l'altro cerca ancora di scacciare via il sonno stropicciandosi gli occhi.
«Simò, io te voglio bene ma perché a quest'ora» borbotta Manuel, facendolo entrare in casa.
«Bella maglia oh, dove l'hai comprata?»
A Manuel era sfuggito questo dettaglio, diventa paonazzo, non pensava che Simone avrebbe mai scoperto questo suo piccolo segreto. «Non me ricordo» biascica, apprestandosi a preparare il caffè.
Simone lo abbraccia da dietro, portando una mano sul suo stomaco, sotto la maglia, facendolo sussultare. «Fa freddo oh» protesta Manuel, senza però effettivamente spostarsi.
«Lo sai, è da quando ti ho prestato la mia maglietta in terza superiore che sognavo di rivederti con i miei vestiti» gli sussurra all'orecchio Simone, che riesce a vedere la punta delle sue orecchie diventare rossa.
«Sono anni che uso questa maglia come pigiama» confessa Manuel, e lui non sa come reagire. Gli sembra di fluttuare.
«Perché?» chiede.
«Perché?» gli fa il verso Manuel.
«Oggi te sei svegliato e hai pensato che poteva esse 'na buona idea andà a perculà il ragazzo tuo famme capì?»Simone smette di ridere e Manuel smette di armeggiare con la moka, improvvisamente rendendosi conto delle sue parole.
«Che hai detto?» domanda Simone, facendolo girare in quella specie di abbraccio.
Manuel guarda ovunque tranne che davanti a sé. «Che ho detto? Non me ricordo» borbotta.
Simone scoppia a ridere, ma non lo lascia andare. «Manuel, ripeti» insiste.
«Se brucia il caffè»
«Non hai neanche acceso il fuoco Manu»
«Simone»
«Si?»
«Basta» propone il più basso, cercando una via di fuga da quelle braccia che lo stringono.«A me va bene» sputa fuori Simone poi.
«C-cosa?»
«Essere il tuo ragazzo» spiega, lasciandogli un bacio a stampo, sorridente.Il sospiro di sollievo di Manuel riesce a sentirlo e vederlo, e prova non poca tenerezza. «Allora te posso pure presentà agli altri?» chiede il maggiore, senza riuscire a nascondere il sorriso inebetito che gli si forma.
Simone finge di pensarci, e «ci sarebbe qualcuno a cui vorrei essere proprio presentato in realtà» afferma.
Manuel aggrotta le sopracciglia.
«Chi?»
«Bruno Ferro si chiama, lo conosci?» ridacchia Simone, e lo stomaco del maggiore deve necessariamente essersi capovolto, non c'è altra spiegazione al fastidio che sente, dopo quelle parole.«T-tu» inizia a balbettare, poggiando una mano sul petto dell'altro – all'altezza de cuore – e inclinando la testa, «tu vuoi che... vuoi dirlo a Bruno?» chiede titubante.
«Voglio essere la vostra famiglia» spiega Simone, scrollando le spalle, spostando una mano sulla sua guancia, riferendosi chiaramente alla conversazione avvenuta nel suo giardino qualche giorno prima.
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Satellite
FanfictionDa un'idea di @mityboh. Simone e Manuel si ritrovano dopo anni, grazie all'esistenza di Bruno. (grazie a @francesca5901 per la copertina)