25 ( PRIMA PARTE )

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Giorgio decise subito di dare ospizio ad Elena per tutto il tempo che lei e Gaudenzio avrebbero voluto stare a Roma.
"Perché diamine hai deciso di ospitarla qui?" gli domandò Gaudenzio pochi minuti prima che i tre si fossero seduti a tavola.
"Si tratta di una tua amica ..."
"Non è mia amica" replicò piano Gaudenzio.
"Si tratta di una tua conoscente e non mi sarebbe piaciuto che fosse rimasta fuori"
"Avremmo potuto dargli dei soldi e mandarla in una pensione"
"Non credo sia la situazione adatta" rispose Giorgio mentre tagliava del pane un po' bruciacchiato.
"E soprattutto, dove dormirà? C'è solo un letto e un materasso"
Giorgio sorrise "Io dormirò sul materasso, tu ed Elena sul letto"
"Sul letto? Io e lei?" domandò lui sbiancando in faccia al solo pensiero di dormire per una notte con una donna dopo un anno dalla perdita della moglie.
"Senti" disse Giorgio stanco "ho impiegato ore a trovare del vino che non è neppure il migliore" disse indicando una bottiglia di vetro con che conteneva un liquido bianco e alcune bollicine sulla superficie "inoltre la casa è mia, quindi decido io dove dormirete; tu sul letto insieme a Elena. E non voglio sentire fiatare" concluse continuando a tagliare il pane.

A sera i tre si misero a tavola. "Complimenti Giorgio, è tutto buonissimo" si complimentò Elena rivolgendo un sorriso a Giorgio e poi a Gaudenzio. Vedendo la sua espressione cupa, storse un poco la bocca "e tu Gaudenzio, che ne pensi di come cucina tuo cugino?" l'interrogato era assorto nel pensiero che stava elaborando da qualche minuto; dormire con una donna. Come se fosse caduto dalle nuvole, disse confusamente che tutto era delizioso.
"Ho imparato la ricetta durante la guerra" affermò orgoglioso per tagliare l'aria di pressione tra il cugino ed Elena "ti darò la ricetta" "Oh, grazie. Scommetto che in convento apprezzeranno questa ricetta così frugale"
"Vivi in un convento?" replicò Giorgio curioso. Da lì i due entrarono subito in sintonia spaziando per vari argomenti.
Gaudenzio, invece, lentamente ridusse la ricetta del cugino in una purea. Poi si alzò senza dire nulla si alzò.

Quando i due rimasero soli, Giorgio prese in mano la situazione con la donna.
"Non hai problemi a dormire con Gaudenzio?"
Elena stava sparecchiando quando gli venne posta la domanda. Il cuore le si strinse.
"Gaudenzio è sposato" rispose.
"Ma la moglie è morta" replicò lui. "Per la chiesa e per la nostra ipotetica legge lui è ancora sposato. E io ..." concluse sospirando pesantemente. "Mi rifiuto di credere che al giorno d'oggi una donna non possa dormire con l'uomo che ama" disse amaramente.
Elena si girò di scatto, era arrossita violentemente.
Si capisce cosi tanto che lo amo? pensò.
"Non ho voglia di tuffarmi tra le braccia di un uomo" rispose buttando le briciole dalla finestra.
Ma a quell'azione che sarebbe dovuta durare pochissimi secondi, lei si soffermò sui suoi sentimenti.
Il volto voleva sparire, ma i suoi occhi non riuscivano a fare a meno di vedere Gaudenzio, nonostante il loro rapporto d'amore e odio.
La prima volta che aveva immaginato di baciarlo fu quando lui era a Bologna, e lei si rodeva che stesse avendo una relazione con Anna.
Ma capiva pure che se non avesse fatto il primo passo, lei sarebbe rimasta zitella; oppure suora. E pensare alla sola idea che qualcuna avrebbe potuto far breccia nel cuore di lui, le faceva rodere il fegato. Gaudenzio, ti amo pensò.

Quando entrò nella stanza lui aveva già addosso un pigiama bianco, era seduto sul letto a leggere un piccolo libro.
Quando si accorse della presenza di lei, sorrise.
Tanto per non essere scorbutica, ricambio il sorriso.
"Dovresti uscire" accennò lei timidamente e arrossendo.
"Come mai?"
"Devo spogliarmi" rispose lei morendo dalla vergogna.
"Per me non è un problema. Puoi girarti, non ti guarderò. Vedi?" disse.

Elena si girò e vide che Gaudenzio si era coperto gli occhi con la mano. Elena si girò dando le spalle a lui, si tolse il vestito rimanendo con l'intimo in pizzo.
Per un momento si fermò a pensare e sorrise; un piccolo accenno erotico alla situazione non le avrebbe fatto male, neppure a lui. ma scacciò immediatamente il pensiero infilandosi la camicia da notte.
"Puoi guardare" disse.
Quando Gaudenzio tolse la mano dagli occhi lei era già a letto, a debita distanza da lui; evidentemente continuava a non fidarsi di dormire con un uomo.
"Io dormirò qui da questo lato, tu dall'altro" disse per poi schiarirsi la voce " e che non ti vengano in mente robette ..." continuò a dire sussurrando.
"Come hai detto?"
"Niente" si affrettò a rispondere lei "buonanotte"
Gaudenzio soffiò su una candela sopra il comodino
"buonanotte" rispose pure lui nel buio della stanza.
Come sempre Gaudenzio iniziò a muoversi a destra e a manca per trovare la posizione adatta in cui dormire, la cosa creò diverse ondate di vento verso la zona in cui dormiva Elena che iniziò a infastidirsi. Non tanto per il fatto che le arrivasse del vento, ma per la paura che lui si fosse avvicinato a lei.
"La smetteresti di girarti come se fossi in una centrifuga?" chiese lei adirata dopo qualche minuto.
"Hai idea del problema che ho ogni notte per trovare una posizione comoda per dormire?" chiese lui di rimando.
"Tutto questo vento mi sta dando fastidio, neanche se fossimo in Siberia"
"Non lamentarti allora, vai a dormire da mio cugino"
"Mai, non lo conosco neppure" "Perché, tu conosci me?"
Nella stanza calò un pesantissimo silenzio. I due si davano le spalle, alle estremità del letto, era l'ideale per confrontarsi senza guardarsi direttamente in faccia. Gaudenzio sospirò.
"Come mai in treno mi hai detto se ti avrei aiutato?"
"I miei genitori sono sepolti qui a Roma"
"Non mi avevi detto che eri orfana?" "Sì, ma sono morti quando io avevo solo due anni. Sono rimasta un giorno in una casa silenziosa" iniziò a raccontare tra le lacrime che invisibili iniziavano a scorrere sulle guancie "con due genitori a terra, senza che io sapessi cosa fosse successo. Ero solo una bambina. Poi qualcuno aprì la porta e mi ritrovai da mia nonna"
"E perché sono sepolti a Roma?"
"Vallo a chiedere a mia nonna, non me l'ha mai detto"
"Oh, che nonna premurosa" rispose sarcastico.
"Non ci scherzare, mi ha insegnato tutto quello che sapeva; leggere, scrivere, cucinare, rammendare e amare. Aveva modi molto duri ma il suo cuore era d'oro"
"Sei stata fortunata ad avere una nonna così. Sai che io non l'ho mai conosciuta la mia? A otto anni aiutavo mio padre nei campi intorno a Torino e poi a dieci anni andai in collegio. E infine all'università"
Elena iniziò a ridere così tanto da far tremare il letto
"Tu all' università? Non ti ci vedo" Rise pure lui
"non ricordo nulla di quello che ho studiato, feci solo un anno, poi mi sposai"
"Come l'hai conosciuta?" chiese lei. Era una domanda che era da tempo che voleva fargli da tempo, e ora ne aveva occasione.
Lui sospirò
"Si tratta di una lunga storia. Era il marzo del 1929 e un giorno decisi di andare a pesca nelle zone di Volpiano. E mentre pescavo, vidi lei. Colei che sarebbe diventata mia moglie, Gloria. Nel momento in cui la vidi, me ne innamorai perdutamente. Portava i capelli scuri in una piccola treccia che le arrivava alla schiena. Gli occhi erano color mandorla e ogni parola che scambiava con le sue amiche mi faceva capire che l'amavo alla follia. E con la coda dell'occhio vidi che anche lei mi guardava. Solo che all'epoca ero un povero studente universitario che era partito decisamente male e naturalmente sapevo che non l'avrei incontrata mai più. E invece, a giugno, ero seduto in un tavolino ad un bar in Piazza San Carlo, la vidi sbucare come un fulmine a ciel sereno. Era spaesata, e io era come se sognassi ad occhi aperti. Incredibilmente si avvicinò al mio tavolo e si sedette sfoderando un gran sorriso a trentadue denti. Si presentò con il nome di Gloria Braidotti. Ricambiai. Era una situazione decisamente strana. Quella che avevo davanti era una donna che avevo incontrato solo tre mesi prima. Era come un miraggio nel deserto. Probabilmente si accorse che ero imbarazzato dalla sua presenza. Perciò mi disse che mesi prima mi aveva visto a pesca a Volpiano. Arrossii. Dopo quello sguardo dato di sottecchi ritornai più volte lì, senza incontrarla. Le stavo per rispondere che mi ricordavo benissimo di lei, ma mi strappò dalle mani il libro che avevo in mano per poi restituirmelo immediatamente dopo aver visto il titolo. Passammo il giorno a ridere, scherzare e alla fine, mi diede l'indirizzo di casa. Bingo! Era quello che volevo, cercarla, trovare una persona con cui stare dopo che due anni prima avevo perso mia madre. Mio padre era morto quattro anni prima.
Per tutta l'estate passai sotto la sua finestra. Non avrei mai avuto il coraggio di bussare poiché mi aveva detto che sotto il suo appartamento viveva la donna che lei considerava la più ficcanaso di Torino" disse con una risata.
" Una sera, però, passai sotto la finestra, e lei era lì affacciata. Mi fece segno di salire ma io con gesti vaghi le feci capire che avevo paura per ciò che avrebbe potuto pensare la donna. Ma lei mi disse che se ne stava seduta nel suo salotto e che se avessi camminato piano nel pianerottolo, non si sarebbe accorta di nulla. E così entrai. Ma la donna era sul pianerottolo che spazzava. Appena mi vide mi fulminò, aveva non so quanti chili di trucco intorno agli occhi. Poteva avere una trentina d'anni e portava un vestito scollato sul davanti, nero con dei piccoli cerchi bianchi disegnati. Mi chiese immediatamente chi fossi, cosa ci facessi lì e perché. Mi inventai la bugia che Gloria era mia cugina. Lei per un momento sembrò sospettare, poi cambiò discorso. Mi chiese dove vivessi e con chi. Anche qui le inventai una bugia. Gloria aveva ragione che era una vera ficcanaso. Tanto per rivoltare la frittata, gli chiesi pure io chi fosse lei e cosa facesse. Si incupì, aprì la porta e prima di chiuderla mi disse che era una donna siciliana, se non sbaglio veniva da Palermo. Poi chiuse la porta. Ma la serata che seguì fu unica; tra e me lei scoppiò la scintilla e finimmo sotto le coperte" concluse per poi schiarirsi la voce.
"Poi cos'è successo?" incalzò lei.

CONTINUA...

ANGOLO AUTORE
La relazione tra Gaudenzio e sua  moglie Gloria si tratta di un passaggio decisivo per capire Gaudenzio. Il loro matrimonio è stato così burrascoso che ne parlerò nella seconda parte.


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