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Ai primi di luglio in casa di Gaudenzio arrivò la tanta agognata lettera da parte di Giorgio. Scritta come se Gaudenzio fosse una persona importante e d' alto rango, suo cugino gli rispondeva che aveva mandato Jacobi e Giulia Bretelli. Quando lesse quei due nomi gli sembrò che tutto ciò che aveva fatto e che stava facendo fosse vano, rivolgersi a Jacobi era una pazzia completa, aveva già provato sulla sua pelle la sua cruda e ferocia violenza, la sua spietatezza e la fragilità di Giulia. Nella lettera non era aggiunto altro, cercò di sforzarsi di ricordare se Giorgio si fosse segnato il suo indirizzo durante la permanenza romana: tentativo inutile, sperava solo di non trovarsi uno strozzino malato di mente e la sua compagna per casa.
Una sera, a sorpresa, bussarono. Erano quasi le dieci e in genere a quell'ora si metteva sul letto a leggere. Il solo sentire bussare lo fece trasalire, il cuore in gola, la pancia sembrò improvvisamente attorcigliarsi su se stessa. Aprì e, come aveva ben immaginato, erano loro due
Jacobi con un lungo soprabito grigio e i guanti per guidare in mano, lo sguardo esaltato, di chi si sente sempre nel giusto,Giulia, sembrava più anziana. I capelli erano grigi, rispetto al bel colore che sfoggiava a Roma, ma portava benissimo la sua giovane età.
" Accomodatevi"
Entrarono come se fossero i padroni e Gaudenzio il loro servo
" Sai benissimo perché siamo qui, tuo cugino ci ha mandati" gli disse in tono aggressivo e gli afferrò un braccio. Gli si avvicinò sempre più agli occhi
" Sei fortunato, credevo che mi avresti fatto spendere inutilmente solo per vedere la tua bella Torino" gli sussurrò, gli occhi carichi di odio, sprizzavano rabbia.
" Ho parlato con il tuo amico"
" Come sta?"
" Ho un informazione
" Cioè?"
" Poi te la dirò"
" Voglio saperla immediatamente!"
Come un tornado, Jacobi, con le sue mani forti e muscolose, prese il collo di Gaudenzio, lo stava strozzando. Giuli, che fino a quel momento era stato in disparte, corse verso i due, colpì più e più volte Jacobi con la sua borsetta, poi la sua furia sembrò calmarsi. Gaudenzio, sconcertato, respirava affannosamente, gli occhi strabuzzati, guardò impietrito Jacobi
" Lei è pazzo, se ne vada da qui"
Come se non fosse successo nulla, Jacobi si sedette in poltrona
" Un amico di Patrizio vorrebbe farlo uscire"
" Chi è?"
" È di Bologna. È figlio di una ricca famiglia, una delle più importanti di Bologna"
" Come si chiama?"
" Non lo so,  ho chiesto al tuo amico l'indirizzo per darlo a te"
A questo punto Jacobi prese da una tasca un bigliettino, mentre Elena guardava come se quel gesto fosse quasi magico, e lo diede a Gaudenzio
" Cosa ci faccio?" Non voleva chiederlo, ma qualcosa gli diceva che voleva una sua risposta. Ma sapeva benissimo di doverlo dire subito ad Anna.
" Non so, vedi un po'tu, io ho finito di aiutarti" si alzò per dirigersi verso la porta e uscì. Per tutto il tempo Giulia se ne stette in disparte, facendo finta di ammirare un soprammobile, invece ascoltava tutto attentamente. Gli poggiò delicatamente una mano sulla spalla
" Per favore, stai attento"
" Lo ami?"
Ridusse gli occhi a fessura, sospirò
" No. Lo disprezzo"
" Perché stai con lui?"
" Mi hanno obbligata"
" Lascialo"
" Non posso"
" È violento, l'hai visto con i tuoi occhi poco fa"
" Non ci riesco, sento che se lo abbandono, non abbandono lui, ma me"
" E questo è amore?"
" No. L'amore è la forza più complicata che abbia mai provato, ti travolge, ti appassiona, il tempo sembra fermarsi e poi..."
" Poi ti ritrovi in una strada"
" Esatto, e sai perché? Perché ci illudiamo, la guerra ci ha cambiati, ora non lo notiamo, ma basta aspettare qualche anno. L'ho incontrato durante la guerra e mi ero illusa che mi avrebbe fatto dimenticare l'orrore"
" Sei diventata una filosofa"
" No, Gaudenzio, no, non c'entra nulla. Tutto parte da noi, dai nostri sentimenti" e si toccò il cuore
Poi poggiò le dita sulla sua bocca, le baciò, la parte baciata la poggiò nella bocca di Gaudenzio, lei sorrise, lui sembrava impietrito
" Ciao, Gaudenzio. Io vado"
Si chiuse la porta dietro di lei.
Dalla a Elena. No, direttamente ad Anna, è a lei che interessa la situazione. Ma poi Elena... Santo cielo, che faccio. Mai trovato tra due fuochi.

Seduto alla solita panchina di fronte l'ingresso della banca, Gaudenzio aspettava Elena. Come si dice, la notte porta consiglio, e così si decise per direzionarsi verso Elena, Anna la inquteva, intimoriva. Quando arrivò si alzò dalla panchina
" Ormai è abitudine trovarti qui" gli disse lei. Gaudenzio intuì che la rabbia per il bacio avuto da Anna non era passata
" Dovremmo cercare un altro posto per incontrarci"
" Non credo che da me ti faranno entrare"
" Ho qualcosa per Anna"
Elena si incupì, alzò leggermente il mento, lo guardò con occhi di fuoco
" Avrei voluto darla a lei in persona"
La rabbia di Elena raggiunse l' apice. Mandarlo al diavolo? Si calmò, si scusò che era in ritardo
" Sai dove posso trovarla?" Chiese ingenuamente lui, ingnorando la sua rabbia
" È al bar qui vicino" gli rispose, subito girò le spalle per entrare quando dietro di lei si sentì dire un debolissimo " grazie"
Il bar in questione, rintanato all'interno di una scalinata era vuoto, fatta eccezione per cinque uomini seduti al bancone e per una signorina, Anna, seduta in fondo al locale, mentre sorseggiava un caffè e leggeva un libro squalcito. Come se lo avesse visto, lei sorrise e gli fece cenno di venirsi a sedere con lei
" Non ti aspettavo qui. Lo frequenti spesso?"
" No, è la prima volta che ci entro"
" Devi dirmi qualcosa?" Chiese lei con fare indagatore, intuendo che c' erano notizie per Patrizio
Gli spiegò tutta la faccenda dettagliatamente, la felicità di Anna fu immensa, stava per gridare di gioia
" Quando partiamo? Oggi stesso?"
" Se per te va bene..."
" Perfetto" lei sfoderò un largo sorriso e si alzò "mi occupo di tutto io, tu fatti trovare stasera in via Maramotti"
Gaudenzio si accorse che lei improvvisamente era cambiata, non era più la donna che lo seduceva, ma sembrava una donna semplice, timida.

All'ora stabilita Gaudenzio arrivò nel punto stabilito, una via vicino il centro storico, non vedeva lei, fatta eccezione per una piccola folla di persone che sembravano statue che aspettavano sotto una vecchia pensilina. Tutti avevano delle valigie in mano. Si avvicinò a loro e vi trovò Anna che si trascinava due pesanti valigie
" Ti aiuto io" gli disse lui avvicinandosi a lei
Le loro mani si toccarono dolcemente, presero una piccola scossa, Anna si imbarazzò
" Come hai fatto?" Gli chiese lui
" A fare che?"
" A organizzare tutto in poco tempo"
" Gaudenzio" il suo tono di voce si fece più morbido, più dolce e ammaliante "noi donne abbiamo molti segreti"
Quella donna lo metteva a disagio, lo intimidiva. Le donne per lui erano meravigliose, assolutamente meravigliose. Ma perché l'amicizia debba avere una base solida, lui non doveva innamorarsene, lui aveva Elena come amica, e ora Anna... Sembrava che lui faceva qualcosa e qualcosa riceveva.
Un bus arrivò sferragliando. L'autista, un omone che parlava un duro dialetto piemontese, ordinò di dargli tutte le valigie, le mise sul tetto del bus tenendole strette con una corda, ma Gaudenzio aveva paura che cadessero.
Poi ordinò di salire
E finalmente il bus partì verso Bologna. Partì il cuore di Gaudenzio con quello di Anna, così affiatati, o così credevano, dimenticandosi di Anna

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