Inorridito per ciò che aveva visto, se la diede a gambe levate. In quei momenti la sua testa gli disse solo e soltanto di scappare via il più lontano possibile; i tedeschi potevano ancora essere nei paraggi, scambiarlo per un partigiano e ucciderlo. Durante la sua corsa cadde e scivolò per un sentiero. Si ritrovò delle spine conficcate come tanti piccoli aghi nella faccia, nel braccio e nelle gambe. Dei piccoli rivoli di sangue gli uscivano dappertutto. Era solo.Vicino, passava la strada da cui aveva visto sopraggiungere il sidecar e le tre motociclette. Con un rantolo, si sedette sulla fresca erba di quel misterioso,fantastico, magico, ma in quel momento macabro, bosco. Dopo una decina diminuti, il cielo albeggiò rivelando un alba rossa di fiamma, il sole, un grande disco, apparve in tutto il suo splendore con la luce e la speranza che serviva in quel momento a Patrizio. Riprese la strada per la base solo per riprendere il suo zaino con poche cose, ma la cosa che più gli interessava era il suo diario. Non avrebbe mai scritto quello che era successo, ne mai lo avrebbe raccontato. Entrò in un silenzio tombale, i suoi passi risuonarono per la base,era atterrito all'idea di attraversare il corridoio e trovarsi la macabra scena.I suoi occhi sperduti si alzarono verso il soffitto e attraversò la porta. Non guardare, non guardare, non guardare, pensò intensamente. Miracolosamente, non calpestò la sua Spilla e si ritrovò al piano di sopra. La stanza era abbandonata,era fredda, piena di materassi, sembrava isolata in uno spazio irreale, come una frontiera assediata. Era solo e soltanto un grande stanzone abbandonato. Sparsi per il pavimento, c'era della paglia umida, in un angolo c'era un letto di ferro con solo un materasso; il letto dove Spilla e Patrizio dormivano ogni notte. Di fronte, allineati, c'erano delle brandine con dei materassi sporchi e bagnati. Sopra, c'erano appesi una ventina di chiodi usati come appendiabiti.Le armi si trovavano tutte in uno scantinato al piano di sotto. Unico segno di vita, come se quei partigiani con cui Patrizio aveva vissuto per alcuni mesi, erano alcuni disegni accompagnati da qualche frase oscena.Nell'attesa che la luce del sole avesse ufficialmente illuminato la terra,Patrizio si sedette nel suo materasso e iniziò a canticchiare sottovoce una favola che la madre gli diceva sempre da piccolo. La cantò cinque volte. E intanto, con un sorrisetto allusivo, sfogliò le pagine del suo diario.Com'erano belle le poesie che Spilla di nascosto aveva scritto, con la sua calligrafia incerta, riguardò il ritratto che fece di lei in un giorno molto pigro di fine settembre. Per l'occasione si era sistemata come se stesse per andare a un evento mondano. Patrizio l'aveva fatta mettere in bella posa, gli occhi guardavano verso l'alto, speranzosi in un futuro di pace, quel futuro che sarebbe stato il loro sogno d'amore. "Quandola guerra finisce ti sposo" gli disse un volta terminato il ritratto. E lei si era messa a ridere e a baciarlo. Fuori, dalla finestra, il cielo era sgombro di nuvole ma la temperatura bassissima. Scendendo di sotto, non potè fare a meno di guardare il corpo di Spilla. Lo sorpassò. Era morta, e morta sarebbe sempre stata, non c'era più nulla da fare. Ma come non c'era più nulla per farla risorgere, per fargli sentire ancora il suo dolce a ammaliante profumo; per farlo sognare,la spostò delicatamente per guardarla meglio. Era massacrata dai proiettili, era sfranta dappertutto. Ora che l'aveva vista l'ultima volta; il dolore era incontenibile, ma riuscì a non piangere,non doveva più occuparsi di svegliarla dolcemente, baciarla con delicatezza stando attento che gli altri non guardassero. La baciò nella bocca insanguinata: sapeva di amore vero e puro, di uno di quelli che se anche viene vissuto poco sa di dolcezza e mai di amarezza. Finalmente,pensò, se lo meritava, aveva conosciuto tempestivamente l'amore e allo stesso modo l'aveva perso. "nazisti della domenica" disse guardando le tracce di sangue lasciate "natale maledetto. A Difficile gli fu assestato un bel colpo nella fronte, la ferita era gigante, un grande buco maciullato rosso e nero. Anche lui era disteso, glio cchi guardavano il soffitto e la bocca era spalancata in un urlo mai completato. Zibaldone dormiva, gli diedero un potente calcio sulla guancia destra insanguinandola; ma anche lui era morto. Laugier venne gambizzato, cadde sbattendo la fronte al tavolo. In quel giorno, ormai, la vita assieme alla guerra, era diventata una costrizione impossibile. Durante gennaio le azioni di stragi di intere popolazioni, si moltiplicarono. I nazifascisti, ormai già insediati in Italia dal 25 luglio di due anni prima,non risparmiavano nessuno; donne, bambini, anziani. Erano passati ventinove giorni da quando Spilla era morta. Ma Patrizio continuava a sperare, sperare,sperare: lui non smetteva mai di sperare che avesse scambiato Spilla per un'altra donna. Fu difficile resistere. La notte di capodanno, mentre fuori nonostante tutto la guerra, i fuochi d'artificio si accendevano splendenti per il cielo, lui era arrivato a Torino dove fu molto fortunato a trovare una stanza libera in una squallida pensione. La stanza dove alloggiava era vuota; a contenerla c'era solo un letto e un armadio. Il rumore dei fuochi ruggiva. Si alzò, si avvicinò alla finestra, l'aprì e si affacciò sperando che qualche fuoco lo colpisse, lui morisse ma solo per seguire Spilla. Ma lo spettacolo terminò. Ho fatto la mia vita, posso andarmene per sempre pensò. La parola "morta" per lui non voleva dire nulla. Tutto scorre. Si mise il pigiama,si infilò sotto le coperte mentre tutti festeggiavano il nuovo anno. Tutte le porte erano chiuse, tutti si trovavano nella piccola hall a festeggiare a suon di vino e spumante. Infilò la testa sotto il cuscino e iniziò a singhiozzare. E nonostante la stanza era fredda, lui si riscaldò dentro e fuori. Quanto era limitato il mondo il primo gennaio del 1945, solo lui e pochissimi altri lo sapevano. I tedeschi dovevano essere processati a morte. Quegli uomini stavano uccidendo perché non sopportavano più la loro sofferenza, avevano sete di sangue, di gloria,di potere, di essere superiori: vili. Tanti morti per niente, ma poi alla fine gli assassini verranno ricompensanti con medaglie e premi, più ne uccidono meglio è. Come stava male. Che errore ha fatto, perché non scappava prima con Spilla? Che sciocco. Il suo amore sarebbe vissuto se fossero scappati,sarebbero anche sposati.
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In pace e in conflitto
Historical FictionIN REVISIONE Aprile 1945. Si esce dal tunnel della guerra. La speranza scende nel cuore degli italiani: dopo le lunghe sofferenze e le dolorose ferite della guerra si può pensare alla ricostruzione. Gaudenzio si ritrova solo in un'italia ridotta ad...