Dopo cena, Angela e Anna si erano già riappacificate, Gaudenzio si distese nel letto e iniziò a leggere il diario di Patrizio.
Era un diario ingannatore. Delle quasi duecento pagine, solo una trentina conteneva gli avvenimento di Patrizio nel 1944. Oltre alla lettera mostrata da Eugenio, c'era una seconda, di Patrizio, molto breve.
Patrizio era zoppo. Gaudenzio non l'aveva mai notato; evidentemente riusciva a nascondere molto bene la sua camminata. Ma al momento di arruolarsi i medici non si bevvero tutte le balle che Patrizio raccontò. Rispedito a casa, all'epoca viveva a Milano, piange giorno e notte, notte e giorno. Per i due mesi successivi al 10 giugno 1940 restò segregato in casa, usciva solo per mangiare.
Poi, dopo questa breve parentesi in cui Patrizio cercò di esternare il suo dispiacere, interruppe il diario. Lo ripresero nei giorni immediatamente successivi lo sbarco in Normandia. Scriveva di quanto fosse elettrizzato, il nazismo, era convinto, era prossimo al suo inesorabile declino.
Erano pagine, ricche, affascinanti, raccontava anche di molte discussioni al bar sotto casa con gli amici che iniziava a farsi. Quell'estate la passò in una località vicino il Lago di Como. Sapeva benissimo dei partigiani che popolavano quelle terre, eppure non aveva paura di loro.
E fu lì che le pagine iniziarono a diventare sempre più lunghe e ricche di particolari.
Un giorno uscì fuori per una passeggiata inoltrandosi nel bosco. Era una giornata tranquilla e calda. Le foglie degli alberi tremolavano, riflettendo la luce del sole che splendeva nel cielo terso. Di colpo, da un cespuglio, sbucò una giovane donna con un fucile in mano che lo puntava proprio a Patrizio. Gli mancò il respiro, il cuore pulsava all'impazzata, si sentì mancare alle ginocchia. Aveva una sete spaventosa.
" Fermo o sparo!" Intimò la donna.
Era una bella donna, poteva avere ventisei anni, non di più. Portava una gonna nera di seta che le arrivava fino alle ginocchia, una vecchissima maglia bianca con qualche toppa e una scollatura che ricadeva sul seno della donna. Portava dei capelli biondi, disordinati, un naso acquilino, aveva uno sguardo magnetico.
" Sei un tedesco?" Chiese. Ma non gli diede tempo di rispondere " se sei un tedesco ti uccido e io e i miei compagni di te facciamo uno spezzatino. Sarà buono come quello degli animali"
" Non sono un tedesco. Sono qui in vacanza" rispose lui mantenendo la calma più totale.
" Sei di qui?" Continuò lei
" No, te l'ho detto, sono in vacanza"
" Ti ho chiesto di dove sei! Cosa me ne fotte che diamine ci fai qui! Se scopro che sei quello che dici di non essere ti faccio saltare la cervella. Ne farò un cervello bollito. È buono"
" Stai calma, sono innocuo"
" Vedremo..." Sussurrò lei iniziando a camminare " vieni con me"
Sotto le fronde degli alberi, si incamminarono verso una destinazione ignota.
" Sei una partigiana?" Chiese lui.
" Si,ne vado orgogliosa"
Continuarono il loro cammino quando arrivarono in uno spiazzo.
Alla sinistra, quasi come se il bosco potesse prenderselo e trascinarlo via, c'era una casa a due piani. Bianca, vecchia, sporca e con diverse crepe che andavano a inerpicarsi come i sentieri di una stradina.
" Questo è l'accampamento mio e dei partigiani. Non mi sono presentata, sono Spilla" disse tendendo una mano verso Patrizio che strinse con indifferenza.
Dalla casa uscirono tre uomini, tutti e tre molto giovani; forse appena maggiorenni.
" Loro sono Laugier, Difficile e Zibaldone."
Laugier era un ragazzo un po'in sovrappeso, con la barba brizzolata.
Difficile, era identico a lui, si differenziava solo per via di una lunga cicatrice che correva dal mento all'orecchio destro. Fu l'unico a salutarlo sorridendo con un amichevole gesto della mano.
Zibaldone, con amaro umorismo venato di profonda malinconia, gli rivolse un "salve".
" Che nomi alquanto... Originali" azzardò Patrizio.
Laugier si infuriò, sfoderando un perfetto linguaggio veneto, gli disse che erano costretti a usare quei nomi. Tantomeno non li avrebbero detto a lui.
"Il mio" disse Zibaldone " è preso in prestito da Leopardi" e scoppiò in un amara risata.
Difficile si interrogò su chi fosse Leopardi generando una lite sulla sua completa ignoranza; difatti aveva solo la seconda elementare. A malapena sapeva scrivere e leggere.
" Come puoi vedere" disse Spilla decisa " sono molto..." Sospirò. " Non trovo parole. Comunque, se vuoi, puoi chiamarmi con il mio vero nome. Gemma. Ma non dirlo a nessuno, le promesse che ti ho fatto prima sono sempre valide, eh!"
Da questo giorno, che portava la data del 16 luglio 1944, le pagine diminuirono. Solo il 5 settembre riprese a scrivere.
Su quella data scrisse:Ho baciato Spilla [Gemma]. Era notte, ero nel mio giaciglio di paglia. Poi vidi qualcuno avvicinarsi. Credevo fosse un partigiano che andasse a prendere un bicchiere d'acqua. E invece no. Era Spilla [Gemma]. Si abbassò su di me e mi schioccò un piccolo bacio. Sussurai perché. Lei mi rispose << perché si>>
È stato bellissimo!!Da lì ci fu un altro grandissimo salto per arrivare al 24 dicembre 1944.
Patrizio si svegliò prestissimo, non era neanche l'alba e la notte era nera come la pece. Fin da quando era arrivato, lo avevano accolto molto bene scoprendo fin da subito il suo innato senso della cucina. Nonostante tutto venisse bruciacchiato, ai partigiani piaceva. Così si svegliò per preparare una colazione che si fosse differenziata da quelle che faceva da quattro mesi. Mentre uscì per raccogliere delle more, vide tre motociclette nere e un sidecar rosso, avvicinarsi al campo. Si nascose dietro un cespuglio. Aspettò ansioso qualche minuto, sentì degli spari violentissimi. Finché i tre non uscirono. Rientrò. Era scioccato.
Tutti, Spilla, Laugier, Difficile, Zibaldone e tutti gli altri dieci. Una vera e propria strage.
Da lì, come se fosse un romanzo d'avventura, il diario si interruppe. C'erano solo quattro lettere; due di Eugenio, due di Patrizio. Le lesse ma non raccontavano nulla di che.
Gaudenzio era stanco dalla lettura, non ne poteva più della stanchezza. Eppure finalmente stava riuscendo a incastonare poco a poco il puzzle.
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In pace e in conflitto
Historical FictionIN REVISIONE Aprile 1945. Si esce dal tunnel della guerra. La speranza scende nel cuore degli italiani: dopo le lunghe sofferenze e le dolorose ferite della guerra si può pensare alla ricostruzione. Gaudenzio si ritrova solo in un'italia ridotta ad...