L'ultimo dell'anno 1945 al Regina Coeli venne organizzata un piccolo rinfresco per salutare il nuovo anno, così venne definito dal direttore.
Vennero invitati giudici, guardie, segretari e il dottor Orsini. Quando gli arrivò l'invito ne rimase molto colpito, non si aspettava un invito a un carcere in cui aveva messo piede solo poche volte e in cui era riuscito benissimo a legare con i detenuti mentre li curava dall'ipotetica peste che si era diffusa mesi prima. Ma il suo preferito, colui che gli ricordava troppo il figlio; il suo caro e amato figlio scomparso chissà dove dopo l'armistizio di due anni prima, era lui; Patrizio.
A Patrizio aveva solo detto che aveva un piano raccomandandogli di non riferirlo a nessuno, neppure a Gaudenzio. A tutto avrebbe pensato lui; alla serata, a come farlo uscire da quella soffocante prigione e a portarlo fuori da Roma e a cercare di sistemare la faccenda per togliere Patrizio da quell'inganno. Dal loro primo incontro aveva architettato tutto per benino, un castello che, secondo la sua opinione, non sarebbe mai caduto.
Quella sera si agghindò per benino con un completo nero. Poco prima di uscire si avvolse una sciarpa bordeaux al collo, si specchiò e sorrise, come se fosse orgoglioso di quello che avrebbe fatto. Infilò un lungo cappotto e uscì. Se la fece a piedi da via dei Coronari fino a via della Lungara.
Cambiò strada, invece di prendere direttamente la direzione di via della Lungara, decise di scendere gli scalini di via di S.Francesco di Sales che spuntavano su via delle Mantellate, la stretta via su cui si affacciavano diverse celle del carcere; e tra queste, come Patrizio gli aveva detto guardando da dietro le sbarre, c'era la sua cella. Mentre al buio percorreva lentamente la via si accorse che il suo cavallo di troia era proprio sotto la finestra della cella che sarebbe stata il suo obiettivo.
Affianco al muro, infatti, era parcheggiata un automobile il cui colore rosso scuro splendeva sotto la luna. Vi si avvicinò cautamente e diede un piccolo colpetto al finestrino del guidatore.
La figura, immersa nel buio, sussultò. Poi, girandosi, e accorgendosi che era Orsini, aprì la portiera e scese. Era un uomo alto e magro, i capelli erano radi e stavano iniziando a diventare grigi. in volto mostrava tanta compassione e umiltà.
"Ci vorrà tanto?" domandò.
"Prevedo di sì" rispose il dottore "non devo dare troppo nell'occhio. Anche se so già che non impiegheranno tanto a fare due più due e a capire che Patrizio uscirà grazie al nostro aiuto" sospirò "tu aspetta qui, con il finestrino aperto. Ti chiamerò"
"Fa in modo di farti sentire solo qui e non dagli invitati, mi raccomando"
"Non si accorgeranno neppure che chiamerò te al vuoto; non ti conoscono e saranno troppo presi dalla festa"
L'uomo roteò il capo "io ti aspetto, a dopo"
"Un momento, hai portato quello che ti ho detto?"
L'uomo indicò il sedile posteriore su cui, nonostante l'oscurità, si riuscivano benissimo a scorgere una lunga corda e un piede di porco. Orsini sorrise soddisfatto e congedò il complice.
All'ingresso principale c'era molta più confusione di quanto si aspettasse. Dalle pochissime auto di lusso scendevano bellissime donne giovani ed eleganti accompagnate da uomini altrettanto eleganti, tutti tirati a lucido, come se il Regina Coeli fosse una villa e non un carcere.
Si tratta di uno schifo. Si sono fatti il culo solo grazie ai loro sporchi affari di guerra pensò Orsini guardando schifato prima la lussuosa Alfa Romeo nera davanti a lui, e poi gli elegantoni che entravano a testa alta. Si credono i reali d'Inghilterra. Che porcate.
Entrò tenendosi a debita distanza da tutti, scambiò solo qualche saluto con una delle guardie e con il direttore.
La sala d'ingresso era sempre stata una grande stanza dalle pareti gialle, povera di qualsiasi particolare. Invece quella sera Orsini vi trovò addirittura un grande bancone bar in legno, pieno zeppo di alcolici e spumanti. Alcuni camerieri stavano iniziando a preparare i cocktail che si sarebbero serviti di lì a poco.
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In pace e in conflitto
Historical FictionIN REVISIONE Aprile 1945. Si esce dal tunnel della guerra. La speranza scende nel cuore degli italiani: dopo le lunghe sofferenze e le dolorose ferite della guerra si può pensare alla ricostruzione. Gaudenzio si ritrova solo in un'italia ridotta ad...